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www.ildialogo.org I media, l'informazione e la libera stampa.,di Michele Zarrella

Libia, Giappone o referendum?
I media, l'informazione e la libera stampa.

di Michele Zarrella

La centrale nucleare di Fukushima in Giappone dopo l'esplosione
La guerra in Libia ha di colpo fatto passare in terzultimo piano il disastro giapponese. I media non ne parlano più. Ma alla guerra in Libia nell’arco di una generazione si potrà mettere rimedio, alle catastrofi nucleari occorreranno centinaia di generazioni. È errato tacere, falsare o ignorare il disastro giapponese. Purtroppo, e sottolineo purtroppo, esso è la testimonianza della realtà: il nucleare, per quanti sforzi abbia fatto l’uomo, resta pericoloso. È una tecnologia che non sappiamo governare. Abbiamo creato qualcosa di rischioso che non riusciamo più a controllare, i cui effetti ricadranno come un macigno sulle future generazioni. Un regalo che non meritano. Non cambiano l’obiettivo del nostro discorso le cifre delle decine di migliaia di morti, dei danni, della radioattività che ha superato per centinaia di migliaia di volte quelle tollerabili. Chi è interessato le può trovare su internet. Il nostro obiettivo è quello di porre l’attenzione sull’insensatezza di coloro che nascondono la polvere sotto il tappeto lasciandola a chi verrà dopo. La logica di non parlare della pericolosità del nucleare, dei danni giapponesi e mondiali, di proclamare una moratoria di un anno o due, di non tener conto della salute propria e delle future generazioni, della volontà popolare, dello stoccaggio delle scorie, dei costi dello smantellamento delle vecchie centrali, è qualcosa che deve stupire e preoccupare. Nessuno vuole le catastrofi, ma qui si tratta di prendere coscienza della realtà, di rendersi conto, di fermasi a ragionare, di valutare i fatti che non sono emozioni, ma siamo di fronte a eventi tangibili e purtroppo ripetuti troppe volte. Alcuni sono stati di una atrocità inaudita e con conseguenze incalcolabili sia per la salute e per la vita sia economicamente e temporalmente.
Chi non ha ancora letto il ricordo della vedova Valentina Panasevich, raccolto da Svetlana Alekseievic nel capolavoro “Preghiera per Chernobyl”, è invitato vivamente a farlo (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/19/chernobyl-la-triste-fine-dei-liquidatori/98536/).
I tecnici di Fukushima stanno facendo la stessa fine degli eroi che si immolarono per spegnere il reattore numero 4 della centrale ucraina di Chernobyl. Vada a loro la nostra solidarietà e la nostra preghiera. I sacrifici e le vittime di tutti i disastri provocati dall’uomo servano da esempio e da monito per tutti.
La società sta lasciando il campo agli avventurieri del profitto senza fine, ai fabbricatori di verità mistificate, a persone che danneggiano persino se stesse e le future generazioni. “L’albero pecca e il ramo riceve” recita un famoso proverbio. Nel caso del nucleare non si tratta di un albero, ma dell’intera umanità. La lobby nuclearista sta danneggiando se stessa, tutti noi e le future generazioni. Abbiamo già altri esempi. Il tabacco, la droga, i rifiuti tossici, gli incidenti nucleari precedenti, ecc. Le soluzioni ci sono. Le abbiamo già e le possiamo migliorare.
A che serve insistere su tecnologie pericolose ? A che serve arricchirsi, se inquiniamo l’ambiente in cui viviamo? Se danneggiamo la nostra salute? Se provochiamo morte e distruzione? Se mettiamo a rischio la nostra sopravvivenza?
Nell'editoriale del CORRIERE di domenica scorsa il professore Toni Iermano conclude con una frase che condivido : Alla cultura e alla libera stampa spetta il difficile compito di contrastare le falsificazioni e le increspature concettuali per ridare vigore alle nuove generazioni, incitandole “per il bene loro e della società”, alla riconquista del valore del limite e della partecipazione deliberativa da contrapporre ai capricci dei melanconici satrapi e alla ignoranza terroristica di miserabili che usano il consenso elettorale per continuare a vendere illusioni e inquinare speranze.
E quale occasione migliore di partecipazione deliberativa è di quella di andare a votare per i tre referendum che impegnano diritti e bisogni reali: acqua, energia pulita e uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Sono concetti semplici alla portata della comprensione e della sensibilità di tutti. E tutti devono partecipare. Il nostro comportamento determinerà le basi su cui costituire il futuro. Il futuro dipende da noi non dagli altri. Il 12 e 13 giugno ognuno di noi potrà dire la propria opinione e scegliere il futuro nostro e dei nostri figli.
Gesualdo, 28 marzo 2011


Luned́ 28 Marzo,2011 Ore: 13:48
 
 
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