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www.ildialogo.org XVII Febbraio, la festa della libertà religiosa e di coscienza,di Valdo Pasqui

Valdesi
XVII Febbraio, la festa della libertà religiosa e di coscienza

di Valdo Pasqui

Il 24 febbraio 1848, pochi giorni dopo la proclamazione dello Statuto Albertino, così chiamato dal nome di Carlo Alberto sovrano del Regno di Sardegna, la Gazzetta Ufficiale annunciava la pubblicazione delle «lettere patenti», datate 17 febbraio, con le quali “I valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici dei nostri sudditi, a frequentare le scuole dentro e fuori delle Università, ed a conseguire i gradi accademici. Nulla però è innovato quanto all’esercizio del loro culto ed alle scuole da essi dirette.” Veniva così sancita l’emancipazione dei valdesi pur rimanendo valido il limite imposto dal primo articolo dello Statuto che “la religione cattolica apostolica romana è la sola religione dello Stato. Gli altri culti sono tollerati conformemente alle leggi”.

Gli storici ci insegnano che Carlo Alberto non ebbe in realtà un ruolo particolarmente attivo, fu invece determinante l’azione del marchese Roberto d’Azeglio, ministro del Regno, fermamente convinto che i tempi fossero ormai maturi per procedere all’emancipazione dei valdesi e degli ebrei.

La notizia fu accolta con entusiasmo nelle Valli Valdesi e dopo l’assemblea-culto spontanea presso l’antico tempio dei Coppieri a Torre Pellice, in serata i monti risplendettero per i molti falò accesi come segno di gioia per la libertà ottenuta dopo secoli di persecuzioni, stragi, esili e emarginazione.

Da allora i Valdesi hanno mantenuto la tradizione di celebrare la ricorrenza del 17 febbraio, non solo alle Valli ma anche in altre parti d’Italia, con un culto speciale di ringraziamento a Dio e con l’accensione di falò.

Col tempo la celebrazione si è estesa un po’ a tutta la minoranza protestante italiana e negli ultimi anni ha assunto la connotazione di “settimana” (quest’anno dal 12 al 19) dedicata alla celebrazione della libertà religiosa e di coscienza con iniziative per solidarizzare con le minoranze che ancora ne sono prive. Infatti i valdesi fin dall’inizio interpretarono l’editto, che come ricordato non riguardava la libertà di coscienza e di culto ma anzi ne riaffermava il limiti, come una spinta ad evangelizzare e a trasformare la propria identità di «popolo chiesa», per secoli confinato nell’angusto contesto delle Valli piemontesi, aprendosi finalmente allo scenario nazionale attraverso la partecipazione alla vita di quell’Italia che sarebbe sorta di lì a pochi anni e di cui nel 2011 abbiamo celebrato il 150º dell’Unità.

È proprio sulla base di questo principio di libertà che nel 1849 la Tavola valdese, di fronte alla proposta del governo piemontese di regolare la legislazione riguardante i valdesi, scrisse in una lettera: “La Chiesa valdese… deve reggersi in maniera assolutamente indipendente, secondo i suoi principi nell’ambito del diritto comune”.

Il dispositivo dei «culti tollerati» sancito dal primo articolo dello Statuto Albertino resterà in vigore fino all’emanazione della legge sui «culti ammessi» nel 1929. Successiva ai Patti Lateranensi e al Concordato del 1927 anche proprio per questo la legge fu accolta favorevolmente in molti ambienti evangelici italiani, in particolare dai valdesi, che la interpretarono come un’apertura valutando positivamente il riconoscimento degli effetti civili dei matrimoni celebrati dai ministri di culto, il diritto dei genitori di chiedere per i figli la dispensa dal frequentare i corsi di istruzione religiosa nelle scuole pubbliche e il fatto che l’Art.5 prevedeva che “La discussione in materia religiosa è pienamente libera”. Ben presto i protestanti italiani dovettero ricredersi a causa delle restrizioni con cui la legge fu applicata sulla base delle disposizioni di Pubblica Sicurezza (Testo Unico del 1931) che limitarono pesantemente la libertà di culto e di evangelizzazione e che furono particolarmente repressive nei confronti di comunità non riconosciute come ’Esercito della Salvezza e i pentecostali.

