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www.ildialogo.org Nucleare sì, nucleare no<br>Qual è la soluzione?,di Michele Zarrella

OTTO DOMANDE L’OTTO DEL MESE.
Nucleare sì, nucleare no
Qual è la soluzione?

di Michele Zarrella

L’ingegnere Michele Zarrella insegna elettrotecnica, nell’istituto di istruzione superiore (IIS) di Grottaminarda, trattando di produzione, trasporto e utilizzo dell’energia elettrica. Da quando è entrato in vigore il trattato di Kyoto si interessa di effetto serra, e dell’influenza dei nostri comportamenti sull’inquinamento atmosferico. Insieme ai suoi alunni ha prodotto ricerche in laboratorio, brochure e CD. Da tre anni organizza, coadiuvato dalla dirigente scolastica Catia Capasso e dai colleghi, il convegno: RIFIUTO INQUINARE. Pubblichiamo la seconda intervista della serie OTTO DOMANDE L’OTTO DEL MESE.
 
Un chilogrammo di uranio contiene una quantità di energia pari a un milione di chilogrammi di carbone. Potrebbe questa essere la soluzione per la riduzione delle emissioni di gas serra nell’atmosfera?
Messo in questi termini l’opzione nucleare risolverebbe i problemi sia dell’inquinamento atmosferico che dei costi. Ma il problema è molto più complesso e variegato e questa sarebbe una soluzione a vista corta e dannosa per l’umanità.
Perché allora non è la soluzione giusta?
Ricorrere all’attuale tecnologia nucleare a me ricorda il Titanic: navigava a vista e troppo velocemente. E sappiamo che fine fece. L’opzione nucleare è una soluzione che non pensa al futuro in particolare alla salute dei cittadini e dell’ambiente. Purtroppo non è stato ancora risolto il problema dello stoccaggio delle scorie. Tutti questi costi sono di difficile quantizzazione, ma comunque di grossa entità.
Ma come funziona una centrale nucleare?
Come una centrale termoelettrica. Si produce del vapore acqueo ad alta pressione e alta temperatura e si invia su una turbina che fa girare l’asse dell’alternatore. L’alternatore trasforma l’energia meccanica di rotazione in energia elettrica per il fenomeno dell’induzione elettromagnetica. Nelle centrali termoelettriche il calore è prodotto dalla combustione di prodotti fossili (carbone, petrolio o gas), in quelle nucleari è prodotto tramite una reazione a catena di fissione degli atomi di uranio controllata con delle barre di boro, cadmio o altro.
Nell’immaginario collettivo la paura più grande è la possibilità di un incedente come quelli di Three Mile Iskland in America del 1979 e Černobyl' in Ucraina del 1986.
Nessun processo industriale è immune da incidenti e quello nucleare è il più pericoloso a causa degli enormi danni che può provocare e della vastità di area che può interessare. L’incidente di Černobyl' rilasciò una quantità di radiazioni 100 volte maggiore di quella rilasciata dalle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki. E le conseguenze furono tragiche. Oltre ai 65 morti “ufficiali”, ma contestati dalle associazioni antinucleariste, 350.000 persone furono evacuate, molte di esse morirono o subirono danni irreparabili alle salute. Perfino in Inghilterra si sentirono gli effetti, e qui in Italia, a 1500 km di distanza furono buttate al macero le coltivazioni agricole, la produzione del latte, ed altri prodotti. Negli Stati Uniti d’America dal 1978 non viene più costruita una centrale nucleare.
Economicamente è conveniente una centrale nucleare?
I costi di una centrale nucleare sono enormi. Negli anni Settanta una centrale costava 400 milioni di dollari, mentre negli anni Novanta 4 miliardi di dollari, cioè 10 volte in più. Per ridurre i costi di una centrale nucleare si è pensato di farle di grande potenza oltre i 1000 milioni di watt (megawatt MW). Quella di Olkiluoto, in Finlandia, è progettata per 1600 MW. Per la sua realizzazione nel 2002 furono previsti 2,5 miliardi di euro, e sette anni per realizzarla. Oggi si calcola che il costo complessivo sarà di 5 miliardi di euro. Il doppio. Economicamente non è conveniente e nessun imprenditore, né tantomeno la Borsa, investe sul nucleare. Le centrali nucleari si possono realizzare solo perché alcuni governi le sovvenzionano con le tasse dei cittadini.
Ma quanto tempo occorre per costruire una centrale nucleare?
Dai cinque ai nove anni, una volta acquisite tutte le autorizzazioni. Molte regioni italiane hanno approvato delle leggi che impediscono la realizzazione di una centrale nucleare e di un sito per lo stoccaggio delle scorie nei propri territori. Anche se questo non risolve il problema se poi la centrale si trova nella regione o nella nazione limitrofa. Černobyl' insegna. Inoltre il tempo di realizzazione dipende dalla grandezza e dall’andamento dei lavori. La centrale di Olkiluoto fu iniziata nel 2002 e si era progettato di completarla per il 2009. Ma non è ancora finita. Durante i lavori sono stati segnalati oltre “2300 deviazioni standard di qualità” richiesti. È un modo burocratico per indicare gli incidenti minori, significativi o critici e le variazioni in corso d’opera che si sono avuti.
Quindi l’incertezza dei costi, dei tempi e lo stoccaggio delle scorie sconsigliano la realizzazione di una centrale nucleare. Ma vi sono altri rischi?
Certamente. La mancanza di standardizzazione nella costruzione delle centrali costringe ad avere del proprio personale specializzato per ogni centrale. E l’abbandono, da parte di molte nazioni, del programma nucleare ha portato, e porterà, molti tecnici in pensione, con conseguente perdita di professionalità. Poi c’è la filiera degli approvvigionamenti. Essa risulta strozzata in vari punti a partire dalle cave di uranio fino alla realizzazione delle parti essenziali come i reattori e l’indotto. Infine il rischio terrorismo e la proliferazione delle armi nucleari chi li può escludere?
Quale futuro?
In tutto il mondo esistono progetti per la costruzioni di nuovi reattori da utilizzare nelle cosiddette centrali di quarta generazione che utilizzano neutroni veloci raffreddati a sodio. Ma fin quando nuove e più sicure tecnologie non saranno realizzabili, per il futuro bisogna puntare su efficienza delle reti, risparmio energetico e energie rinnovabili. Le prime due dipendono dalla capacità e dall’intelligenza dell’uomo. Le energie rinnovabili, (il sole, il vento, ecc.) sono distribuite pressoché equamente su tutto il pianeta. Incentivandole, ogni nazione potrà rendersi energeticamente indipendente. La natura è madre: si evolve e distribuisce a tutti alla stesso modo. L’uomo no.
 
 
Per contatti
Michele Zarrella

sito web: http://digilander.libero.it/prolocogesualdo/indice.html



Lunedì 08 Marzo,2010 Ore: 12:23
 
 
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