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www.ildialogo.org 2012: l�anno dei cambiamenti.,di Michele Zarrella

Otto domande, otto risposte l�otto del mese.
2012: l�anno dei cambiamenti.

Per molti, Maya in testa, quest�anno dovranno accadere grandi cambiamenti.


di Michele Zarrella

L’anno dei cambiamenti è iniziato quali comportamenti dovremmo cambiare più urgentemente?
Ogni cosa che si muove in questo universo trasforma energia e in ogni trasformazione c’è una parte di energia che si disperde. Cioè non si può avere una trasformazione da una energia ad un’altra al 100%. La parte che si perde va ad aumentare il caos o come dicono i fisici l’entropia dell’universo. Pertanto la prima cosa da fare è quella di non fare trasformazioni inutili. Fare quelle necessarie col minimo dispendio di energia. Basta imitare la natura. Tutto ciò si può ridurre in una frase: non sprecare. È il primo comportamento che dovrebbe guidare ognuno di noi.
È un bel problema. La Terra ha superato  i 7 miliardi di persone e tutti vorrebbero vivere più agiatamente e ad un livello energetico più alto. Come si può conciliare questa richiesta con le risorse della Terra e senza inquinare?
Se avessimo questa ricetta saremmo a posto. Purtroppo la Terra è una ed è limitata, e le sue risorse non sono infinite come alcuni modelli di sviluppo e di pubblicità ci fanno credere. Niente in natura può crescere all’infinito. Ogni cosa ha un limite. Oltre il quale si ha la crisi e la trasformazione. Anche l’aumento demografico può costituire un problema grave se ognuno volesse consumare allo stesso livello degli americani, australiani, europei o giapponesi. Ci vorrebbero, già entro il 2030, secondo Global Footprint Network, due pianeti Terra. Quello che abbiamo non basta.
La storia insegna che  l’uomo e il mercato hanno sempre trovato la soluzione?
La legge del mercato fa aumentare i prezzi di un prodotto che comincia a scarseggiare. In questo modo l’uomo ne riduce il consumo e si ritrova un nuovo equilibrio. Questa dinamica ha bisogno di un certo  tempo per trovare l’equilibrio. Se però la progressione con cui avvengono alcuni cambiamenti aumenta  sempre più sapremo noi e il mercato adattarci con la stessa velocità?
Facciamo un esempio.
Per passare da uno a due miliardi di persone ci son voluti 124 anni (dal 1804 al 1927), per passare da due a tre miliardi ci son voluti 32 anni (1928-1959), mentre per passare da 6 a 7 miliardi ce ne son voluti 13 anni (2009-2011). È chiaro che in 124 anni ci si può più facilmente attrezzare per sopperire alla nuove esigenze e necessità. Sapremo fare altrettanto se tali necessità aumentano molto più velocemente? Ma non solo. Ogni variazione risulta pervasiva su altre in una reazione a spirale che coinvolge più aspetti del pianeta. È chiaro che l’aumento della popolazione comporterà un aumento dei consumi, che comporterà un aumento della richiesta di energia, e poi un aumento dei rifiuti, un aumento di gas serra, un aumento della temperatura del pianeta, un aumento dello scioglimento dei ghiacciai, ecc.. E anche queste variazioni aumentano con progressione maggiore in una spirale che richiederà adattamenti sempre più repentini.
È sempre un problema energetico?
Sì, è quello più importante. In media un americano ogni ora consuma 10,5 chilowatt (kW) di energia. Un indiano ne consuma quasi 1 kW all’ora. È chiaro che se la classe media indiana (milioni di indiani pari alla popolazione degli Stati Uniti) volesse vivere allo stesso livello energetico di un americano (auto, climatizzazione in casa, acqua calda, più cibo, ecc.) occorrerebbe produrre dieci volte più energia di quanta se ne produce oggi negli Stati Uniti. Allargando tale discorso ai tutti i popoli, se la popolazione continuerà a crescere con questo ritmo, il consumo raddoppierà ogni 20 anni. Tante persone vorranno possedere un’auto per spostarsi.
 Quindi anche per i trasporti la situazione sarà problematica?
Altro grosso problema. Soffermiamoci solo sul problema del trasporto con auto, quello relativo al singolo o a gruppi di 3 o 4 individui. Secondo una ricerca di Ward'sauto lo scorso anno, in tutto il mondo, sono stati venduti 77,38 milioni di auto. [Vedi http://translate.google.it/translate?.]
Supponendo che il parco auto circolante è quello relativo ad auto aventi al massimo 10 anni di vita e che negli anni precedenti sono state vendute meno auto, si può stimare che nel mondo circolano circa 600 milioni di auto, senza annoverare furgoni, camion e autobus. Se i paesi come India Cina e altri in via di sviluppo volessero utilizzare lo stesso criterio di motorizzazione dei paesi occidentali, alcune stime, prevedono che nel 2050 occorreranno 3 miliardi di automobili. Se mediamente l’ingombro di un’auto è di 4,00 m x 1,45 m e pensando di disporle una a fianco all’altra senza soluzione di continuità esse occuperebbero una superficie pari a quella della regione Lazio. Avremo le risorse per costruirle? Ci sarà tanto petrolio per farle circolare? Quante vecchie auto dovremo rottamare?

