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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Carcere e Ospedale Psichiatrico Giudiziario Disumanità della pena: Quali alternative?,

Psichiatria Democratica: Documenti Vico Equense 25-26/3/2011
Carcere e Ospedale Psichiatrico Giudiziario Disumanità della pena: Quali alternative?

Comunicato stampa
Sono lieto di inviarvi alcuni documenti sul convegno di Pschiatria Democratica di Vico Equense, alla quale ho aggiunto i documenti conclusivi del Forum Salute Mentale di Avesa (14 15 gennaio), visto che ha trattato gli stessi argomenti della seconda parte del nostro convegno.
25 marzo 2011 
Passioni, radicalità, un ricordo di Vieri Marzi e Antonio Slavich
Di questi lavori, riporto in allegato il mio intervento su Vieri Marzi
26 marzo 2011
PSICHIATRIA DEMOCRATICA E MAGISTRATURA DEMOCRATICA:
Carcere e Ospedale Psichiatrico Giudiziario Disumanità della pena: Quali alternative?
Per arricchire le sintesi presentate ho aggiunto in allegato un riassunto del  6° Forum di Salute Mentale (Aversa 14-15/1) sulla chiusura degli OPG e dipartimenti di salute mentale
Mi sembra una sinergia di ottimo auspicio
Cordiamente  Paolo Tranchina
Passioni, radicalità, un ricordo di Vieri Marzi e Antonio Slavich (25 MARZO)
Gli interventi sul pensiero di Vieri Mazi e Antonio Slavich sono stati ricchi e stimolanti.
Gigi Attenasio ha prentato filmati di Vieri molto belli ed emozionanti.
Sandro Ricci ha ricordato aluni aspetti fondamentali della figura di Vieri:
1)  Importanza della presa in carico e generosità dei  sui rapporti con gli altri. Discutere con lui nel gruppo di Psicoterapia Concreta era straordinario, ti dava sollievo e leggerezza, ti dava una certa felicità, era come se ti aprisse continuamente delle porte.
2) Nell'incontro col gruppo di Orzinuovi, Italo e Graziano Valent, e tutta l'èquipe, la fecondità nasce dall'attualizzazione della epochè fenomenologica, dalla messa tra parentesi della malattia mentale. A partire dalle lotte al manicomio possiamo pensare  alla ricostruzione della questione fondamentale per tutto il pensiero occidentale, cioè a come noi trattiamo l'altro, cioè al rapporto tra soggettivazione e oggettivazione. Importante in questo contesto la residualità della follia nel mondo dì oggi. Le parole ritrovate sono quelle  dei migranti, quelle del folle sono sepolte.
3) Cosa ci dice l'epochè sulla necessità di interrogare la follia? Che in certe fasi abbiamo potuto togliere le parentesi. Se si poteva portare a compimento la distruzione di tutte le istituzioni della psichiatria, si apriva un nuovo discorso sui rapporti tra senso e non senso.
4) La relazione è come un "a priori" rispetto al senso  e non senso del rapporto col folle. Cosa ha reso possibile relazioni che sembravano impossibili? 
5) Ultima questone che ci ha molto intigrato: la scoperta e riscoperta del valore del gruppo. Il gruppo è qualcosa che è in connessione con le relazioni e che provoca terapeuticità diffusa: Il gruppo come terapeuta. Oggi questo problema fa molta presa  e può dare valore positivo ai servizi che vivono momenti di frammentazione. Valorizzare le relazioni interne al gruppo in relazione al mondo esterno è molto efficace.
E' importante lavorare su qusti temi con chi per anni hanno subito un blocco comunicativo all'interno di noi e fuori di noi. E' tempo di rilanciare parole nuove su quesi problemi.
Giusy Gabriele ha sostenuto che Vieri, superato il manicomio, ha cominciato a dare qualche soluzione a quello che c'era tra le
due parentesi e che interessava la clinica.
Paolo Tranchina ha commentato cinque aforismi di Vieri: 
1) La psiche è infinita perché ogni volta che ne tracciamo i limiti l’allarghiamo
2) Il nostro corpo è l’unico luogo dell’universo dove soggetto e oggetto si sono incontrati per la prima volta
3) Viviamo come se la nostra mente fosse individuale invece siamo gruppo
4) L’inconscio istituzionale come rimosso del divenire rispetto all’imperialismo dell’essere
Piero Jozzia: A Genova c'erano Natale Calderaro, Vito Guidi, psichiatra comunista genovese.....
Antonio arriva a Genova nel 1978,  fortemente voluto dagli amministratori di sinistra, dall'assessore Lamberto Cavallin. C'era anche Giulietto Chiesa, allora capogruppo del PCI e futuro segretario, poi esiliato a Mosca come corrispondente.
Non mancarono divisioni anche nel PCI.
