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www.ildialogo.org Ambiente e sviluppo.,di Michele Zarrella

Otto domande, otto risposte, l’otto del mese.
Ambiente e sviluppo.

Come coniugarli?


di Michele Zarrella

Ambiente e sviluppo come possiamo coniugare queste due esigenze?
Con la presa di coscienza e con il buon senso. Mi spiego. Relativamente a questi problemi la gente è un po’ confusa in quanto, come spesso accade, vi sono posizioni che si fronteggiano in maniera estrema e senza buon senso. Da un lato vi è una posizione ambientalista estremistica e dall’altra una tecnologica futurista. La prima ci vorrebbe riportare ad una vita alla “Tarzan” per semplificare, la seconda pensa che il dio tecnologico saprà affrontare tutte le sfide future, dimenticando i disastri che questa logica ha provocato. Uno per tutti: la marea nera nel Golfo del Messico.
E quale è la soluzione?
Se la soluzione fosse semplice l’avremmo già messa in atto. Purtroppo il problema è molto complesso e necessita di soluzioni altrettanto complesse. Quindi bando agli estremismi e alle posizioni radicali. 
Da dove partire?
Partiamo dai dati di fatto. Nell’ultimo secolo e mezzo che coincide col periodo della rivoluzione industriale la temperatura media del pianeta è aumentata. Questo lo dobbiamo fare senza allarmismi, ma anche senza sminuirne l’evidenza scientifica.
Ma a cosa è dovuto l’aumento della temperatura?
E' dovuto all’aumento di gas serra nell'atmosfera e prenderne coscienza e non negarlo è  il primo passo da fare. E poiché uno dei peggiori gas serra è la CO2, dobbiamo cercare di diminuirne le immissioni nell’atmosfera.
Allora il problema è semplice?
No, perché non dobbiamo preoccuparci solo di questo.
E di cosa altro?
Dell’acqua, del territorio e delle abitudini sociali che comportano, inevitabilmente, uso e consumo di energia. L’acqua, il territorio e l’energia sono profondamente collegati fra loro. Se, per esempio, voglio sviluppare dei biocarburanti dovrò occupare dei territori che dovrò togliere alle foreste e/o a terreni utilizzati per l’agricoltura. Se voglio costruire una centrale nucleare dovrò avere abbondante acqua a disposizione per il raffreddamento. Se voglio cambiare le abitudini sociali ne dovrò proporre delle alternative altrettanto soddisfacenti.
Faccia un esempio.
Guardiamo, per esempio, la mobilità di questa società: motorini, automobili, pullman, treni, aerei, navi, . . . Quasi tutti i mezzi di trasporto utilizzano il motore a scoppio, cioè bruciando fonti fossili. E chi non lo fa direttamente (treni, tram . .) lo fa indirettamente utilizzando l’energia elettrica prodotta col carbone, col gas o col petrolio. Tali mezzi di trasporto nelle città provocano il particolato, tanto nocivo alla salute pubblica. Allora cercando la soluzione alla riduzione del particolato si dà, a catena, anche un contributo alla diminuzione dello scioglimento dei ghiacci. Però il problema è complesso. Perché se puntiamo solo a ridurre le emissioni di CO2 non possiamo dire da oggi a domani ci si muove tutti a piedi o in bici, ma dobbiamo dare una alternativa valida a questi problemi della mobilità e della produzione dell’energia elettrica da fonti diverse dalle fossili.
Un altro esempio è l’incremento demografico. Se oggi siamo quasi 7 miliardi di persone nel 2050 ne saremo, secondo le attuali proiezioni, circa 9 miliardi. E la richiesta di energia aumenterà, come pure quella dell’acqua e del territorio. Se continuiamo a vivere con le attuali tecnologie e con l’attuale livello energetico a metà del secolo ci troveremo con un raddoppio delle emissioni di CO2. Questo comporterà un aumento della temperatura media di oltre 2 gradi con conseguenze inimmaginabili.
Che possiamo fare?
Informazione, ricerca e educazione sono tre punti fondamentali sui quali agire. Un cittadino informato diventa un cittadino cosciente che può agire: nel fare la spesa, nell'evitare gli sprechi, nel migliorare l'efficienza energetica della propria casa, nel modo in cui si muove,  ecc.. La ricerca e il conseguente sviluppo di nuove tecnologie ci porteranno a produrre energia da fonti meno inquinanti, come le rinnovabili che oltretutto sono distribuite su tutto il pianeta, o ci porteranno a soluzioni per la cattura della CO2 e la sua sequestrazione sotto terra, cosa che già ha fatto la natura con i giacimenti di carbone, gas e petrolio. Educare la società a nuove forme che utilizzino limitate risorse, perché limitate sono le risorse del pianeta, ma che nulla tolgano al benessere e alla felicità. E qui diventa indispensabile il ruolo della politica. Ma con l'attuale forma di democrazia è difficile che un politico pensi ad azioni ed investimenti nella ricerca i cui risultati si vedranno nel medio e lungo termine, come lo è il 2050. Prova ne è che da decenni gli investimenti nella ricerca sono diminuiti. Però sta al cittadino elettore premiare il politico lungimirante e non quello che vede fino al proprio naso. Alla fine, quindi, tutto dipende da ognuno di noi sia per quanto riguarda i comportamenti personali, sia per l'acquisto di nuove tecnologie e sia per le scelte politiche. Siamo noi per prima che non dobbiamo guardare fino al naso, ma pensare che fra quaranta anni figli e nipoti si troveranno un pianeta sporco e con la febbre.
Gesualdo, 8 novembre 2010
Michele Zarrella
Per contatti

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Lunedì 08 Novembre,2010 Ore: 13:48
 
 
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