I capisaldi della separatezza e della libertà li ritroviamo nella dichiarazione approvata in occasione delle «giornate teologiche del Ciabàs» che ebbero luogo presso l’antico tempio costruito nel 1555 il 2 e 3 settembre del 1943, dunque in piena guerra:

“la Chiesa cristiana deve reggersi da sé, in modo indipendente;

la Chiesa cristiana non deve pretendere per sé alcuna condizione di privilegio;

la Chiesa cristiana non può però rinunziare alla rivendicazione della più ampia libertà di coscienza, di culto, di opinione, di propaganda, di proselitismo per tutti;

la Chiesa cristiana deve rivendicare il principio della separazione nei rapporti tra Chiesa e Stato, come il regime nel quale, meglio che in ogni altro, essa può svolgere la sua opera con quella liberà che le proviene dalla Parola di Dio”

Questa libertà è quella cui si riferisce Paolo in Galati 5,1 «Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate di nuovo porre sotto il giogo della schiavitù» e che come scrive Vittorio Subilia in Solus Christus “trova la sua massima espressione nel rapporto con Dio, non più teso alla ricerca e alla protezione dei propri interessi materiali e spirituali, ma animato fondamentalmente dall’amore verso Dio e dall’abbandono fiducioso alla sua volontà, anche quando è opposta alla nostra volontà e incomprensibile ai nostri schemi”.

Questi principi sono stati il fondamento anche della lunga battaglia intrapresa con i primi governi della neonata Repubblica Italiana dal 1946 al 1955. Infatti la Costituzione, entrata in vigore il 1 gennaio 1948, se da un lato non faceva alcun riferimento alla legge sui culti ammessi dall’altro aveva recepito (Art.7) i Patti Lateranensi e se l’Art.8 stabilisce che “Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge” così come altri articoli (2,3,17 e 19) costituiscono un impianto solido per garantire la libertà religiosa prevedendo le intese (Art.8 comma 3) occorrerà attendere ben trent’anni, l’11 giugno 1977, prima che inizino le trattative per le intese siglate poi il 4 febbraio 1978.

I medesimi principi hanno orientato le comunità valdesi nel loro impegno civile in difesa della libertà religiosa e nella rivendicazione della libertà di coscienza in ambito bioetico e dei diritti delle minoranze e degli immigrati:

  • l’impegno a favore della stipula delle intese con altre confessioni religiose, concluso il 12 luglio 2011, l’iter per quelle con la Sacra Arcidiocesi ortodossa d'Italia e con la Chiesa apostolica in Italia, resta il rammarico per quelle ancora in attesa (dal 2000!) con l'Unione buddhista italiana (UBI) e con la Congregazione dei Testimoni di Geova

  • la battaglia a favore del testamento biologico (casi Welby e Englaro), la posizione fortemente critica sulla legge Calabrò e l’apertura da parte di molte comunità valdesi di uno sportello per le disposizioni di fine vita (comunemente dette “testamento biologico‟)

  • l’adesione della Chiesa valdese alle campagne contro ogni forma di discriminazione, da quella nei confronti degli omosessuali a quelle che riguardano le etnie sinti e rom, i rifugiati e i migranti (adesione alla campagna “Migration 2010” promossa dalla Conferenza delle Chiese Europee e alle iniziative del Servizio Rifugiati e Migranti della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia)

  • il sostegno alla campagna “L’Italia Sono Anch’io” per la riforma del diritto di cittadinanza e il riconoscimento del diritto di voto ai migranti nelle consultazioni elettorali locali

  • la condivisione con varie associazioni di iniziative per una scuola pubblica e laica

Ecco dunque che durante la “settimana” in cui cade il 17 febbraio, lo stesso giorno in cui nel 1600 fu bruciato vivo sul rogo a Campo de' Fiori a Roma il filosofo Giordano Bruno epigono della libertà di pensiero, vengono organizzati eventi ed incontri dedicati alla riflessione sulla libertà e sui diritti e che quest’anno alcune manifestazioni a Milano e Torino si ripromettono di rilanciare la proposta di legge, ferma da alcuni anni in parlamento, che prevede l'istituzione della "Giornata della libertà di pensiero, di coscienza e di religione" il 17 febbraio (Progetto di legge n.3387 presentato il 30 gennaio 2008 alla Camera dei Deputati dall’On. Valdo Spini).

Valdo Pasqui

Articolo tratto da:

FORUM 295 (16 febbraio 2012) Koinonia

http://www.koinonia-online.it

Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046



Sabato 18 Febbraio,2012 Ore: 16:17
 
 
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