Secondo uno scritto di Giampaolo Guelfi c'è stata una contraddizioni tra aspettative quasi messianiche e scontri e conflitti per tutta la prima parte dell'esperienza con un establishment  non favorevole a un basagliano dal carattee spigoloso e determinato, poco incline al compromesso.Anche con molti di noi non mancarono lunghi periodi di dissenso.Il suo progetto riformatore alla fine vinse. Subito dopo la legge 180 Antonio realizzò 4 SPDC e 9 Servizi territoriali. I colleghi scelsero il territorio e lui si trovò solo.Non riuscì a collegare la costruzione dei nuovi servizi e la decostruzione dell'ospedale psichiatrico. Però resta, si batte. Crea il museo delle forme incosapevoli, fa politica come consigliere comunale. Diventa il primo direttore del primo Dipartimento di Salute Mentale. Decide che per primo va chiuso l'OP di Cogoleto. L'OP di Quarto sarà chiuso parecchi anni dopo. Dopo un anno ha uninfarto devastante,  con  intervento cardiaco massivo. Tenta di tornare a lavorare, ma non ce la faceva a risalire la scala che lo portava al posto di lavoro. Ha poi scelto di trasferirsi a vivere a Bolzano.
Carcere e Ospedale Psichiatrico Giudiziario - Disumanità della pena: Quali alternative? (26 MARZO)

Questa parte del convegno è stata ricca e articolata e ha visto la presenza di molti magistrati, avvocati, uomini di legge..
Sono intervenuti: Emilio Lupo, Il senatore Marino,  Torrese, Presidente dell'ordine degli avvocati,Cesare Bondioli, Carlo Parlenoldi, un educatore, Gaetano di Vaio, Lorenzo Toresini, Maisto, Vecchione, Magistrato di sorveglianza OPG, Cocco, Garante dei diritti dei detenuti della Regione Campania, Giuseppe Ortano, Avvocato Donaro Geruzzi, Michele Pennino, OPG di Secondigliano, Domenico Casagrande, Chiaranatoni, Claudia Picciotti, Giudice del Tibunale di Napoli, Danilo Montinaro, Maurizio Bauzzi, Psicologo della età evolutiva di Roma. Luigi Attenasio, Cervo.
Essendo impossibile sintetizzare tutti gli intervent penso che la cosa miglire sia riportare i comunicati stampa conclusivi.
PSICHIATRIA DEMOCRATICA
Comunicato stampa
Al Convegno (organizzato da Psichiatria Democratica e Magistratura Democratica) tenutosi il 26 marzo a Vico - Equense sui temi del carcere e degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, gli Psichiatri Emilio LUPO e Cesare BONDIOLI - rispettivamente Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica e Responsabile Nazionale di Carceri e OPG di Psichiatria Democratica - hanno denunciato lo stato di assoluto degrado in cui sopravvivono le persone detenute: condizioni disumane riaffiorano insieme all’assenza di progetti concreti, abusi vengono denunziati da parte degli operatori più sensibili e di alcuni operatori della politica, mentre intorno si registra un agghiacciante e colpevole silenzio e le stesse denunce - senza un programma ampio e condiviso, teso allo svuotamento delle attuali strutture - rischiano di essere funzionali al solo mantenimento dei manicomi giudiziari.
  Per Lupo e Bondioli e per tutta Psichiatria Democratica (PD), è necessario rompere ogni indugio e passare ad una fase di concretezza, attraverso un progetto/percorso che preveda quanto segue:
1)  Il Parlamento dovrà determinare - attraverso una disposizione legislativa - il tempo massimo per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, imponendo sia penalità economiche nei confronti degli Enti inadempienti, sia l’individuazione di “commissari ad acta” laddove si riscontrassero ritardi nell’attuazione dei programmi;
2)  Dovrà essere assicurato lo stanziamento di risorse certe ed adeguate alle necessità, acchè il programma (personalizzato e costruito con tutti gli interessati) possa vedere la luce senza subire ritardi: tutti gli attori devono essere messi nelle condizioni di conoscere tappe e modalità circa la nuova collocazione delle persone attualmente internate. Occorrerà individuare piccole strutture di accoglienza regionalizzate, dove ospitare l’utenza (ribadendo l’individualità dei progetti). Per i due esponenti di Psichiatria Democratica, la responsabilità del coordinamento e della supervisione da parte del Servizio pubblico - attraverso le sue articolazioni funzionali - costituirà garanzia di reale sviluppo attraverso e potrà essere supportata, avvalendosi nella gestione, anche di personale del privato sociale che sia adeguatamente qualificato;
3)  PD suggerisce di attivare costituire Uffici di dismissione ed equipes di dismissioni per ciascun OPG, quali bracci operativi e di collegamento tra il “dentro” ed il “fuori;
4)  All’autorevolezza del Presidente della Conferenza Stato - Regioni, potrebbe essere affidato il compito di monitorare lo stato del graduale e progressivo svuotamento degli O.P.G. e costituire, altresì, l’elemento di vigilanza e di garanzia “affinché nessuno resti indietro” nelle singole regioni dove insistono gli OPG, come in quelle realtà dove gli attuali ristretti dovranno trovare ospitalità.
