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www.ildialogo.org 25° aniversario di Chernobyl,di Michele Zarrella

25° aniversario di Chernobyl

Celebriamolo riflettendo


di Michele Zarrella

Oggi è il 25° anniversario del disastro di Chernobyl.
Abbiamo riferito all’inizio del mese di un convegno tenuto ad Ariano Irpino su tale argomento(http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/ambiente/notizie_1301683894.htm).
Dire che Pritjat', la città (grande quanto Avellino) che fu costruita per  alloggiare i lavoratori e costruttori della centrale, dal 1986 è una città fantasma. Celebrarlo con una serie di foto e dati relativi a morti, malati e danni è cosa semplice: basta cercare su Internet (http://daily.wired.it/foto/lunga-ombra-chernobyl.html?gclid=CKj76pKWvKgCFVEh3wodCBeuFA)
Oggi vorremmo chiederci: “Perché quando si può scegliere fra più possibilità tecnologiche la scelta ricade principalmente su una? Le scelte che interessano una società vengono fatte per l'incospevolezza di molti o/e per il calcolo di pochi? Esse vengono fatte in modo libero e consapevole o sono orientate da interessi? Gli interessi sono di tanti o di pochi?” Tutte domande su cui pensare. Allora celebriamo l’anniversario  riflettendo su cosa si è fatto e cosa fa l’Homo sapiens perché non si ripetano gli errori passati. Forse tutto ciò ci può essere di maggior utilità.
Dando per scontati i “contrastanti dati” su Chernobyl (5.000.000 di persone coinvolte, 273.000 cancri di cui 93.000 mortali nei successivi 70 anni, ecc. http://www.corriere.it/esteri/11_aprile_26/chernobyl-25esimo-anniversario_2036f82a-6fd0-11e0-9dd7-595a41612a44.shtml), soffermiamo la nostra attenzione sul sarcofago che decretò la sepoltura della centrale nucleare con tonnellate e tonnellate di cemento. Oggi si sta deteriorando e i media ne denunciano le crepe e avvertono che occorrerebbe realizzare il progetto del sarcofago “definitivo”, ancora non realizzato per amncanza di fondi. Chiediamoci se i costi della “sepoltura”, in casi di incidenti gravi, o dello smantellamento, in caso di “morte” naturale delle centrali nucleari viene conteggiato quando si dice che il nucleare è più economico di altre fonti. Constatiamo che in un raggio di 30 km da Chernobyl la zona che fu evacuata è interdetta, recintata e militarizzata.
Venticinque anni fa la tecnologia fotovoltaica era ancora relegata nell’ambito di applicazioni spaziali, di piccole centrali sperimentali e in ambiti particolari terrestri. Oggi tale tecnologia è applicata in molti campi e perfino sui tetti di singoli cittadini. È una tecnologia in forte espansione e sviluppo. In Italia dal 2007 al 2010 si è passati da 3.434 impianti in esercizio a 44.125 (+1285%) e da una potenza di 18.243 kW a quella di 741.228 kW(+4063%). Sono incrementi straordinari e fatti tangibili che dimostrano l'orientamento della gente, ma di cui i politici non tengono conto. Secondo l’Annual Report Irex (Italian renewable index), in Italia le tecnologie che utilizzano fonti rinnovabili potrebbero far nascere 90.000 posti di lavoro in più entro il 2020. Oggi gli investimenti nelle fonti rinnovabili hanno raggiunto la cifra di 12,3 miliardi di euro e costituiscono lo 0,4% del PIL. Con la loro applicazione si sono ottenuti benefici economici per 32 miliardi di euro oltre ai correlati benefici derivanti dalla minor emissione di CO2 nell’atmosfera. Ciononostante è incredibile registrare la discordanza fra le scelte del privato e quelle dei governi.
Il privato cittadino sceglie sempre più la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e privilegia il risparmio, i governi invece scelgono le tecnologie che accorpano e concentrano. Chiaramente il futuro sta nelle scelte energetiche nazionali e internazionali che gli Stati adotteranno e gli incentivi che essi daranno per l’una o l’altra strada.  La scelta allora sarà privilegiare la volontà dei cittadini o quella delle lobby, distribuire o concentrare? Sicuro non dà certezze il comportamento di questo governo quando ad agosto 2010 approva una legge sulle tecnologie fotovoltaiche da valere fino al 2013 e poi a marzo 2011 la sospende e la ritratta. L’incertezza non favorisce gli investimenti. Gli imprenditori, ma anche i comuni mortali, vogliono certezze e non cambiamenti unilaterali in corso d’opera.
Su questo campo l’Italia rischia di bloccare lo sviluppo delle rinnovabili, che sono fonti che detiene in percentuale maggiore della Germania e di tanti altri paesi europei. La migliore politica energetica è quella della diversificazione, ma sempre nel rispetto della biosfera. La natura è maestra e democratica distribuisce l’energia dappertutto: il sole, il vento, l’acqua, gli alberi, ecc. sono di tutti e tutti li possono sfruttare. Evitiamo le concentrazioni e investiamo maggiormente nella ricerca e nell’uso delle fonti rinnovabili. A 25 anni da Chernobyl, fermiamoci e riflettiamo. Non aspettiamo l’anniversario successivo ad una catastrofe per guardare indietro, tirare un sospiro e dopo continuare a sopravvivere senza aver tratto alcuna lezione dalla disgrazia passata.
Gesualdo, 26 aprile 2011
Per contatti

 



Marted́ 26 Aprile,2011 Ore: 20:14
 
 
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