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www.ildialogo.org NON DIMENTICHIAMO ERNESTO TRECCANI  ,<b>di Sebastiano Saglimbeni</b>

NON DIMENTICHIAMO ERNESTO TRECCANI  

di Sebastiano Saglimbeni

Non dimentichiamo Ernesto Treccani, che è morto a Milano il 28 novembre del 2009, all’età di 89 anni. Il fine critico d’arte, Raffaellino De Grada, il giorno dopo, ha scritto sul Corriere della Sera una pagina con la quale ha ricordato a moltissimi lettori del quotidiano la vita combattiva e l’opera intensa dell’artista. De Grada ha ricordato, fra l’altro, che Treccani nell’anno 1950, “durante le prime occupazioni delle terre in Calabria, si recò a Melissa che divenne fonte inesauribile del suo lavoro, con i grandi quadri ispirati alla vita e alle lotte contadine e con i ritratti, paesaggi, disegni del ciclo ‘Da Melissa a Valenza ’(1964-1965)”. Qui, in queste parole, si può contemplare la vicenda dell’uomo impegnato, che può valutarsi uno degli interpreti dell’atavica crisi del nostro sud italiano. De Grada concludeva mirabilmente il suo testo, una sorta di tributo al maestro, che “dopo tanti anni i ricordi si susseguono e arrivano a noi in una società che disprezza l’uomo e la natura. Ernesto ha il merito di riproporre la natura, è il gentile signore che spira l’aura della vita sugli alberi, i fiori, gli uccelli, il viso dei bimbi che si stagliano in un grande cielo azzurro”.

Teccani, che aveva partecipato con opere in bianco e nero alla Biennale di Venezia e successivamente, nel 1952 e 1956, con mostre personali di disegno e di pittura alla XVI e XVIII edizione, ed aveva esposto in diversi saloni d’arte d’Italia e dell’Estero, è stato un saggista e un poeta. Come saggista, va ricordato un testo, edito da Feltrinelli, dal titolo ARTE PER AMORE, con una prefazione di Vittorio Sereni, la cui conclusione recita: “Tra solitudine e speranza, continuità e opposizione, fragilità personale e responsabilità sociale il lettore saprà ricostruire da sé la storia di questo pittore che ha speso e continua a spendere bene la sua giornata di uomo”. Sereni si esprimeva così nel 1978, data dell’edizione del titolo sopraddetto. Come poeta, va ricordato un librettino, una scelta di suoi brevi, scarni incisivi versi, illustrata con suoi 20 disegni. E qui, per i lettori, due poesie. La prima:

In questa sera

di vino

e di miseria

la nostra speranza

non ha fine.

Ho amato in te

l’erba

ancora nella

terra il vento

le cose gentili;

la seconda:

Non togliete al poeta

il capriccio

il verde

alla collina .

Di questo instancabile artista Treccani, autentico amico degli artisti e dei letterati, come Guttuso, Birolli, Migneco, Sassu, Vittorini, Quasimodo, Pavese e Zanzotto, restano, presso tanti suoi estimatori piccole opere di un raro lirismo, che interpretano, ad esempio, le “Bucoliche” e le “Georgiche” di Virgilio, le Favole di Fedro, alcune poesie di Leopardi e di García Lorca e la commedia “L’altro figlio” di Pirandello. Ma, tra i suoi tributi agli scrittori, le cinque grandi tele ispirate alla “Luna e i falò” di Cesare Pavese(1962-1963), sono un’altra realtà creativa.

“Con Ernesto Treccani scompare uno tra i più grandi e limpidi poeti dell’immagine del Novecento”, recitava la nota del sito ufficiale dell’artista, apparsa sul sopraddetto quotidiano. Una verità assoluta, non dettata dall’emozione.

****

Quanto sopra l’avevo divulgato per il settimanale Centonove messinese, diretto da Graziella Lombardo. Ѐ stato, successivamente, ripreso nella mia plaquette DES AMIS che l’editrice universitaria QuiEdit di Verona ha pubblicato nel 2011, tiratura limitata. In questa sono state ricordate care immagini, come Paolo Volponi, Filippo Maria Pontani, Francesco Renda e Mario Geymonat. Questi due ultimi ci hanno lasciati di recente.

Ritorno a parlare oggi, 8 maggio 2013, di Ernesto Treccani. Perché in questa primavera di avvilente crisi, di sconvolgimenti politici abietti, della cultura emarginata, offesa, Maddalena Muzio Treccani, Giorgio Seveso e Silvio Riolfo Marengo hanno curato una mostra dal titolo LA MATERIA E LA LUCE / Vetri, ceramiche e smalti di Ernesto Treccani in esposizione alla Fondazione CORRENTE di Milano, in via Carlo Porta, 5. Specificatamente, questa mostra, che si potrà visitare sino al 21 giugno, contempla sculture in maiolica decorata, piatti dipinti, vetri e smalti che aveva realizzato l’artista tra i primi anni Cinquanta e la metà degli anni Duemila. Poi 11 piatti in vetro, 35 opere in ceramica (piatti, sculture, vasi), 19 smalti e una diecina di tele Collezione privata. A questi vanno aggiunti 5 smalti della Collezione Studio Treccani, custodita nella Collezione Corrente. E dell’altro, come cataloghi, materiali d’ Archivio, fotografie e lettere.

Una bella circostanza, questa mostra, per godere di una parte delle tante opere di Ernesto Treccani e per rinfrescare la sua memoria. “Il mio problema è la distribuzione del colore e la creazione della luce”, egli scriveva. Credo che volesse pure alludere ad un’altra luce. Quella della ragione umana e dell’amore, che egli espresse orgogliosamente. Invece, in ARTE PER AMORE scriveva: “Vorrei che un giorno si potesse dire del mio lavoro: era un tempo che andava verso la felicità malgrado le nubi e i flagelli. Di questo aveva coscienza eppure ha dipinto un giardino splendente. Soltanto chi ha il cuore aperto alle sofferenze del mondo può esprimere la bellezza”.

Quel 2009, quando Ernesto ci ha lasciati, era autunno avanzato, una stagione che, come le altre, l’aveva ispirato e ne aveva rilevato la mitezza e il fremito per le sue tele o fogli o altri mezzi per il segno. Non un solo giornale - consola tanto ricordarlo - della nostra Repubblica l’ha ignorato. Gesto raro, che vuol dire che l’opera di Ernesto non venne minimamente intesa come condizionata dalla sua ideologia o da un agevole mercato. Ernesto espresse la bellezza, quella rimasta sulla terra, con la sua esplosione nelle varie stagioni, e quella dell’uomo offeso da un altro uomo che si ritiene più potente. Per questo, resta altamente significativo quel suo soggiorno nel sud calabrese, dove i contadini reclamavano la terra che lavoravano con fatica sanguigna. E con la presenza di uomini come l’ artista Treccani non furono più soli.

Le opere di cui sopra in mostra, certamente scelte con riguardo, rifaranno visitatori che non mancheranno.

Fatte queste digressioni, il sottoscritto, infine, coglie l’occasione di esprimere un grazie ad Ernesto per tutta la sua poesia del segno e della parola che per un settantennio ha divulgato in questo nostro Paese e fuori..




Giovedì 16 Maggio,2013 Ore: 16:18
 
 
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