La nuova fase della Sanità regionale deve diventare, sempre secondo Psichiatria Democratica, l’occasione feconda per delineare nuove strategie e nuovi programmi di inclusione sociale, di tutela collettiva nel pieno rispetto del DPCM e dei dettami costituzionali.
 
PSICHIATRIA DEMOCRATICA E MAGISTRATURA DEMOCRATICA
COMUNICATO STAMPA
Si è tenuto a Vico Equense-Napoli il 26 marzo scorso, il Seminario congiunto di Magistratura Democratica e Psichiatria Democratica sul tema “Carcere e OPG – Disumanità della pena: quali alternative?” con una  partecipazione qualificata e numerosa di magistrati, psichiatri, psicologi, avvocati ed operatori sociali, che hanno animato un serrato dibattito durante l’intero arco della mattinata.
Le relazioni introduttive di Emilio Lupo e Cesare Bondioli per Psichiatria Democratica( PD) e di Carlo Renoldi per Magistratura Democratica (MD), hanno fatto il punto sulla situazione di carcere e OPG che risulta ben più allarmante di quanto emerso anche recentemente sui media: sovraffollamento, condizioni igienico-sanitarie inaccettabili per un Paese civile, negazione dei diritti elementari delle persone recluse.
L'ipertrofia della dimensione carceraria è il risultato delle politiche securitarie perseguite dall'attuale Governo e del costante attacco al “welfare penale” attraverso la riduzione della possibilità di ricorso a misure alternative alla detenzione, la creazione di reati “artificiali” come quelli in materia di immigrazione, l’introduzione di un regime di draconiano rigore per i recidivi, la previsione di pene più severe per i reati in materia di droga: misure che pesantemente hanno contribuito al sovraffollamento carcerario, colpendo le fasce più deboli come gli stranieri e i tossicodipendenti ed in generale l’area della marginalità sociale. A questa situazione si può porre rimedio solo riducendo l'area della penalità, rifiutando la logica simbolica dello strumento penale, favorendo le misure alternative e la flessibilità della pena.
Sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, MD e PD concordano sulla necessità di rilanciare l'applicazione del Decreto del Consiglio dei Ministri del 1.4.2008 che prevede “il graduale superamento degli attuali stabilimenti, attraverso articolati interventi a tutti i livelli: sulle Regioni perchè recepiscano il DPCM e le Linee Guida e deliberino gli strumenti attuativi; sulla commissione Parlamentare (Commissione Marino) perchè dia seguito alle sue denunce sulla invivibilità riscontrata in quasi tutti gli OPG; sui Dipartimenti di Salute Mentale perchè si facciano carico dei loro pazienti internati e provvedano alla dimissione di quelli immediatamente dimissibili (indicati dalla Commissione in oltre 300 persone); sulla conferenza Stato-Regioni perchè fissi un termine tassativo per la chiusura degli OPG prevedendo sanzioni per gli inadempienti; sui Ministeri e ancora sulle Regioni perchè assicurino risorse, non solo finanziarie, per supportare il processo di chiusura.
Magistratura Democratica e Psichiatria Democratica intendono  mantenere attiva la Commissione di studio permanente su Carcere e OPG, per seguire costantemente e implementare - con proposte concrete - il processo di chiusura degli OPG ed il miglioramento della situazione carceraria.
 Il Segretario Nazionale di PD Il Segretario Nazionale di MD   
 Dott. Emilio Lupo Dott. Piergiorgio Morosini 
 Marzo 2011

 

 
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VIERI MARZI: CINQUE  AFORISMI COMMENTATI (bozza)
Paolo Tranchina
Riporto a discuto alcuni aforismi di Vieri Marzi, il noto esponente di Psichiatria Democratica e Psicoterapia Concreta scomparso nel 2001.
1) La psiche è infinita perché ogni volta che ne tracciamo i limiti l’allarghiamo
2) Il nostro corpo è l’unico luogo dell’universo dove soggetto e oggetto si sono incontrati per la prima volta
3) Viviamo come se la nostra mente fosse individuale invece siamo gruppo
4) L’inconscio istituzionale come rimosso del divenire rispetto all’imperialismo dell’essere
5) Se non sei disposto a cambiare il mondo con lo psicotico non puoi curarlo
Tutti questi aforismi hanno un potente comun denominatore: la relazione.
E’ la relazione che sta alla base di tutto, è il rapporto, il rapporto con l’altro, gli altri.
A partire dal rapporto si raggiunge tutto. Tutto nel rapporto si collega:
il limite tra finito e infinito
l’incontro tra soggetto e oggetto
il collegamento tra individuo e gruppo (come terapeuta)
la dialettica tra essere e divenire
la contemporaneità, la compresenza tra cambiamento individuale e cambiamento collettivo, ma anche tra rivoluzione e terapia.
