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Segnalazione libraria
Mondo Recluso

Un libro di Davide Pelanda, Effatą Editrice. Recensione e prefazione


« “Le nostre carceri per la metà sono fuorilegge” . È triste e a dir poco vergognoso constatare che questa tremenda affermazione arrivi dal Ministro della Giustizia italiano Angelino Alfano in carica quando scriviamo. Perché allora ci dovrebbero spiegare come si è arrivati a questo punto.
Come cioè si è arrivati all’insostenibile condizione delle carceri, oggi veramente ridotte a “discariche umane”, vale a dire “per lo più luoghi senza speranza”. Comincia così il libro “Mondo Recluso – Vivere in carcere in Italia oggi” (Effatà editrice 2010 Cantalupa (To) p. 208 13,50 Euro sito www.effata.it) che il nostro collaboratore Davide Pelanda ha voluto scrivere sulla realtà carceraria del nostro Paese. Un libro di forte critica al sistema carcerario che fa acqua da tutte le parti con l’impegno dell’autore a sentire tutte le parti in causa, direttori di case circondariali, volontari e detenuti che tutti i giorni vivono concretamente quella realtà. Un libro che nasce, come dice ancora l’autore stesso nell’introduzione al volume, «dopo la drammatica estate 2009 vissuta dai detenuti che si sono visti aggiungere la famosa terza branda in celle progettate per una persona… e dopo le drammatiche notizie dell’aumento esponenziale dei suicidi nelle carceri italiane, nonché delle morti cosiddette “misteriose” avvenute dopo essere “caduti dalle scale”. Eufemisticamente parlando». Già, perché l’opera contiene anche un resoconto dettagliati sia delle strane “morti”, sia dei cosiddetti “suicidi” avvenuti in carcere: si parte dal caso di Stefano Cucchi che, non per colpa sua, ha lasciato il carcere dentro una bara, via via passando per Ciro Ruffo, Nadia Blefari, Manuel Eliantonio e tanti ancora, sino ad arrivare agli aggiornamenti dei primi giorni del 2010 con ben 7 detenuti che hanno deciso di togliersi la vita. Un triste elenco che certamente tenderà ad allungarsi.
Nel libro troviamo poi la ricostruzione puntuale che ha portato alla chiusura del carcere di Pianosa, in Sardegna, con anche la cruda testimonianza del detenuto di Pianosa cui si riferisce nella Sentenza Europea del 6 aprile 2000 scorso.
Altro capitolo riguarda il difficile lavoro degli agenti di polizia penitenziaria, sotto organico da una vita, che non ce la fanno più a fare bene il loro lavoro: sono quindi stati costretti a manifestare contro il Governo per la loro insostenibile situazione lavorativa; si parla però anche della possibilità di riscatto lavorativo dei carcerati facendo, ad esempio, una sorta di mappatura italiana delle carceri dove ci sono progetti per imparare un mestiere, un lavoro che, un domani usciti e scontata la pena, servirà ai detenuti per il reinserimento ed il proprio positivo riscatto nella società.
L’autore poi, analizzando l’enorme materiale a disposizione per scrivere questo saggio, si domanda se è ancora valida la struttura carceraria per ciò che riguarda la rieducazione del detenuto, struttura che teoricamente «servirebbe – sono le parole di Pelanda - per poter pensare e riflettere sul male che si è fatto, per trovare una sorta di strada per redimersi. La struttura carceraria dovrebbe anche, in qualche modo, accompagnare a rieducare e riabilitare il delinquente. Almeno queste erano alcune delle funzioni del carcere e della pena nelle intenzioni di chi le ha ideate. Buoni e lodevoli propositi che sempre hanno guidato le scelte dei nostri legislatori. Un “libro dei sogni”? Oggi così sembrerebbe» e l’amara risposta che l’autore del libro si dà da solo.
E la prefatrice del libro, Lidia Maggi, pastora della chiesa battista di Varese che come responsabile del dipartimento dei diritti umani delle chiese battiste, si è occupata di temi legati alla giustizia e di pastorale alle persone recluse e alle loro famiglie, scrive: «Le nostre prigioni sono la fotografia di una giustizia punitiva, luoghi dove è quasi impossibile il recupero della persona. Disinteressarsi a quanto avviene all’interno delle carceri significa gettare la spugna sulle fondamenta della nostra giustizia. È anche per questo che vi invitiamo a percorrere le diverse tappe di questo viaggio nelle carceri italiane: per dare a chi legge la possibilità di vedere e capire qualcosa di più sulla posta in gioco nella questione carceraria».
Da segnalare, infine, l’interessante disquisizione sulla giustizia curata da Vilma Demitri, pedagogista, che ripercorre lo sviluppo storico-filosofico-culturale della nostra civiltà occidentale riguardo ai diritti individuali.

Indice e Prefazione di Lidia Maggi



Domenica 14 Marzo,2010 Ore: 15:41
 
 
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