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www.ildialogo.org RELAZIONE GEOLOGICA SULLA TAV VAL DI SUSA,di Luciano Baruzzi

RELAZIONE GEOLOGICA SULLA TAV VAL DI SUSA

di Luciano Baruzzi

In riferimento all'iniziativa delle Libreria Cuculia riguardante il dibattuto problema della Tav Val di Susa e della sua prosecuzione nel cosiddetto Corridoio 5 fino a Kiev invio alcune osservazioni sulla parte che attraversa la catena alpina e la Val di Susa secondo criteri di carattere Geologico a mio parere non ancora trattati sufficientemente. Finora si sentono discutere solo economisti e in qualche caso esperti di economia dei trasporti.

Dal punto di vista Geologico si tratta di attraversare la catena alpina con una galleria di 57 Km. Comincio col dire che la Val Susa è una valle glaciale col profilo ad U quindi scavata a suo tempo dal ghiacciaio quaternario col fondo piatto ed i fianchi ripidi. Nel fondo piatto sono presenti attualmente (dopo il ritiro del ghiacciaio) il fiume Dora Riparia, la vecchia strada statale, l’autostrada a quattro corsie, la ferrovia a doppio binario e tutti gli insediamenti umani sparsi fino a Bardonecchia.

La Tav dovrebbe inserirsi tra tutte queste infrastrutture in uno spazio che non esiste per cui sono previsti nel progetto ripetutamente modificato varie gallerie per ovviare alla mancanza di spazio nella Valle. Per attraversare la catena alpina al livello più basso possibile è quindi necessario la galleria progettata di ben 57 Km. In quella zona come del resto in tutte la Alpi la litologia è abbastanza chiara e significativa. Le Alpi rappresentano una grande piega orogenetica composta in superficie da materiale calcareo di età recente o non molto antica, mentre sotto a questo la parte interna cioè il cuore della catena è composta di rocce eruttive e metamorfiche molto compatte e consolidate con minerali di vario tipo in cui possono trovarsi aree con minerali radioattivi (uranio, etc.) con percentuali però non molto elevate e materiali ricchi di amianto che una volta liberato dallo scavo andrebbe ad inquinare, come del resto i minerali uraniferi, le varie falde acquifere e quindi addirittura i corsi d’acqua dal quale traggono la preziosa risorsa i valligiani.

Attualmente ancora non si conosce tutto quanto descritto sopra essendo impossibile anche dal punto di vista tecnologico la varietà mineraria. Sono infatti previste e si stanno già facendo, gallerie esplorative per sapere a cosa si va incontro.

Tutta questa situazione è in parte ben conosciuta dagli abitanti della valle che vanno comunque ascoltati essendo importanti conoscitori del loro ambiente. Siamo anche in attesa di conoscere ciò che è stato esplorato da geologi soprattutto che a loro volta devono essere considerati col giusto rispetto cosa che in Italia di solito non avviene. Resta il fatto che in tutti o quasi i dibattiti sul tema non si è mai visto o sentito intervenire qualche geologo. Recentemente in un convegno tenuto a Ravenna per illustrare appunto i danni di tutti i tipi della Tav Val di Susa non era presente alcun geologo ma solo ingegneri che pur preparati non sembrano all’altezza di una conoscenza geologica profonda. Bisogna aggiungere che nello scavo della galleria possono essere intercettate falde acquifere con pericoli per gli operai addetti (sono falde in forte pressione) con costi suppletivi e con inaridimento delle sorgenti che alimentano le prese d’acqua utili per l’uomo lungo la valle e possono modificare il regime stesso del fiume. Sappiamo tutti bene che la risorsa Acqua è importante e va tutelata in modo totale.

Penso che tutte queste condizioni siano state esaminate anche se non portate a conoscenza dell’opinione pubblica ma ben conosciute, torno a ripetere, dagli abitanti della valle che conoscono molto bene la loro “Casa”. Non sto a ripetere il problema economico già trattato ampiamente dagli economisti presenti nei vari dibattiti, ripeto solo che con quelle premesse i costi si alzeranno tremendamente e in ogni caso, anche se fossimo in un periodo di felice economia, rappresenterebbero un peso enorme per una infrastruttura da considerarsi “Inutile”.

Passando a motivazioni di carattere geografico il cosiddetto Corridoio 5 deve partire da Lisbona porto ora estremamente secondario: sappiamo tutti che i principali porti europei sono quelli del Nord Europa tipo Anversa – Amsterdam – Rotterdam (il porto principale a livello mondiale) – Londra – Brema – Amburgo. Non si capisce quindi quali merci debbono partire ed arrivare da Lisbona. Il corridoio prosegue attraversando la penisola iberica (Madrid – Barcellona) entra in Francia fino a Lione dove vi è l’attraversamento delle Alpi nel tratto “Lione – Torino” con la galleria già ricordata. La linea ferroviaria continua oltre Torino attraversando tutta la pianura Padana ponendo anche qui problemi di difficile soluzione nell’attraversamento di tale area densamente popolata e intensamente coltivata. Si arriva quindi a Milano – Venezia – Trieste – Lubiana – Zagabria – Budapest – Kiev.

Tenuto conto dei lunghi tempi di costruzione (si parla di trenta anni) penso che nessuno possa indovinare quali tipi di merci potranno muoversi in un tempo così lungo da Lisbona a Kiev e viceversa: potrebbe essere che come già in parte avviene questa linea ferroviaria diventi sovradimensionata quindi, come si diceva, inutile e costosa.

Questo è quanto si può definire dal punto di vista geologico e geografico. Ringrazio per l’attenzione sperando di avere dato un piccolo contributo alla conoscenza di questa infrastruttura di cui tanto si è parlato ma che ancora si può fermare.

 

Luciano Baruzzi

Laureato in Scienze Geologiche Unibo 1965 Via dei Carracci 7

48022 Lugo di Romagna (Ra) tel. 0545/26187



Marted́ 27 Novembre,2012 Ore: 09:39
 
 
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