Questo per mostrare la profonda unitarietà del pensiero di Vieri dalla struttura della mente alla scissione che fonda la coscienza, al nostro essere animali sociali, gruppo nell’identità e quindi in terapia; ma anche divisi, dislocati tra essere e divenire, uniti nel bene e nel male, nella  normalità e nella malattia, nella vita e nella cura, uniti, si diceva, ai destini del mondo.
1) La psiche è infinita perché ogni volta che ne tracciamo i limiti l’allarghiamo
Da subito nella nostra psiche irrompe il rapporto tra infinito e limite, limite dell’io e limite del mondo, ma anche limite della malattia e accesso all’infinito per metterla in questione, contrastarla aprendo impensabili sconfinate brecce di speranza, inesplorate prospettive concrete e simboliche, di cambiamento. Non abbiamo reso possibile l’impossibile?
Ma anche la messa tra parentesi della malattia mentale è un limite, un limite tracciato per accedere al suo contrario: l’incontro, dal chiuso dell’istituzionalizzazione, all’imprevedibile allargamento di orizzonti, potenzialità essenze, nuovi statuti di realtà.
La chiusura dei manicomi ha modificato irreversibilmente l’immaginario collettivo, restituito la follia alle strade di tutti, nel bene e nel male, nell’incontro-scontro tra presa in carico e abbandono, che sul versante della terapia.postivamente significa tragitti di dipendenza e autonomia.
Ma attenzione, irreversibilmente non vuol dire che non possano più tornare i manicomi, i lagher. Vuol dire semplicemente che abbiamo dimostrato concretamente, e in tutta una nazione, che se ne può fare a meno.
Personalmente mi sembra che oggi stanno dilagando lager mentali diffusi, né peggio, né meglio dei manicomi, ma, diversi, terribili, per i limiti di istituzionalizzazione in cui restringono le menti, di tutti questa volta, abituandole alla frequentazione sfrontata della menzogna, alla narcosi del pensiero critico, al degrado di parole-immagini, discorsi-spettacoli spazzatura.
Difficile di questi tempi intravedere l’allargamento oltre i limiti. Forse può aiutarci uno sguardo di lunga durata. 
2) Il nostro corpo è l’unico luogo dell’universo dove soggetto e oggetto si sono incontrati per la prima volta
La scissione originaria soggetto-oggetto, che ha fatto esplodere dentro di noi la coscienza, separandoci dal mondo, dal panteismo cosmico in cui vivevamo, ci ha consegnati anche alla follia. La follia, allora, è la sorella nera delle luce, della ragione, retaggio insopprimibile di ogni sistema di conoscenze, visione del mando elaborato, sembra,  fino ad oggi. Siamo sempre in attesa di modalità psicologiche, filosofiche, istituzionali che per valorizzare il soggetto, non umilino, uccidano l’oggetto. Sembra difficile addirittura tracciarle con l’immaginazione.
Il massimo di soggettivazione (io che penso) sembra infatti coincidere col massimo di oggettivazione (io che pensadomi mi oggettifico come corpo pensato).
Il massimo di unità, la coscienza, sembra pertanto coincidere col massimo di scissione (io che penso mi oggettifico, separo, in io che sono pensato).
Forse possiamo aggirare l’ostacolo, superare il limite di pensabilità che con la follia investe la convivenza soggetto-oggetto, aggirandolo, riflettendo non sul risultato finale, ma sulle condizioni  necessarie per rendere possibile questo rovesciamento politico ed epistemologico epocale.
Su questo tema Vieri ha incardinato la sua teoria delle psicosi, come rifiuto della scissione soggetto-oggetto, mente-corpo, per cui il corpo si investe di una soggettività che sembra non possiede più (il prezzo pagato alla coscienza) e che noi, con i nostri poveri mezzi, chiamiamo delirante.
Sembra essere stato l’incontro con la morte dell’altro a innescare il processo separazione-identità del rapporto soggetto-oggetto. La morte dell’altro, attraverso l’ identificazione con lui, mi rende consapevole della mia morte, per cui io soggetto pensante, mi colgo come possibile oggetto assente.
Questo apre dialettiche impensabili tra filogenesi e ontogenesi su cui sarà bene riflettere. (psconeurobiologia?).
3) Viviamo come se la nostra mente fosse individuale invece siamo gruppo
Se la follia è una incongruenza tra capacità di sintesi dell’io individuale rispetto agli infiniti fasci di identità che lo compongono, solo infiniti fasci di identità che si incontrano-scontrano (più o meno dialetticamente) possono aiutarla. Stiamo parlando del lavoro di equipe, del gruppo come terapeuta.
Se nel gruppo ogni individualità, con tutti suoi aspetti specifici, positivi e negativi, opera sentendosi parte di una pluralità che la trascende, pur includendola e rappresentandola, allora le parti scisse, frammentate, e proiettate sui diversi operatori, possono ricomporsi anche nel paziente. Se invece prevalgono, come spesso accade,  pesanti aspetti collusivi, presunzioni di verità, il gruppo è devastato dalla sapiente regia della follia, sempre tinta di onnipotenza, che fa giocare a ognuno la piccola parte di proiezione con cui lo investe. Il potente burattinaio della follia non può che fare il suo gioco, investendo tutti i burattini. Spetta all’equipe accettarlo e decodificarlo collettivamente, trasformando, elaborando la collusione e i fasci di transfert individuali e collettivi, costruttivi e distruttivi che attraversano i rapporti coi pazienti. La rigorosa verifica dei casi è l’indispensabile strumento di questi processi e quindi sta alla base dei processi di cura e riabilitazione .  
