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www.ildialogo.org Conferenza sui cambiamenti climatici ,di Michele Zarrella

Otto domande, otto risposte l'otto del mese
Conferenza sui cambiamenti climatici 

L’Homo sapiens vuole salvare il pianeta


di Michele Zarrella

Alla Conferenza sul clima di Parigi è in gioco il futuro del pianeta?

Gran parte dei mezzi di comunicazione in maniera enfatica e deviante usano questi termini. Ma cerchiamo di essere più precisi in modo da non deviare l’attenzione. A Parigi non è in gioco nessun pianeta. Capovolgendo la prospettiva possiamo dire che per il pianeta non ha nessuna importanza quello che decideranno a Parigi. La Terra continuerà a girare su se stessa e intorno al Sole per altri miliardi (mi-liar-di) di anni. Quindi sia chiaro a Parigi è in gioco il futuro di molte specie. È in gioco l’attuale biodiversità. È in gioco il futuro della nostra specie non quello del pianeta.

Si tratta di una semplificazione di stampa.

Basta con le false parole e soprattutto con le sole parole o con qualche iniziativa di facciata. Questa è becera mistificazione. I capi di stato non possono venire a Parigi a dire che dobbiamo lasciare un mondo vivibile ai nostri bambini ma poi fare la corsa a tutti i giacimenti petroliferi compresi addirittura quelli dell’incontaminato Artico. Un mese fa Obama con grande enfasi ha bocciato il progetto del grande oleodotto Keystone che avrebbe dovuto trasportare 800 000 barili di petrolio al giorno delle sabbie bituminose dell’Alberta in Canada alle raffinerie del Texas, ma in aprile 2015 il Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti annunciò di avere dato alla Shell Oil l’autorizzazione per le perforazioni petrolifere nell’Artico. Contro tale autorizzazione si sono mobilitate 7 milioni di persone. Shell, dopo un primo tentativo di trivellazioni fallito, ha annunciato l’abbandono delle ricerche.

Quanto petrolio consumiamo?

Oggi la produzione mondiale di petrolio si aggira sui 98 mbg (milioni di barili al giorno) e la capacità produttiva supera i 102 mbg [fonte L’Espresso del 3 dicembre 2015 p.44]. Ma la scienza dimostra [http://www.lescienze.it/news/2015/12/02/news/lasciare_carbonio_sottosuolo_big_oil_movimenti-2876346/] che per evitare cambiamenti climatici pericolosi per la nostra specie è indispensabile lasciare la maggior parte delle fonti fossili nelle viscere della Terra dove sapientemente  il nostro pianeta le ha nascoste. È proprio il caso di sottolineare sa-pien-te-men-te in contrapposizione al comportamento dell’Uomo che si è autodefinito sapiens.

Saremo in grado di trattenerci dall’estrarli?

Lo dobbiamo fare. Subito. Perché siamo dentro una caffettiera che sta per bollire. E se arriveremo al punto di non ritorno, allora, sarà inutile spegnere il fuoco perché il caffè continuerà ad uscire. Ridurre il riscaldamento globale significa combattere il nemico che si annida dentro le nostre economie. Se volessimo prendere in considerazione solo i danni provocati dall’aumento delle tempeste climatiche nel prezzo dei combustibili fossili, la logica ci orienterebbe immediatamente verso le fonti energetiche che non emettono anidride carbonica (CO2).  Invece oggi addirittura sovvenzioniamo le ricerche petrolifere. Ridurre il riscaldamento globale significa anche cambiare le nostre abitudini. Significa aborrire lo spreco, che è da ritenere un atto dannoso alla vita e quindi immorale. Significa sperare in una nuova umanità, in un altro mondo possibile. Speranza che può nascere solo dalla saggezza. 

Semplice a dirsi, difficile a farsi.

