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www.ildialogo.org Quale politica energetica,di Michele Zarrella

Otto domande, otto risposte l'otto del mese
Quale politica energetica

di Michele Zarrella

Si può essere consumatori e non inquinare?
Impossibile. Tutte le trasformazioni energetiche comportano che parte dell’energia venga perduta. Il rendimento non può essere pari al 100%, ma è sempre inferiore ad esso.
L’attuale recessione cosa insegna?
Che bisogna adottare una politica energetica atta a diventare il cardine della ripresa produttiva e occupazionale. Questo consentirebbe di uscire dall’attuale crisi.
Faccia qualche esempio.
Incentivare i programmi che puntano a nuove abitudini e ad aborrire gli sprechi: produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ristrutturazione energetica di tutto il patrimonio edilizio, miglioramento il rendimento delle apparecchiature elettriche e meccaniche. Le apparecchkature dovrebbero essere tutte di classe A,  A+ o superiori. Anche i processi produttivi dovrebbero avere delle classi di rendimanto. Tutto ciò comporterebbe circolazione e movimentazione del denaro, occupazione e soprattutto minor consumo con conseguente minor inquinamento.  
Ma il consumatore può incidere su tali scelte che sono soprattutto politiche?
Senz’altro. Anzi è il primo anello della catena da cui poi dipende tutto. Se il consumatore è attento all’etichetta quando compra un’apparecchiatura fa tre cose: risparmia, orienta il mercato e inquina di meno. E infine quando va a votare deve preferire quei politici che presentano programmi capaci di pensare al medio e lungo periodo con scelte rispettose dell’ambiente e della vita.
 Quali possono essere?
Scelte che puntano a ridurre gli sprechi e che pongono attenzione ad un uso efficiente di quelle risorse essenziali per la vita che iniziano a scarseggiare come l’acqua; quelle  che riducono la produzione di energia elettrica da fonti fossili che sappiamo altamente inquinanti per la loro immissione di CO2 ed altri gas serra nell’atmosfera o quelle che prestano attenzione ai settori che generano gravi forme di invivibilità come i rifiuti.
Otterremmo così un circolo virtuoso.
Esatto. L’uso più razionale delle risorse diminuisce i costi di produzione, e i conseguenti risparmi economici consentiranno di pagare gli investimenti nelle nuove tecnologie e i salari dei lavoratori creando un circolo virtuoso che si autoalimenta. Infatti nuove tecnologie con migliori rendimenti comportano una diminuzione dei costi e dei consumi, una riduzione dell’impatto ambientale e un aumento della produzione e dell’occupazione.
Perché tutto questo non si fa?
Perché il modello di sviluppo della nostra società finora si è basata sulla crescita dei consumi, ma oggi è diventata insostenibile. La politica energetica e ambientale deve uscire da questa logica. In natura nulla può crescere sempre. Occorre tenere presente la salute dei cittadini e non solo le comodità. A cosa servono le comodità se esse inquinano l’ambiente fino al punto da rendere lo stesso invivibile? Dobbiamo uscire dalla logica delle lobby e dei profitti di pochi e dell’inquinamento per tutti. L’acqua, l’aria, il sole, il vento, il mare … sono di tutti e non di chi li sfrutta senza criterio ma solo per il proprio tornaconto col pericolo di mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza.
A cosa si deve puntare?
Ad un più equo sfruttamento delle risorse e un modello economico-produttivo ecologicamente più sostenibile che va  intrapreso subito.

 



Giovedì 08 Settembre,2011 Ore: 09:26
 
 
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