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www.ildialogo.org La politica e la resilienza,di Michele Zarrella

La politica e la resilienza

di Michele Zarrella

La specie Homo sapiens è resiliente non c’è dubbio. La storia ce lo dimostra. Ha superato, adattandosi, ere glaciali, diluvi universali, tempeste spaventose, climi terribili, carestie, pestilenze, diaspore, guerre e pandemie. Di generazioni in generazioni si è evoluta alimentandosi al seno delle donne e ai prodotti che la Terra, nostra madre, ci elargisce. Pensare che tutto ciò potrebbe finire non ti fa più godere della bellezza della natura. Anzi quanto più un’esperienza è sublime, tanto più ti rattrista pensare alla sua possibile perdita. E l’aspetto peggiore è la consapevolezza delle responsabilità delle ultime cinque generazioni, che hanno inquinato più delle precedenti 9995 messe insieme, nei confronti dei giovani, dei nostri figli e dei nostri nipoti. Pertanto la prima cosa che dobbiamo fare è chiedere perdono per i danni arrecati: con le attività industriali che hanno pensato soprattutto a sfruttare il pianeta; con  il modello agricolo globale che rende illegale la tradizione di mettere da parte i vari semi e impone la monocoltura gestita da poche multinazionali; con la teorizzazione della crescita illimitata che ha portato a superare le capacità rigeneratrici della Terra; con le eccessive estrazioni di carbonio dalle viscere della Terra che hanno portato, nell’ultimo secolo,  la concentrazione di CO2 nell’atmosfera a valori di 400 parti per milione (ppm) e continuano a salire incessantemente, quando per centinaia di millenni (quindi ancor prima della comparsa della nostra specie) tale valore ha sempre oscillato fra 160 e 300 ppm.  La seconda cosa da fare, subito, è preoccuparci delle future generazioni salvaguardando l’acqua, l’aria, il suolo e i cicli della fertilità della Terra, aborrendo i combustibili fossili, i consumi illimitati e lo spreco: dimostreremmo la nostra sapienza e soprattutto l’amore verso i nostri discendenti. Secondo la scrittrice Naomi Klein ed altri questo è l’ultimo decennio a disposizione per contenere l’aumento di 2 gradi Celsius ritenuto dagli scienziati il massimo sopportabile dalla nostra società senza gravissime conseguenze. Al di sopra di tale limite si avrebbero ulteriori e maggiori scioglimenti di ghiacci, acidificazione degli oceani, aumento del livello del mare, tempeste e disastri che comporteranno la sparizione di intere isole e città e la conseguente migrazione di milioni di persone, morte di intere comunità, di tante specie ed interi ecosistemi. Tutto ciò è moralmente inaccettabile.

L’attuale sistema economico basato sulle fonti fossili è fatale per l’ecosistema quando succedono i disastri come quelli del Golfo del Messico o della Exxon Valdez (per menzionare i più eccezionali), e pericoloso quando queste fonti vengono estratte e bruciate immettendo nell’atmosfera ingenti quantità di gas serra. Insieme disastri-combustioni costituiscono un destro-sinistro da mettere fuori combattimento molte delle attuali forme di vita. Tutto ciò è eticamente insopportabile.

La nostra specie, ma anche le altre, è resiliente. La sua capacità di adattarsi alle situazioni e all’ambiente anche in condizioni estreme è stupefacente. Siamo forti e forniti di ridondanze biologiche che concedono più possibilità di sopravvivenza. Questo, però, vale per gli organismi adulti di tutte le specie e fino ad un certo limite oltre il quale possono anche non farcela più. Ma sicuramente non è valido per i feti, le larve, le uova, gli embrioni, i semi: i primordi  della vita che garantiscono la continuità delle specie. Di tutti questi futuri esseri viventi non si parla perché sono degli aborti di cui non sappiamo il numero e a volte neppure l’esistenza. Nella sostanza a molti di loro, con i disastri ambientali, non viene proprio dato la possibilità di nascere, crescere e contribuire alla globalità e alla ricchezza della vita. Tutto ciò è socialmente ripugnante.

Nel dibattito politico di queste settimane molto si è parlato degli impresentabili e poco (molto poco) della disoccupazione giovanile record, della “Terra dei fuochi", dell’Isochimica, delle trivellazioni in Irpinia, di riceca, innovazioni tecnologiche e investimenti, della eliminazione della povertà, della dignità della vita umana, dei diritti delle specie viventi, del rispetto della natura, della protezione dei cicli della fertilità, della condanna civile, morale ed etica degli inquinatori e sfruttatori dei beni comuni. Bene farebbero i nostri politici di smetterla di proporre “Grandi  opere” o soluzioni ciclopiche e di incentivare la pluralità delle fonti energetiche sovvenzionando quelle a zero emissioni di CO2; per l’alimentazione e la salute bene farebbero a proteggere la fertilità del suolo, la potabilità dell’acqua e l’aria salubre; per le materie prime a incentivare il riuso e il riciclo dando nuova vita agli oggetti. Insomma è tempo di passare da una società orientata al consumo e al profitto ad una società orientata ai diritti e ai bisogni delle persone. Speriamo che la classe politica che ci apprestiamo ad eleggere sia capace di mettere in atto con decisione queste azioni e di opporsi alla soffocante ideologia del libero mercato, del consumo senza limiti e del profitto grandissimo di alcuni a scapito di tutti gli altri.

Il voto non sia però una delega ai politici che ci scarica delle nostre responsabilità. Noi dobbiamo fare la nostra parte. Dobbiamo mobilitarci e non essere resilienti adattandoci e assuefacendoci alla situazione: facendo spallucce, guardando distrattamente il televisore vanamente acceso che ci risuona nelle orecchie mentre continuiamo tranquillamente a mangiare nonostante le immagini e le notizie disastrose; oppure restando con gli occhi incollati ai nostri smartphone inviando messaggi e foto trascurando il rapporto umano con gli altri e sentendoci singole unità in cerca della massima gratificazione personale con l’apparecchio tecnologico più alla moda. Questi comportamenti portano la società, e i giovani in particolare, alla passività, a stare a guardare senza far azioni concrete  contro la  crisi morale e climatica che avanza e cresce in maniera esponenziale. Facciamo delle azioni concrete con i nostri comportamenti improntati ad aborrire gli sprechi e l’uso delle fonti fossili. Facciamolo con il voto scegliendo oculatamente chi queste cose ha in programma di farle perché ci crede e così non avremo a lamentarci poi di coloro che abbiamo eletto.

Gesualdo, 27 maggio 2015

Michele Zarrella

Per contatti zarmic@gmail.com

sito web: http:

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Mercoledì 27 Maggio,2015 Ore: 18:47
 
 
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