- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (296) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org CAMBIAMENTI CLIMATICI E LA SENSAZIONE DEI RISCHI,di Michele Zarrella

Otto domande, otto risposte l’otto del mese
CAMBIAMENTI CLIMATICI E LA SENSAZIONE DEI RISCHI

Cambiando scala possono diventare per noi incontrollabili?


di Michele Zarrella

In che modo l’Homo sapiens si relaziona con i rischi?

Dipende dalla resilienza, dalla cultura e dall’egoismo il modo in cui l’Homo sapiens si relaziona con i rischi e la confusione che fa quando tratta del quando e del come prevenirli. Sui mezzi di comunicazione spesso troviamo notizie di rischi (economici, sanitari, ambientali, climatici, ecc.) che possono derivare da certi comportamenti umani e le azioni da mettere preventivamente in atto per evitarli. L’Homo sapiens con la sua capacità di adattarsi sembra essersi assuefatto e non dà la dovuta importanza alle azioni da prendere in merito a queste notizie. Volge gli occhi da un’altra parte, fa spallucce e pensa, fra sé, che i rischi non li corre in prima persona, ma li corrono altri. Invece in certe situazioni che attengono al mondo intero, come i cambiamenti climatici, la domanda non è se i rischi esistono, ma con quanta urgenza dobbiamo intervenire e quali comportamenti assumere a fronte di possibili danni, stabilendo il livello massimo di rischio accettabile. Non dobbiamo relazionarci con i rischi in maniera resiliente.

Sono molti i rischi che corriamo?

Tanti: crisi economica, il precipitare dei conflitti in atto (Medio Oriente,  Afganistan, Siria, Ucraina…), o potenziali, aggravamento delle emergenze sanitarie, aumento della pressione demografica, ecc. Ma più di tutti i cambiamenti climatici che potrebbero raggiungere un “punto di non ritorno”. I governanti hanno stabilito che l’aumento medio di 2 gradi Celsius dell’atmosfera comporterà dei  rischi, e quindi dei danni,  accettabili per l’intera umanità. Per un sistema molto complesso come il riscaldamento globale è rischioso stabilire un tetto massimo medio perché occorre mettere in conto contributi diversi e dati storici con precisione molto spinta. Ciononostante le incertezze residue comportano una variabilità del risultato troppo ampia che potrebbe incidere pericolosamente sul concetto di previsione del rischio.

La scienza cosa prevede?

La scienza non fa previsioni, ma ragionare su questi argomenti molto complessi e capire l’importanza del distinguere fra le scale può servire a fare un po’ di chiarezza. Parlando di cambiamenti climatici, di sicuro certi livelli elevati di anidride carbonica hanno il potenziale d’innescare mutamenti radicali a catena su scala globale. Essi sono assolutamente da evitare e gli allarmi della stampa, ma anche delle varie forme di arte, riguardo a eventi pericolosi è il segno dell’importanza di affrontare scientificamente l’argomento del rischio.

Logicamente quali rischi possiamo ipotizzare?

Le ipotesi di rischi ragionevolmente prevedibili non si possono ottenere estrapolando le teorie scientifiche esistenti su una scala e portarli su altra scala. Per esempio, il mondo delle fisica delle particelle non ha influenza pratica sul mondo a dimensione umana. Perché i relativi fenomeni fisici avvengono su scala diversa. Nel mondo della fisica delle particelle vale la teoria della relatività generale e della meccanica quantistica, in quello del mondo a scala umana valgono la teoria di Newton e della fisica classica. E quando cambiamo scala le regole di una non valgono su quella dell’altra. Gli scienziati utilizzando logicamente le evidenze sperimentali e lo studio storico di quanto già è avvenuto possono giungere a cosa potrebbe succedere. Nel  V rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change o Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) vengono proposti vari scenari che ci fanno capire i rischi che si potranno correre e di conseguenza come tentare di evitarli, prima di giungere ad un punto di non ritorno.

Possiamo fare un esempio?