4) L’inconscio istituzionale come rimosso del divenire rispetto all’imperialismo dell’essere
I processi terapeutici descritti si basano sull’analisi istituzionale della quale l’inconscio istituzionale è modello teorico descrittivo, ermeneutico (interpretativo) e operativo. Solo la sua complessità, rispetto alla povertà di tutti i modelli tradizionali permette di capire cosa succede nei servizi pubblici territoriali, che si basano sulla totalità della presa in carico, non sulla limitatezza di qualsiasi tecnica.
L’inconscio istituzionale è il limite concreto e simbolico della soggettività. E’ la sua impossibilità a superare i limiti che la storia ha tracciato per lei. E’ pertanto il limite di pensabilità oltre il quale il soggetto non può andare, di fronte al quale persino la sua immaginazione è costretta a fermarsi.. Si arena così sulla storia l’unico strumento capace di pensare la realtà diversa, e trasformarla.
Ma l’essere non è tutto. Tra essere e divenire si iscrive il potere creativo del cambimento, di cambiare il mondo, di non accettare la datità, l’impotenza, la rassegnazione che gela la speranza, pietrifica l’azione.
L’inconscio istituzionale traccia i nostri limiti storici ma nello steso tempo è il serbatoio di ogni trasformazione, cambiamento, proprio perché ogni volta che si traccia un limite se ne designa il superamento, la possibile alterità, la diversità, l’impossibile utopia che si nascondono dietro a ogni muro concreto, simbolico, ideologico, dietro ogni limite.
Il passaggio dall’impotenza all’utopia segue percorsi difficili da tracciare che sarebbe però molto utile indagare. Forse scopriremmo strani, imprevedibili incontri tra realtà e fantasia, adattamento assoluto e disadattamento, probabili invasioni, sconfinamenti simbolici carichi di energia, opposti inconciliabili e inquietanti contiguità.
L’inconscio istituzionale è la forma storica di ogni istituzionalizzazione, la possibilità simbolica e concreta del suo superamento.
5) Se non sei disposto a cambiare il mondo con lo psicotico non puoi curarlo
Riecheggia in questa straordinaria icona della terapia una celebre frase di Frieda Fromm Reichmann, una delle più grandi, forse la può grande psicoterapeuta delle psicosi che la psicanalisi
abbia generato. “Forse facciamo così fatica ad aiutare i nostri pazienti più gravi, perché, consciamente o inconsciamente, stiamo più dalla parte della società che li ha fatti ammalare che non dalla loro”.
In particolare si sta investendo il rapporto individuo e società, ma anche folla e società e quindi anche cura e società. Non abbiamo sempre sostenuto che la libertà è terapeutica?
Sul curare, dopo aver lavorato 10 anni ad “Afrodite, storia e psicologia di un mito”, che ha appena visto la luce per i tipi di Magi Edizioni, a Roma, stimo riflettendo con Maria Pia Teodori su un altro versante mitico, impegnativo: “Chirone e Prometeo, miti e misteri della cura”.
Nei loro rapporti si giocano tutte le contraddizioni della medicina e oltre.
Chirone è l’uomo-cavallo, archetipo di ogni curatore, medicine man. terapeuta.
Prometeo è un demiurgo, un dirottatore di civiltà e dei rapporti tra uomi e dei col furto del fuoco a Zeus e delle tecniche ad Atena.
Chirone è il migliore dei medici, tecnico di ogni sapere chimico legato alla natura, alle erbe e maestro di ogni astrazione, armonia della sua lira, della musica che studi recenti hanno scoperto essere altrettanto indispensabile  della dimensione alimentare ed erotica.
Grande medico, allora, ma che non ha mai messo in questione il suo ruolo.
Quando la freccia di Eracle intinta nel fiele dell’Idra di Lerna lo colpisce al ginocchio, lui il maestro del dio della medicina, si ritira lamentandosi nel fondo della sua grotta senza poter né guarire, né morire. Poderosa ineguagliabile potenza del logos tragico greco in tutta la sua maestosa ineluttabilità. Chiede allora al padre Zeus di togliergli l’immortalità decaduta da preziosissima dote a insopportabile sofferenza senza fine. Zeus accetta e pone questo suo straordinario figlio in cielo come costellazione del sagittario.
E’ strano che i fautori dell’eutanasia non abbiano ancora valorizzato questo mito.  
Il dono dell’eternità, però, non poteva essere abbandonato a proprio arbitrio, c voleva qualcun che ne raccogliesse la sfida e il peso.
