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www.ildialogo.org Festa della donna,di Michele Zarrella

Otto domande, otto risposte l'otto del mese
Festa della donna

di Michele Zarrella

 
Il fatto che vi sia un giorno dedicato a tale festa è emblematico.
Sì è significativo. Ma visto che c’è facciamone l’occasione per riflettere ancor di più su quei diritti che in gran parte del mondo ancora non sono stati raggiunti o sono ignorati o peggio calpestati.
Quali?
Libertà, lavoro, parità…, ma anche violenza, sopraffazione sull’uso del corpo femminile, spesso utilizzato come merce da affiggere ovunque su tanti oggetti e su piccoli o giganteschi manifesti pubblicitari, o come attrattore di programmi televisivi insulsi e arroganti, o, per venire alla attualità italiana, come utilizzo personale “deviato” e arrivista.
Quante le donne incontrate?
Tante. Nel mio vissuto ricordo le donne conosciute, stimate, amate…, sempre rispettate. Ricordo la bontà, l’umanità, la caparbietà, la capacità di ascolto, la comprensione, l’accoglienza, il loro volto e le loro storie. Con tutte ho accresciuto i rami dell’albero della vita. Alcuni sono robusti e rigogliosi e ancora portano foglie, fiori e frutti, altri sono più piccoli, alcuni sono appassiti, altri si sono intrecciati solo per un attimo e sono caduti come foglie frali d’autunno.
Cosa ne è rimasto?
Tutte, hanno costituito un momento di esperienza e di vita perché quel che conta è l'incontro, la scoperta di identità di vedute e di valori, il progetto realizzato insieme, la passione comune vecchia e nuova trasmessa con la relazione e la frequentazione. Percorsi, frammenti di vita, di cui alcuni sono rimasti ricordi indelebili, altri meno perenni, ma tutti hanno comunque lasciato un segno. Quel che resta è l’aver vissuto e condiviso delle emozioni e continuarle a vivere anche quando si è lontani.
Un gran vissuto.
Sì. Questo hanno fatto le donne (ma anche gli uomini) con cui mi sono incontrato e con cui ho stretto rapporti: hanno cambiato, arricchendolo di rami, foglie, fiori e frutti, il mio albero della vita.
L'otto marzo, allora, nel segno del rispetto dei diritti delle donne e con l’augurio che nascano sempre più rami e si espandano per arricchire l’albero della vita umana.
Questo è un buon augurio. Ma parlando di vita umana sento forte il bisogno di allargare la riflessione alla grave offesa che si sta portando alla Scuola e alla Terra, altri due sostantivi femminili.
Per i tagli alla Scuola?
Come si fa a tagliare i contributi ad una istituzione educativa che lavora con impegno e azione rigorosa, improntata a testimoniare e trasmettere alle future generazioni, gli elementi fondamentali per comprendere e poter vivere al passo con la nostra civiltà? Come si fa ad attaccare tutte quelle persone (personale, docenti, dirigenti …) che quotidianamente con entusiasmo, professionalità e l’esempio trasmettono la curiosità di conoscere la realtà, il gusto della disciplina, della scienza e della vita?
Tagliare i fondi alla scuola equivale a tagliare le gambe al proprio futuro, perché la Scuola concorre alla crescita della vita umana con la cultura che è la migliore forma di investimento, il miglior strumento di riscatto dai tanti problemi odierni. La Scuola dà ai giovani la capacità di interpretare la nostra società e l’apprendimento di tante materie e di una professione.
E alla Terra?
L’umanità accecata dal profitto sta modificando l'equilibrio della biosfera fino all’inverosimile correndo dei grossi rischi che non ha alcun senso correre. L’inquinamento atmosferico da CO2 ha superato quello che James Hansen, nel suo libro “Tempeste”, ritiene il limite a cui portarci per stare tranquilli: 350 parti per milione (ppm) di volume, mentre oggi siamo a 392 ppm e continua a salire esponenzialmente. Dice lo scienziato: I cambiamenti climatici indotti dall’uomo sono, in realtà, la più grande minaccia che incombe sul genere umano. L’umanità continua imperterrita a consumare (ed io aggiungo e a sprecare) senza riflettere sulle conseguenze delle sue azioni.
Ognuno di noi contribuisce con i suoi comportamenti al riscaldamento globale allora agiamo uniformandoci al Principio di responsabilità (del 1979) di Hans Jonas: agisci in modo che le conseguenze delle tue azioni siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla Terra.
Auguri.
Gesualdo, 8 marzo 2011


Marted́ 08 Marzo,2011 Ore: 12:14
 
 
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