Semplificando al massimo, quindi con le dovute imprecisioni che si hanno ogni qual volta si fa una semplificazione,  sappiamo che riscaldando una caffettiera, dopo un certo tempo, l’acqua dalla vasca inferiore verrà spinta in quella superiore a causa dell’aumento della pressione. Possiamo rifare delle prove e stabilirne i risultati. Per esempio, possiamo stabilire il “punto di non ritorno”, cioè il momento in cui anche se spengo il fuoco la pressione continuerà, per alcune decine di secondi, a spingere tutta l’acqua della vasca inferiore in quella superiore. Ritornando sulla scala planetaria, fare delle prove e degli esperimenti globali che interessano il riscaldamento di tutto il pianeta è insensato: non posso pensare di riscaldare il pianeta e determinare, fra alcune decine di anni, il “punto di non ritorno”, perché ciò comporterebbe che molte forme di vita ora esistenti, compreso la nostra, si potrebbero estinguere. Eppure è proprio quello che stiamo facendo nell’ultimo secolo con l’aumento eccessivo delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. 

Quali sono le evidenze maggiori che potrebbero preannunciare la “catastrofe”?

Non abbiamo certezze per affermare che il riscaldamento globale sarà catastrofico, ma la probabilità che la nostra specie ne è la causa è estremamente elevata (95-100%). Alcuni chiari indizi significativi concatenati fra loro sono: l’eccessivo aumento della concentrazione di gas serra nell’atmosfera, l'aumento esponenziale della temperatura dell'atmosfera, l’acidificazione degli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai e del permafrost, l’innalzamento del livello del mare, le mutazioni del tempo atmosferico e delle stagioni, l’estinzione di alcune specie, l’aumento di altre, la migrazione climatica, le emergenze sanitarie, ecc. Di campanelli d’allarme la natura ne sta suonando molti. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Gli scienziati cosa dicono?

Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, essendo un sistema molto complesso, qualsiasi previsione porta il segno di un alto grado d’incertezza. Quando gli scienziati possono fare simulazioni a tavolino e studiare i dati storici prendono in considerazione i rischi che corriamo in conseguenza di un surriscaldamento del pianeta, dispongono di un apparato teorico abbastanza preciso abbinato a chiare evidenze sperimentali che permettono loro di concludere rappresentando vari scenari possibili. Tutte le persone di buon senso – scienziati o non – concordano sul fatto che correre questi generi di rischi non ha alcun senso. Anzi è pericolosissimo. Gli scienziati parlano chiaro: quello che dobbiamo fare per evitare rischi maggiori è abbattere drasticamente le emissioni di gas serra; è smettere di bruciare combustibili fossili; è smettere di scavare quello che la madre Terra “sapientemente” ha nascosto nelle proprie viscere. Ma  questo è proprio quanto le multinazionali “estrazioniste” non possono prendere in considerazione se non vogliono essere causa della loro stessa rovina economica. Anche se in questo modo noi tutti stiamo facendo una sperimentazione su larga scala che riscalda l’atmosfera e mette a rischio l’intera società. Questa è la logica dell’Homo sapiens: prima il profitto anche se per esso “brucio” il mondo.

Perché sono talmente pochi coloro che se ne preoccupano?

Purtroppo un po’ per resilienza, un po’ per miserabili e temporanee aspirazioni di arrichimento e un po' per ignoranza l’Homo sapiens pensa prima al profitto e alla propria comodità anche se per essi reca danni all’intero mondo (quindi anche a se stesso). La verità è che la gente è assuefatta e non è disposta a cambiare le proprie abitudini perfino nella prospettiva che si possano arrecare danni irreparabili per tutti e soprattutto per le future generazioni. Questa è una verità scomoda, in effetti oggi, con le crescenti emissioni di anidride carbonica, ci stiamo avventurando in esperimenti su grande scala, quindi una scala diversa da quella umana, una scala per noi incontrollabile qualora si giungesse al “punto di non ritorno”.

Gesualdo 8 giugno 2015

Michele Zarrella

Per contatti zarmic@gmail.com

sito web: http:

Torna alla sezione Ambiente

 

Vai alla sezione Astronomia



Lunedì 08 Giugno,2015 Ore: 09:54
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Ambiente

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info