Fu per questo che Zeus liberò il titano Prometeo dalle rocce del Caucaso dove, incatenato, aveva sopportato tutte le tempeste, calure, l’impalatura attraverso tutto il corpo di una immane colonna, e il becco di un’aquila che, ogni giorno, gli rodeva il fegato. che ogni notte ricresceva. Era stata la terribile punizione per aver rubato il fuoco e avercelo portato per salvarci dall’oscurità a cui Zeus ci aveva condannato.
Ma perché lo aveva fatto per noi, poveri mortali?
Marina Valcarenghi sostiene che lo ha fatto perché ci amava..
Allora curare significa oscillare tra l’applicazione sapiente di tutti i rimedi e un amore trasgressivo, tra l’utilizzo attento di ogni tecnica e il cambiamento del mondo.
Il processo però - dettaglio fondamentale – non può che realizzarsi senza il più completo, profondo cofronto col femminile. Qui con Pandora, che gettata nel mondo da Zeus, come danno ineguagliabile, travestito di bene, per vendicarsi del furto del fuoco, insieme alla contraddizione ci ha reso capaci di amore, gioia e di perdizione, di travolgenti vissuti erotici e della capacità di riproduzione.
Prima, gli uomini, conoscendo la data della loro morte, erano affetti da una specie di impotenza esistenziale e vivevano come nel grigiore di un limbo. Per attivare i processi di cambiamento, Prometeo ha dovuto cancellare la conoscenza della data della fine della nostra vita..
Stranamente, Pandora redime la negatività assoluta del femminile, proiettata sull’Idra dall’ethos greco, incapace di confrontarsi con i suoi strati più profondi profondi. Su un altro versante, i simboli del cane e dell serpente, fusi simbioticamente nel corpo mostruoso della cagna assassina di Lerna, si separano nel cane e nel serpente che i sacerdoti utilizzano nei templi di Asclepio per favorire, nel periodo di incubazione, i sogni dei pazienti, attraverso cui si esprime la voce del Dio e quindi la possibilità stessa di guarigione.
In conclusione, per curare è indispensabile identificarsi col paziente, col suo sentirsi, essere, vittima di un mondo avverso, ma anche lottare con lui per cambiarlo, questo mondo, perché non ci siano più vittime,mostri, perché non ci siano più esclusi.
 
6° FORUM SALUTE MENTALE
Strategie e pratiche per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari: il ruolo dei dipartimenti di salute mentale
14-15 gennaio 2011 castello Aragonese Aversa,
EMILIO LUPO
  Resoconto intervento OPG Aversa
Durante il suo intervento il Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica, ha rilanciato con forza la necessità che “l’incompiuta” dopo l’approvazione della 180, ovvero il superamento netto degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari si concretizzi –finalmente – dopo la stagione dei progetti, dei rinvii e delle analisi sine die.
Per Lupo, non è più tempo di riflessioni sul tema perché lo sguardo dentro gli OPG è uno sguardo lungo che può consentire una progettualità /operatività che, se costruita con tutte le forze realmente indipendenti ( e nonostante i tempi assai bui queste realtà esistono e sono attive, ma devono raccordarsi sempre meglio), sarà in grado di fornire risposte individualizzate ed adeguate che rispondono agli effettivi bisogni di tutti.
Per Psichiatria Democratica (P.D.) ora occorre passare ad una fase di concretezza dove il Presidente della Conferenza Stato - Regioni - cui Lupo invita a rivolgersi - possa essere il punto di snodo dell’intervento di progressivo svuotamento degli O.P.G. e l’elemento di vigilanza e di garanzia “affinché nessuno resti indietro”. Di vigilanza, perché occorre spingere il Governo e le forze politiche a fissare - attraverso una disposizione legislativa - un tempo massimo per la chiusura e, contestualmente, individuare risorse certe, sicure e durature acchè il programma possa vedere la luce senza subire ritardi e, di garanzia, in quanto tutti gli attori devono essere messi nelle condizioni di conoscere tappe e modalità di nuova collocazione delle persone attualmente internate.
Il progetto di responsabilità collettiva, secondo P.D., deve perciò essere costantemente accompagnato da un sentire comune, sottraendosi, con coraggio all’attivazione di periodiche commissioni che, di volta in volta, vengono promosse per indagare i diversi aspetti del delicatissimo mondo degli OO.PP.GG. ma che per P.D. sono solo lo strumento per mantenere lo stato attuale delle cose.
La nuova fase della Sanità regionale deve diventare, secondo Lupo, l’occasione per delineare nuove strategie e nuovi programmi di inclusione sociale, di tutela collettiva nel pieno rispetto dei dettami costituzionali.
