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www.ildialogo.org A chi appartiene il pianeta?,di Michele Zarrella

Otto domande, otto risposte l’otto del mese
A chi appartiene il pianeta?

L’Homo sapiens pensa che appartenga alla sua specie


di Michele Zarrella

Il pianeta non appartiene all’Homo sapiens, è la nostra specie che appartiene al pianeta.

Siamo di passaggio su questo pianeta. Se paragoniamo la vita del pianeta ad un anno solare, la nostra specie, che si è autodefinita Homo sapiens, avrebbe lasciato l’Africa alle 23,48 del 31 dicembre.

E cosa è riuscito a fare al pianeta in tanto poco tempo è sotto gli occhi di tutti: crisi climatica, alimentare, energetica, dimostrando ben poca "sapiens". Se poi con lo stesso paragone consideriamo la vita di un uomo, beh essa durerebbe 0,69 secondi. Pensate due terzi di secondo. È chiaro che in una finestra così piccola è difficile capire il mondo.

È preoccupato?

Son felice di vivere, perché il cielo mi incanta, la natura è una continua fonte di stupore: ne possiamo ammirare la bellezza e l’armonia. Ma oggi sono preoccupato che, se continuiamo in questa direzione, l'esile filo della nostra specie possa spezzarsi. Da tempo gli scienziati ci avvertono dei segni del possibile baratro: aumento esponenziale della CO2 nell’atmosfera, crisi globale senza precedenti della civiltà umana, scarsezza delle risorse della terra, rottura con velocità sempre maggiore degli equilibri naturali, ma anche il degrado delle coscienze. L’Homo sapiens sta commettendo degli errori enormi passando dalla nobile missione di nutrirsi con le risorse del pianeta a quella di distruggere la sua nutrice.

Ma questo è catastrofismo.

No. È troppo facile prendersi gioco degli ambientalisti tacciandoli di « catastrofismo ». Chiunque apra gli occhi (orecchie e naso) può arrivare alle stesse conclusioni. I rapporti di centinaia di scienziati indipendenti dell’IPCC dell’ONU ce lo dicono da decine di anni; la crisi energetica; i cambiamenti climatici; i dati dell’Earth Overshoot Day (EOD): dal 1987, superiamo il budget ecologico del pianeta. In quell’anno fu superato il 19 dicembre, ma lo scorso anno lo abbiamo superato il 22 agosto. Ogni anno la data dell’EOD risulta in anticipo rispetto all’anno precedente come abbiamo già scritto in un articolo dello scorso anno (http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/ambiente/riflessioni_1378625529.htm ). Questa spirale ci avvolge e ci condurrà a un precipizio: una crisi sociale e una recessione mondiale i cui effetti sono imprevedibili.

È urgente, allora, procedere a un generale cambio di marcia e di prospettiva.

Non c’è futuro: o l’ambiente o la nostra scomparsa. Purtroppo oggi comanda l’economia, ma si può vincere. Si deve vincere. Ogni singola persona deve prendere coscienza dell’incoscienza generale e realizzare il proprio cambiamento sfuggendo ai lacci della propria formazione intellettuale e della pubblicità. Organizzandoci. Facciamo rete. Preoccupiamoci dell’uomo.

In che modo?

Ciascuno deve appropriarsi dei valori della sobrietà, della responsabilità, della rivoluzione interiore. Occorre una trasformazione interiore se vogliamo trasformare questa società. E la nostra “formazione”  sedimentata (politica, economica, religiosa) è il primo e più grande ostacolo a percorrere la nuova strada del cambiamento, perché il cambiamento è il frutto di  mediazione e coraggio.

Fare ciò non è facile.

Basterà cambiare prospettiva guardando il nostro pianeta dallo spazio come quelle bellissime immagini che ci sono state inviate dalla… Luna. Vedere il nostro pianeta come una bellissima sfera azzurra che corre solitaria nello spazio immenso,  vedere tutto ciò che ci accomuna e superare i nazionalismi, le ideologie, le divisioni politiche questo è il cambiamento che ognuno di noi deve fare. Le missioni che sono sbarcate sulla Luna ci hanno fatto toccare con mano per la prima volta questo altro punto di vista del quale non possiamo fare a meno e non dobbiamo dimenticare. Da decenni l’uomo questo lo sa e ne deve prendere coscienza.

E le sembra semplice tutto ciò?

Ogni cambiamento non è semplice. Ma tenuto conto dei gravi mutamenti che stiamo apportando alla biosfera, della portata delle minacciose previsioni degli scienziati che pesano gravemente sul nostro futuro, spero che l’umanità possa mettere in comune il meglio di sé e quindi evitare che la situazione peggiori.

È possibile il cambiamento?

Si. Credo che la rivoluzione attiva e non violenta delle coscienze individuali contro tutto quello che distrugge la biosfera in cui viviamo sia la condizione necessaria e sufficiente affinché l’umanità scampi al baratro verso cui si è incamminata e, allo stesso tempo, costruisca le basi di una nuova era di maggior rispetto della propria casa: questo minuscolo pianeta che vaga nell’immensità dell’universo.

Gesualdo, 08 luglio 2014

Michele Zarrella

Per contatti zarmic@gmail.com

 

sito web: digilander.libero.it

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Martedì 08 Luglio,2014 Ore: 00:07
 
 
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