Perché, su tutto, l’Homo sapiens fa prevalere il profitto. Perché gli interessi che si vanno a toccare sono molto potenti. Perché la Politica bada più all’interesse a breve termine.  Perché…, perché manca la cultura. Con la cultura ognuno di noi farà responsabilmente la sua parte; con la cultura potranno nascere più movimenti civici per il clima che sapranno cambiare i loro comportamenti, ma anche la politica. Capire significa rendere efficaci i propri comportamenti e quindi fare le giuste azioni. I sondaggi mostrano che la stragrande maggioranza delle persone vuole questo cambiamento. Basterebbe che queste persone si comportassero coerentemente quando vanno a votare. Non credo che i proprietari delle miniere di carbone e dei pozzi di petrolio, siano in maggioranza quando si va a votare. La posta in gioco è troppo alta. Stiamo correndo dei rischi che non ha alcun senso correre. Siamo su un treno che, a velocità sempre maggiore, si avvia verso il baratro senza saper quanto è lontano. Non sarebbe più sapiente deviare la direzione, dato che ne abbiamo le tecnologie e le possibilità? Il costo dei pannelli fotovoltaici negli ultimi sei anni è diminuito del 75%. Ma ci sono pure l’energia eolica, quella geotermica, le onde del mare ecc. È possibile pensare ad un mondo in cui le emissioni di CO2 diminuiscano subito e si azzerino entro il 2050? Questa è la sfida epica che dobbiamo accettare e vincere. Lo possiamo fare. I segnali di speranza ci sono e la Conferenza di Parigi ne deve individuare le linee guida e i limiti in maniera vincolante.

Sono anni che alle parole non seguono i fatti. In questo modo faremo pochi passi avanti sulla strada della riduzione decisiva dei gas serra.

In effetti l’attuale conferenza si chiama COP 21 (Conference Of the Parties) e quel 21 sta a indicare che è il ventunesimo anno che i governanti dei Paesi del mondo si riuniscono con tante buone e sbandierate intenzioni per fissare dei limiti alle riduzione delle immissioni di gas serra nell’atmosfera, ma non hanno finora preso alcuna decisione precisa e vincolante per risolvere il problema dell’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera. A Parigi occorre un accordo adeguato alla situazione e vincolante, un accordo che preveda al massimo entro fine secolo un aumento di 2 °C rispetto alla temperatura dell’inizio della era industriale.

Il limite, comunemente accettato, dell’aumento di 2 °C rispetto alla temperatura dell’inizio dell’era industriale ci potrà tenere al sicuro?

Un aumento della temperatura che supera 1,5 °C, comporterà la sommersione di molte isole e atolli e l’inondazione di molte zone costiere. Lo scienziato James Hansen, nel suo libro TEMPESTE, propone di riportare la concentrazione di CO2 entro le 350 parti per milione (ppm).

A fine novembre 2015 abbiamo superato le 400 ppm. Nel 1960 eravamo al di sotto delle 320 ppm. In mezzo secolo la concentrazione di CO2 è aumentata di 80 ppm. È la prima volta che succede da quando è comparsa la nostra specie sul pianeta.

Siamo di fronte a una sfida epocale a cui l’Homo sapiens deve rispondere con immediatezza e sa-pien-za. Non possiamo continuare a ignorare le deforestazioni,  gli attuali sistemi agricoli industriali e della produzione di carni. Non possiamo ignorare che il 2015 è l’anno il più caldo della storia, che i dieci anni più caldi si sono verificati dal 1998 (ecco il treno che aumenta la sua velocità), che i ghiacciai e le calotte polari si sciolgono, che il livello del mare si innalza con conseguenze drammatiche per centinaia di milioni di persone, che i fenomeni atmosferici diventano sempre più frequenti e violenti. A Parigi non c’è da salvare il pianeta questo sia chiaro.

Gesualdo, 8 dicembre 2015

Michele Zarrella

Per contatti

zarmic@gmail.com

sito web: digilander.libero.it

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Martedì 08 Dicembre,2015 Ore: 08:49
 
 
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