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www.ildialogo.org Tutti, ma proprio tutti al referendum,di Michele Zarrella

OTTO DOMANDE OTTO RISPOSTE L'OTTO DEL MESE
Tutti, ma proprio tutti al referendum

È il momento di esprimere la propria opinione


di Michele Zarrella

Qual è il vero motivo per partecipare al referendum del 17 aprile?

Lo scorso dicembre si è chiusa la Conferenza sul clima di Parigi. Il testo, sottoscritto da tanti Paesi che rappresentano il 93% delle emissioni  complessive, apre una grande speranza e soprattutto una certezza: per contenere l’aumento della temperatura in limiti accettabili dalla nostra specie – meno di 2 °C –  occorre abbandonare le fonti fossili per la produzione dell’energia necessaria all’umanità. Fermare l’estrazioni di fonti fossili – in qualsiasi posto del pianeta esse vengono proposte – significa aver capito che la nostra specie non può tollerare più alcun ulteriore aumento della temperatura. Questo è il vero  motivo per partecipare senza alcun dubbio e con convinzione al referendum. Lo dobbiamo alle giovani generazioni.

Quindi non c’è nessuna differenza se l’estrazioni avvengono nell’Adriatico, in Cina, in Siria o in America.

Esatto. L’atmosfera non ha confini come quelli che l’uomo ha tracciato sulla Terra. Quindi da qualunque parte si estraggono fonti fossili esse causano l’aumento della concentrazione di anidride carbonica (CO2) e quindi della temperatura. Nel 1896 il chimico svedese Svante Arrhenius, premio Nobel per la chimica nel 1903,  basandosi sulle prime osservazioni a raggi infrarossi della Luna effettuate da Langley, fu il primo a calcolare un aumento di circa 5 °C della temperatura terrestre come conseguenza di un raddoppio della concentrazione della CO2 nell’atmosfera. Secondo alcuni suoi calcoli eseguiti correttamente in base ai consumi dell’epoca concluse che tale raddoppio si sarebbe avuto dopo 3 000 anni, cioè 30 secoli. Questa previsione, purtroppo, è stata smentita clamorosamente perché il raddoppio della concentrazione della CO2 nell’atmosfera con gli attuali andamenti e scenari economici sarà raggiunto entro il 2050 e cioè in 150 anni, cioè un secolo e mezzo.

Come può un premio Nobel commettere un così madornale errore?

Lo scienziato non poteva prevedere due cose. L’aumento esponenziale della popolazione che dal 1900 al 2000 potesse  quadruplicare crescendo da 1,5 miliardi di persone a 6 miliardi in un secolo. Oggi abbiamo superato i 7 miliardi. E poi non poteva prevedere che l’industrializzazione e le attività umane avessero sfruttato in maniera così eccessiva l’estrazione e la combustione delle fonti fossili che immettono ingenti quantità di CO2 nell’atmosfera.

Quindi la scienza ha già dato le sue risposte e i suoi allarmi.

Fin dal 1896, lo aveva detto Svante Arrhenius. Altri scienziati lo hanno confermato correggendo a 3 °C la stima dei 5 °C. Nel 1988 fu costituito presso le Nazioni Unite l’IPCC (International Panel on Climate Change) il Gruppo intergovernativo per lo studio dei cambiamenti climatici. La missione dell'IPCC è di redigere e aggiornare le stime della scienza per comprendere meglio le sfide scientifiche e politiche poste dai cambiamneti climatici. Ogni sei anni tale organismo emette un rapporto che aggiorna la situazione climatica e i possibili scenari futuri. Il problema, gravissimo, è che ogni rapporto ha visto smentire quello precedente per il peggioramento della situazione climatica. 

A cosa è dovuto questo peggioramento?

Al fatto che non si sono presi con decisione e urgenza i provvedimenti necessari. Sono state fatte 21 Conferenze sul Clima, l’ultima è quella di Parigi su cui si pongono tante speranze, ma finora tutti i buoni propositi sono rimasti di scarsa efficacia o addirittura vuote e, quindi, false parole. A Parigi 195 Paesi, Italia compresa, hanno sottoscritto un accordo vincolante che fermi l’aumento della concentrazione di COfino al 2030. In questo periodo si dovrà passare a fonti che non emettono CO2. Dopo le emissioni di COsi dovranno azzerare completamente entro il 2100. Le tecnologie già le abbiamo per poter sopperire alle esigenze dell’umanità. Occorre solo la volontà di utilizzarle. Lo dicono scienziati, uomini di chiesa, qualche governante e soprattutto i campanelli d’allarme delle manifestazioni climatiche sempre più violente e più frequenti.

Perché la politica non tiene conto di tutto ciò.

La politica guarda a breve termine. Alle prossime elezioni e non vuole inimicarsi le potenti lobbies del petrolio. Come ci dice anche la recente cronaca del caso di Lula in Brasile, sono le prime a sovvenzionare le campagne elettorali dei candidati alla presidenza delle nazioni.

Allora cosa fare?

Andare a votare “SI” al blocco delle trivellazioni. La prima cosa da fare è fermare, dappertutto, le estrazioni delle fonti fossili. Facciamo sentire la nostra voce con la convinzione che la lotta la faremo, con gioia, nell’interesse di tutta l’umanità. Andando a votare difenderemo il diritto alla vita della nostra e di molte altre specie.

Oggi è la festa della donna. Quale augurio vogliamo fare alle donne e alla nostra madre Terra?

Facciamo gli auguri alle donne e rispettiamole perché sono la nostra metà e senza di esse non ci sarebbe l’umanità. Rispettiamo la Terra perché è la nostra casa. È la casa dove viviamo. Ed è l’unica. Quindi l’augurio è di rispettare le donne e custodire la biosfera. Diamo retta ai risultati degli scienziati dell’IPCC ed altri, e agli scenari da loro previsti. Ascoltiamo i campanelli di allarme che stanno inviando i cambiamenti climatici. Poniamo fine immediatamente alla ulteriore estrazione di fonti fossili che la Terra - un puntino infinitesimale nell'Universo - ha sepolto “sapientemente” nelle proprie viscere. Utilizziamo altre forme di energia meno inquinanti - le cui tecnologie già esistono - per sopperire alle esigenze dell’umanità. Con queste convinzioni, tutti, ma proprio tutti, andiamo a votare per il referendum del prossimo aprile.

Gesualdo, 8 marzo 2016

Michele Zarrella

Per contatti

zarmic@gmail.com

sito web: digilander.libero.it

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Martedì 08 Marzo,2016 Ore: 08:26
 
 
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