L’ESPERIENZA DEL CARCERE
Dott. Giuseppe Ortano, direttore UOSM 23
Dott. Michele Aiossa, dirigente UOSM 17-18
“ Distruggere il manicomio è l’essenza della questione psichiatrica…..per affrontare la sofferenza umana noi dovevamo necessariamente superare l’istituzione che la conteneva “ F.Basaglia
La nostra relazione  costituisce il resoconto di due anni di attività nell’istituzione carceraria, presso la Casa Circondariale di S. Maria C.V., esperienza che si è andata costituendo all’indomani della emanazione del DPCM 01/04/2008, che ha trasferito le competenze sanitarie dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale, e che è coincisa con una brutta vicenda giudiziaria che ha coinvolto alcuni medici penitenziari, accusati di connivenza con la malavita organizzata. Si caratterizza allora come un momento di riflessione su questo “travagliato” passaggio ed intende offrire nell’ottica della deistituzionalizzazione, un contributo di valutazione e di analisi della condizione carceraria, sebbene vista da uno specifico osservatorio, dal punto di vista rappresentato dal “caso particolare” delle problematiche di salute mentale in una singola istituzione carceraria. ………………
…….Prima di procedere ad una analisi sistematica dei dati raccolti, appare opportuno ricordare che la presenza dello psichiatra nel carcere è regolamentata dall’art. 11 della Legge 26 luglio 1975 n. 354, sull’ordinamento penitenziario, che testualmente così recita: ” Ogni istituto penitenziario é dotato di servizio medico e di servizio farmaceutico rispondenti alle esigenze profilattiche e di cura della salute dei detenuti e degli internati; dispone, inoltre, dell'opera di almeno uno specialista in psichiatria………….. Nel caso di sospetto di malattia psichica sono adottati senza indugio i provvedimenti del caso col rispetto delle norme concernenti l'assistenza psichiatrica e la sanità mentale……” ………….
………………Dunque la presenza dello psichiatra è motivata dalla necessità di rispondere ai bisogni di salute mentale dei detenuti nel pieno rispetto dei diritti individuali; peccato che quel “senza indugio” con cui ci si deve muovere in caso di sospetta malattia psichica possa prestarsi ad interpretazioni di carattere difensivo, tendenti più al controllo delle possibili conseguenze che ai veri bisogni delle persone recluse.  Poco importa il reale stato di salute dei detenuti. Poco importa capire che dietro i sintomi c’è una persona con la propria storia di vita, con le proprie aspettative, con i propri fallimenti e con i propri drammi.
Non vi è alcun dubbio che l’esperienza carceraria rappresenti un evento traumatico i cui effetti influiscono negativamente sulla salute delle persone ristrette: l’esclusione sociale e lo stress sono a pieno titolo identificati come ‘determinanti sociali della salute’.
All’ingresso in carcere scompaiono le differenze individuali, le persone diventano detenuti, quindi tutti uguali. Il carcere ha una sua logica che non chiede di essere messa in discussione, va solo accettata, assimilata e dunque l’invito implicito è che per poter “sopravvivere” è indispensabile  adattarsi.
E’ la ‘carriera istituzionale’, così come descritta da E. Goffman, e che in ambito criminologico  viene indicata come ‘Sindrome da prisonizzazione’, intesa come conseguenza dell’esperienza carceraria sull’individuo che è costretto ad adattarsi al mondo informale penitenziario, tramite l’assuefazione allo stile di vita, ai modi, ai costumi e alla cultura generale propri dell’istituzione carcere.
Il carcere di S. Maria CV ha una capienza di circa 450 posti, ma normalmente ne ospita il doppio, con un turn over rapido, essendo una casa circondariale dove quindi arrivano anche persone appena arrestate o perché devono essere giudicate presso il locale tribunale. Dunque appare difficile dare delle stime epidemiologiche certe, tuttavia possiamo affermare che i dati in nostro possesso confermano quanto da tempo viene affermato che almeno un 14-16 % della popolazione carceraria ha problemi di salute mentale.
……….Spesso la richiesta di consulenza da parte dei detenuti stessi maschera, sottende la necessità di avere uno spazio di riflessione ed elaborazione dei propri vissuti che non sempre riesce a trovare ascolto nell’area psicologico - educativa, vista l ‘ esiguità del personale in servizio: fino a qualche mese fa solo 1 educatore per oltre 900 detenuti e 2 psicologi che erano impegnati soprattutto nella valutazione dei nuovi giunti. Solo da pochi mesi sono stati immessi in servizio altri educatori. Ma il problema resta anche perché questa area è rimasta di competenza penitenziaria.
………Dalla lettura dei dati raccolti le diagnosi afferenti all’area psicotica, riguardano solo 25 pazienti detenuti, pari al 12% del totale.
Ma è il sospetto della malattia mentale, “imprevedibile e pericolosa”, a tenere la scena, a determinare le richieste di consulenza psichiatrica. Di routine viene richiesta consulenza psichiatrica  in caso di sciopero della fame e di gesti autolesivi, dietro i quali si è praticamente certi dell’esistenza di disturbi psichiatrici.