Immagine tratta da internet.

Quale altre risorsa è a rischio?
Prima di tutto l’acqua potabile. La richiesta aumenterà, mentre l’acqua potabile disponibile diminuisce.  Il ciclo dell’acqua è noto. Ma col riscaldamento globale si stanno avendo fenomeni di concentrazioni dei fenomeni piovosi che portano più frequenti alluvioni con conseguente spreco di acqua potabile (e danni). Inoltre le riserve di acqua dolce costituite dai ghiacciai stanno diminuendo sempre più. Molti scienziati stimano che entro la fine del secolo i ghiacciai alpini si ridurranno del 90% o addirittura del 100% (cioè spariranno del tutto). L’altro fenomeno è che con l’aumentare della temperatura lo scioglimento avverrà più velocemente col risultato di avere primavere con inondazioni e estati con siccità.
Poi ci sono le foreste, la molteplicità delle specie, tante materie prime …
Il mercato e la tecnologia ci salveranno?
Nuove tecnologie e dinamiche di mercato hanno finora risolto i problemi delle richieste dell’umanità. Ma fino a due secoli fa i cambiamenti sono stati lenti. Negli ultimi decenni la velocità dei cambiamenti sta aumentando esponenzialmente. E questo già è un problema. L’altro problema è: siamo in tempo per evitare danni ambientali gravi? Dobbiamo essere coscienti che anche se da domani  smettessimo di immettere gas serra nell’atmosfera il riscaldamento globale non si fermerebbe all’istante. L’esempio quotidiano semplice può essere quello della caffettiera. Quando nella vasca inferiore della caffettiera l’acqua arriva alla pressione sufficiente per essere spinta nella vasca superiore e alzando il coperchio prendiamo coscienza dell’effetto, anche se spegniamo il fuoco l’acqua e il vapor acqueo continueranno a salire per alcuni minuti. Con i gas ad effetto serra succederà la stessa cosa: il riscaldamento globale continuerà ancora per alcuni decenni anche se smettessimo subito di inquinare. Allora pensare che l’umanità riesca a trovare le soluzioni è giusto, ma occorre avere la volontà di applicare quelle già note e di cercarne di nuove che rispettino l’ambiente: Gaia il pianeta che vive. Tutto questo dipende dalla volontà di ognuno di noi: cominciamo ad aborrire lo spreco. Chi spreca inquina e chi inquina andrebbe tassato in proporzione all’inquinamento che produce.


Mercoled� 08 Febbraio,2012 Ore: 08:59
 
 
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