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www.ildialogo.org “Disastro ambientale” due parole sempre più usate dai media.,di Michele Zarrella

“Disastro ambientale” due parole sempre più usate dai media.

Può essere che l’uomo se lo cerca?


di Michele Zarrella

Da anni sulla stampa e in tutti i media spesso, anzi troppo spesso, ricorrono le parole “disastro ambientale” .
È vero. I disastri ambientali sempre più spesso occupano le pagine della stampa e di tutti i media. Oggi stiamo assistendo, pressoché impotenti, alla lenta morte dell’intero ecosistema del Golfo del Messico e di tutte le attività umane congiunte. Ma molti altri ce ne sono stati e tutti ne paghiamo ancora le conseguenze. La Exxon Valdez nel 1989 urtò contro una scogliera disperdendo nell'ambiente circa 42 milioni di litri di petrolio inquinando 1.900 km di coste in Alaska. Non dimentichiamo, fra i più grandi disastri la Guerra del Golfo Persico del 1991 quando furono riversati 11 milioni di barili di petrolio. Le tante altre petroliere incagliate e/o affondate per restare solo nell’ambito petrolifero.
 
Infatti ora ci sono anche le fabbriche: Il corriere della sera del 30 giugno 2010 titola: Disastro ambientale a Taranto sotto inchiesta i vertici dell’Ilva.
Beh, che le industrie chimiche inquinano non lo scopriamo adesso. Secondo i dati riportati dall’E-PRTR (European Pollutant Release and Transfer Register) nel 2008 l’Ilva di Taranto ha prodotto 248.000 tonnellate di monossido di carbonio, 12.500 tonnellate di ossidi di azoto, 12.700  tonnellate di ossidi di zolfo, 11,2 tonnellate di piombo, 105 kg di mercurio e 97 grammi di diossine e furani. Le Procure della Repubblica indagano e inquisiscono gli uomini che per i propri affari, i propri interessi “sfruttano” e inquinano: acqua, aria, e terra. Certa gente sfrutta il bene di tutti per l’interesse di pochi. È giusto che la magistratura intervenga.
Anche in Puglia succede questo?
Purtroppo. E dire che il Tavoliere della Puglia viene chiamato il “Granaio d’Italia”. Certo in Puglia:  terra di uva, pomodori, olio, formaggi e grano fa ancora più sensazione scoprire che nei formaggi degli allevamenti che pascolano nei pressi dell’Ilva si trovano pericolose tracce di diossina e di policlorobifenili (i famigerati pcb), che insieme ai furani sono tre delle dodici classi di inquinanti organici persistenti e di elevata tossicità, pertanto pericolosi sia per l’ambiente che per la salute pubblica.
Ma l’uomo è in grado di controllare la Natura?
Le lobby, dicono che le fabbriche portano progresso, benessere e soldi… tanti soldi. Quando presentano i progetti ci dicono che è tutto sotto controllo, che il processo industriale è rispettoso delle regole, della salute e della Natura. Invece sotto controllo è un bel niente. Dicono che non ci sono pericoli e invece è solo sfruttamento di Gaia, il pianeta che vive, per gli affari di pochi e danni per tutti.
Purtroppo ce ne accorgiamo quando cominciano le malattie o quando succedono i disastri ambientali come quelli del Golfo del Messico.
Abbiamo bisogni di questi “schiaffi” feroci della Natura che non rispettiamo. E, come sempre, i primi a farne le spese sono le forme di vita più deboli, più semplici, più elementari, più essenziali come il plancton, i microrganismi, le larve di tante specie, l’erba dei pascoli... Ma non ci rendiamo conto che è da lì che comincia la catena alimentare che sostiene tutte le forme di vita sulla Terra?
Allora sono queste le forme vanno più protette!
Sì. È lì che dobbiamo orientare la nostra attenzione e le nostre cure. Ma non riusciamo a vedere un po’ più in là del naso. Dopo i disastri facciamo la conta dei morti e dei feriti, la quantizzazione dei danni e delle rovine e poi ricominciamo come prima o peggio: correndo all’accaparramento. Facendo abusi, soprusi non rispettando le regole e le leggi. I furbi scavalcano gli onesti, i diritti e i doveri. Il dio denaro la fa da padrone, la coscienza civile latita, gli abusi continuano, l’ambiente è devastato, le regole della natura e la vita vengono di nuovo calpestate.
Quali altri danni?
Chi vive vicino alle fabbriche (chimiche) ha problemi di salute e poi non sente più l’odore dell’erba o del bosco, non vede l’azzurro del cielo, il chiarore dell’alba e i colori del tramonto, non sente il profumo dei fiori, non s’incanta a vedere la Natura che ad ogni primavera si risveglia e ci comunica ciò che è sacro e che va tutelato: la vita a cominciare dalle sue forme più semplici, dalle sue forme primordiali.
Ma questa non è la specie dell’Homo sapiens sapiens?
Mi meraviglio sempre di più degli esseri moderni che si sono autodefiniti Homo sapiens sapiens, della loro indole e della capacità di adeguamento che dimostra il loro sistema nervoso. Ha visto il film “Una scomoda verità” di Al Gore? Il sistema nervoso della società somiglia a quella rana che sta nella pentola sotto cui è acceso un fuoco lento e continuo che fa aumentare la temperatura dell’acqua. La rana si adegua e rimane tranquilla nell’acqua calda. La temperatura aumenta, aumenta fino ad arrivare a … ebollizione e a “cuocere” la rana viva che si salva grazie all’intervento di una “forza” esterna. E così l’Homo sapiens sapiens si riscalda al fuoco delle favole, si fa abbindolare dai sogni dei set televisivi, si fa incantare dal primo ciarlatano che gli assicura soldi e progresso senza valutare le conseguenze delle proprie azioni su tutta la popolazione e su tutta la biosfera. Caso mai lo elegge e lo manda anche al potere. Accetta aumenti di tasse e di burocrazia, sfruttamento, riduzione di posti di lavoro e di stipendi. Oppure soggiace a scelte esiziali come l’attuale tecnologia nucleare. E quando succedono i disastri, si arrabbia, manda al diavolo questo e quello, s’imbufalisce e minaccia rivoluzioni. Ma è fuoco di paglia. Alla fine, dopo la conta dei morti, la valutazione dei danni, il contributo economico alle famiglie colpite, le telefonate di intrallazzi, addirittura intrise di ilarità, ricomincia come prima. Peggio di prima. A volte penso che se lo stia cercando il “disastro ambientale” così potrà ricominciare a lucrare e fare affari. Senza, però, valutare le conseguenze a cui sta andando incontro, senza imparare dalla storia, senza pensare alle future generazioni. Se questo è essere sapiens, poveri figli e nipoti!
Gesualdo, 08/07/2010
Michele Zarrella

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Giovedì 08 Luglio,2010 Ore: 00:47
 
 
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