Dunque l’opinione diffusa, il pregiudizio imperante è che il gesto autolesivo o il tentato suicidio sia sempre espressione di una devianza psichica: si da per scontato che una persona normale non può mai pensare di darsi morte, come se solo nella storia personale di malattia e non anche nell’ambiente, nella situazione in cui la persona si trova si possa ritrovare il motivo del gesto. In alternativa i gesti autolesivi vengono trattati come una illegittima forma di protesta, o peggio di una simulazione teatrale che comunque finisce per essere controproducente per chi lo mette in scena. E purtroppo la risposta che viene data alle problematiche di salute mentale in carcere è del tutto simile a quella data ad atti di non aderenza alla disciplina carceraria: dunque i pazienti psichiatrici sono equiparati ai ribelli. 
In tutti i casi che appaiono essere “pericolosi per sé o per gli altri” vi è il ricorso al regime di isolamento, che se in prima battuta in genere è disposto dal medico di guardia, la sua cessazione o riproposizione sono però demandate allo psichiatra, che dunque si trova ad assolvere ad una “funzione normativa” regolamentata dall’Amministrazione Penitenziaria che scandisce la vita istituzionale : dunque lo psichiatra rischia di diventare di fatto  “cinghia di trasmissione”, inconsapevole artefice del controllo sociale nella macchina penitenziaria.
Con un atteggiamento proattivo, si è riusciti a non inviare alcun detenuto all’osservazione psichiatrica presso il Carcere di Secondigliano, nè mai a proporre per alcun detenuto l'internamenti in O.P.G. o in Casa di Cura e Custodia. E’ stato un lavoro duro, dovendo contrastare le modalità di allontanamento del  “problema” che negli anni passati costituivano prassi abituali e che è ancora l’orizzonte in cui l’organizzazione penitenziaria e, purtroppo, anche quella sanitaria residuata dal precedente rapporto con il carcere si muove. Siamo visti come persone che ideologicamente orientate si oppongono all’OPG, mentre i nostri pazienti sono solo un fastidio per l’istituzione che va allontanato e neutralizzato. Abbiamo resistito alla richiesta di creare uno spazio dedicato perché nella nostra visione avrebbe costituito un nuovo ghetto nel ghetto, creando nuove possibilità di esclusione. ………..
Resoconto convegno Aversa
La folla delle grandi occasioni (quanto mai qualificata: operatori della servizi sanitari, cooperatori sociali, volontari, giuristi, ...) ha riempito le stanze del Castello Aragonese di Aversa il 14 e 15 gennaio scorsi. Purtroppo non tutti c'erano (da parte di un giurista è stata sottolineata l'assenza di movimenti "paralleli" altrettanto necessari di quello degli operatori sociali e sanitari, come Magistratura Democratica e l'Unione delle Camere Penali), ma diciamo... quasi.
Il VI FSM Sulle strategie e pratiche per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari: il ruolo dei dipartimenti di salute mentale si è tenuto in questo luogo simbolico - sede di formazione degli operatori della Polizia Penitenziaria ed ex Manicomio Criminale - per dedicare la riflessione e la progettualità a quel grumo problematico (e di vite recluse) che sono gli ultimi 6 manicomi pubblici rimasti in Italia: gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG).
Il dibattito ed i documenti li potrete leggere sul sito del Forum:
http://www.news-forumsalutementale.it/, cui senz'altro vi rinvio.
All'interno del FSM c'è anche stato un momento specifico (affollato pure esso) di riflessione delle realtà del settore dell'autogestione sociale, per gran parte dedicato al suo settore imprenditoriale, cioè la cooperazione sociale: le riflessioni finali sono state indicate in:
http://www.news-forumsalutementale.it/porte-aperte-alla-follia-traccia-per-un-documento-partigiano/
La questione del superamento, attualissimo, degli OPG è stata sintetizzata nella ritornante osservazione che i servizi pubblici possono già oggi realizzare quella rete di servizi preventivi ed alternativi alla pena (vedi Legge Gozzini) che possono pragmaticamente ed inesorabilmente "chiudere i rubinetti" delle immissioni in queste strutture che, recentemente, la Commissione Marino ha nuovamente certificato essere, più che non terapeutiche, orribili ed intollerabili.
Innovativa ed emozionante la partecipazione di numerosi utenti dei servizi e di ex ospiti degli OPG: alcuni dei loro interventi sono stati senz'altro tra i momenti più lucidi ed interessanti del convegno. Ed è già un risultato della grande riforma del 1978 sentire la viva voce delle "vittime" del sistema psichiatrico narrarne le sue contraddizioni.
Purtroppo l'improvvisa e contemporanea occupazione del Municipio di Napoli ci ha sottratto la partecipazione dei compagni napoletani, in primo luogo Sergio D'Angelo, che ha passato due nottate a Palazzo San Giacomo e quindi non ha potuto partecipare con il ruolo previsto, di primo piano, al FSM. In ogni caso, l'introduzione alla seconda giornata dei lavori, da parte del cooperatore sociale casertano Simmaco Perillo è stata di veramente notevole impatto teorico e comunicativo.

Gian Luigi Bettoli


Luned́ 18 Aprile,2011 Ore: 15:39
 
 
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