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www.ildialogo.org Oggi le domande ve le facciamo noi,di Michele Zarrella

Otto domande, otto risposte l'otto del mese
Oggi le domande ve le facciamo noi

di Michele Zarrella

Carissimi lettori della rubrica “Otto domande, otto risposte l’otto del mese” , dopo oltre cinque anni – abbiamo iniziato nel febbraio 2010 – , questo mese vi vogliamo rendere partecipi di un brano tratto dal recentissimo libro di Naomi Klein, UNA RIVOLUZIONE CI SALVERÀ, Prima edizione: gennaio 2015. A pag. 9 la scrittrice canadese scrive:

 “Si udì una voce dall’interfono: i passeggeri del volo 3935, in partenza da Washington DC per Charleston (South Carolina), erano pregati di raccogliere i loro bagagli a mano e lasciare l’aereo.

                Scesero dalle scale e si radunarono sull’asfalto rovente, dove videro qualcosa di insolito: le ruote dei jet della US Airways erano sprofondate nella pavimentazione nera molle quasi fosse cemento fresco. Di fatto, erano affossate così in profondità che l’automezzo giunto per trainare il velivolo non riuscì nemmeno a smuoverlo: la speranza della compagnia di ovviare all’inconveniente facendo sbarcare i trentacinque passeggeri si dimostrò vana.  …

Fecero quindi arrivare un automezzo più grande e più potente che riuscì a trainare l’aereo, e il volo poté infine decollare con tre ore di ritardo; un portavoce della compagnia attribuì l’incidente alle «temperature del tutto eccezionali» . [Era il 7 luglio 2012, ndr]

                In effetti, nell’estate del 2012 il caldo è stato proprio eccezionale (così come l’anno prima e quello dopo) e ne conosciamo la ragione: l’uso scriteriato dei combustibili fossili, ossia quella stessa pratica che la US Airways era costretta e determinata a portare avanti malgrado l’accidentale fusione dell’asfalto sulle piste. Il lato grottesco di questa faccenda – il fatto, cioè, che bruciando i combustibili fossili alteriamo il clima al punto da pregiudicare la possibilità di continuare a bruciarli – non impedì ai passeggeri del volo 3935 di reimbarcarsi e proseguire nei loro viaggi. Del resto, nei servizi sull’incidente i maggiori notiziari non fecero alcun cenno al cambiamento climatico.

Non posso permettermi di giudicare quei viaggiatori: tutti noi che conduciamo uno stile di vita improntato a un pesante consumismo, infatti, siamo metaforicamente passeggeri del volo 3935, a prescindere dal nostro Paese di provenienza. Di fronte a una crisi che minaccia la sopravvivenza della nostra specie, tutta la nostra cultura continua a fare quanto ha provocato la crisi, però con uno sforzo in più: come la compagnia aerea fece intervenire un automezzo più potente per rimorchiare l’aereo, così l’economia globale alza la posta passando dalle fonti convenzionali di combustibili fossili a versioni ancore più sporche e pericolose degli stessi (bitume ricavato dalle sabbie bituminose dell’Alberta [Canada, ndr], petrolio estratto da trivellazioni in acque profonde, gas ottenuto ricorrendo al processo di fracking – fatturazione idraulica –, carbone estratto facendo detonare le montagne eccetera).              …

Questo genere di dissonanza cognitiva è una delle peculiarità del travagliato momento storico in cui viviamo, mentre una crisi che abbiamo tentato in ogni modo di ignorare ci sta letteralmente schiaffeggiando e noi, nonostante tutto, portiamo avanti con raddoppiato impegno le pratiche che la originano.

Cosa dire di più. Questo libro, purtroppo, conferma quanto andiamo dicendo da decenni su queste pagine, nei convegni, nei dibattiti e nelle riunioni. Avremmo preferito cento volte essere smentiti. Ma ciò non è; e la verità diventa sempre più scomoda.

In questi casi si tende a parlare di disastri “naturali”, un’etichetta con cui si vuole eludere sbrigativamente la complessità del fenomeno. Forse perché le manifestazioni meteorologiche sempre più estreme, più violente e più frequenti, la scomparsa delle stagioni, lo scioglimento dei ghiacci, le temperature "eccezionali" (il 2014 è stato l'anno più caldo da quando si monitorano le temperature) sono ormai  un forte, o meglio fortissimo, campanello di allarme che mette in crisi la grande bugia della necessità di consumi sempre crescenti (il PIL deve crescere) e quel mito del progresso che appare sempre più una finzione. Intanto la pubblicità ignora ciò e incita a consumare sempre più come se il pianeta fosse illimitatoAllora, questa volta, per la prima volta, le otto domande le facciamo noi a voi ricordando a tutti che il mondo sarà quello che noi saremo.

1. Quando vogliamo prendere atto del cambiamento climatico?

2. È possibile pensare ad un mondo migliore entro il 2050?

3. È possibile ridurre le estrazioni di fonti fossili?

4. È possibile entro due decenni dimezzare le emissioni di CO2 dovute alle attività umane?

5. È possibile entro il 2050 farne a meno del tutto?

6. La vogliamo fare questa rivoluzione o pensiamo che l'unica rivoluzione duratura sia solo quella che fa il pianeta intorno al Sole da 4,5 miliardi di anni?

7. La vera rivoluzione la devono fare gli altri o deve partire da ognuno di noi?

8. Pensate che i nostri nipoti saranno soddisfatti dei nonni?

Gesualdo, 8 aprile 2015

Michele Zarrella

Per contatti zarmic@gmail.com

sito web: http:

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Mercoledì 08 Aprile,2015 Ore: 08:29
 
 
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