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www.ildialogo.org ARTE E SOCIETÀ,di Franco Casati

ARTE E SOCIETÀ

di Franco Casati

Da pochi giorni ho avuto l’occasione di presentare una mostra di pittura presso un noto gallerista d’arte di Verona. L’artista era un figurativo contemporaneo, con un significativo curriculum alle spalle. Le opere esposte mi hanno dato l’opportunità di fare alcune riflessioni su tematiche artistiche legate alla realtà sociale e politica che vado elaborando da tempo. In primo luogo viene spontaneo constatare come la pittura non punti più sulla realizzazione della bellezza, finalità che ha caratterizzato tutta l’arte del passato, attraverso il ritratto, il paesaggio e la natura morta. Oggi l’arte mira a rappresentare le problematiche dell’uomo, in rapporto al suo essere nel mondo, alla società, alla dimensione del tempo. Oppure si fa arte concettuale, aperta a tutte le opzioni. Nelle tele esposte in questa mostra le figure umane raffigurate non hanno volto, e appaiono isolate, non raccontano nessuna storia. Sono come larve o fantasmi che escono da una dimensione indefinita, che si materializzano solo attraverso il segno e il colore (bianchi e grigi evanescenti o neri e rossi accesi). La natura nei paesaggi non attrae ma quasi sempre respinge lo sguardo, sembra uno scenario onirico da incubo.
Mi è venuto da pensare, per contrasto, alla bellezza del ritratto di Baldassar Castiglione (il celebre autore del ‘Cortegiano’), opera di Raffaello, col suo splendido collo di pelliccia, la raffinata eleganza, l’espressione nobilmente superba: una rappresentazione ‘alta’ della società e della civiltà alla quale apparteneva con orgoglio questo cavaliere.
Non sto qui a richiamare il percorso artistico del nostro pittore. Dico solo che dopo i ritratti di Edward Munch, di Francis Bacon o di Lucian Freud, a essere conseguenti, non si può che realizzare in questo modo la figura umana. Mi viene da pensare anche, per analogia, al teatro dell’assurdo di Jonesco e di Beckett, dove a dialogare fra loro sono dei tronconi umani.
A questo punto è opportuno riflettere sul fatto che due guerre mondiali, tradottesi in una enorme carneficina, l’Olocausto, che ha cancellato la dignità umana, le pulizie etniche, le dittature totalitarie hanno sconvolto la dimensione umana, abbruttendola fino all’inverosimile. Ed è, purtroppo, uno scenario ancora aperto in tante parti del mondo. e ci attanaglia lo spettro di una catastrofe nucleare, in parte già sperimentata. E tutto questo ha lasciato tracce profonde sull’animo umano.
Ma chiudiamo gli occhi su queste atrocità e limitiamoci a guardare la società in cui viviamo, quella di massa. Oggi parliamo di massificazione della società. La produzione economica la fa da padrona bruciando a un ritmo insostenibile risorse ed energie della terra. L’inquinamento che ne deriva provoca disastri ambientali. L’essere umano è ridotto al ruolo di consumatore, è un burattino nelle mani delle multinazionali e della speculazione finanziaria. La filosofia ha delegato il pensiero alla ‘tecnica’, con ciò significando che qualsiasi scenario futuro sarà possibile, senza se e senza ma. Il dialogo fra le persone, condizionato dagli strumenti di comunicazione di massa, si è ridotto a frasi e a parole balbuzienti, e all’uso di simboli poveri o privi di contenuto, come la faccina gialla che ride o che appare triste, con ciò impoverendo nella sostanza i rapporti umani e aumentando l’alienazione e la solitudine. Non ultimo il grave fenomeno della diffusione della droga.
A questo punto della mia riflessione non posso certo dare torto al pittore che rappresenta gli esseri umani senza volto e senza storia, come se non fossero più delle persone. Giunti a questo grado di apparente non ritorno dobbiamo arrenderci e rinunciare al futuro?
Fin dove e fino a quando sarà possibile sosteniamo, invece, la condivisione e il dialogo, difendiamo quello che resta della natura con un comportamento rispettoso ed ecologico, battiamoci per una ridistribuzione più equa della ricchezza e per l’aiuto ai paesi poveri con un’azione di sostegno politico e di contrasto alle spese militari. Riflettiamo sulla dimensione etica che la filosofia del passato ci ha trasmesso; per chi ha più coraggio non rinunciamo ai valori della fede religiosa, qualunque essa sia, quella che ci insegna a rispettare e a venerare la Creazione, e a rispecchiare se stessi nel prossimo.
La terra non è altro che un punto infinitesimale dello spazio, noi semplici creature viventi come le altre, che tuttavia possiamo coltivare l’umiltà e l’orgoglio di appartenere a questo tutto. Non rinunciamo alla nostra intelligenza, alla bellezza, alla poesia. Coltiviamo l’Utopia, memori del pensiero di Tommaso Moro, che ci aprirà ancora progetti per il nostro futuro e, soprattutto, per i nostri figli.
Franco Casati



Lunedì 26 Febbraio,2018 Ore: 18:54
 
 
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