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www.ildialogo.org La guerra di successione,Bruno Gambardella

La guerra di successione

Bruno Gambardella

 Tante parole sono state spese (o forse sprecate) su quella che è stata definita successione ad personam proposta dal governo Berlusconi. In sostanza un genitore, fatta salva la cosiddetta legittima per un 50% dell’eredità, può decidere di dividere in parti disuguali la quota restante del patrimonio destinato agli eredi.

Non sfugge a nessuno il tentativo di papi di salvaguardare le aziende di famiglia rafforzando le posizioni di Pier Silvio e Marina a scapito dei figli avuti da Veronica Lario. Il premier, con una faccia tosta sempre più degna dell’Oscar dei Filibustieri, è riuscito ad infilare in quello che potrebbe essere un provvedimento davvero da “lacrime e sangue” per gli italiani una piccola norma finalizzata alla soddisfazione degli affaracci suoi.

Dopo aver reso il dovuto omaggio alla genialità maligna e alla vitalità di un cadavere politico che tenta ancora una volta di resuscitare facendosi beffe della rituale (e sterile) indignazione dell’opposizione, ci sembra opportuna qualche riflessione in più.

Se proviamo a ragionare dimenticando per un attimo il clan Berlusconi e le sue beghe familiari, il principio proposto non ci sembra sbagliato. Anche in una famiglia normale (una famiglia che non deve ereditare Mediaset, il Milan, Mondadori e un enorme patrimonio finanziario e immobiliare) non sempre le cose filano via lisce. Capita spesso che alcuni figli si disinteressino completamente di genitori anziani e malati e che siano altri figli a farsi carico, anche economicamente, dell’assistenza morale e materiale. Ci sembra giusto che, al di là di una quota uguale per tutti, un genitore possa decidere di privilegiare chi gli è stato più vicino.

Siamo convinti che uno Stato, garantita una cornice generale di diritti e doveri uguali per tutti, debba poi lasciare libero l’individuo di fare le scelte che vuole. Berlusconi, seppure per garantirsi una via d’uscita legale da una difficile controversia familiare, ha proposto un principio liberale che, a nostro parere, è assolutamente condivisibile: peccato che su tutto il resto (liberalizzazione di tariffe e professioni, ad esempio), il premier riformatore lasci subito il posto al politico statalista e corporativo…

Un’ultima riflessione. Se il centrodestra italiano insisterà sulla rimozione di alcuni vincoli nel diritto ereditario sbandierando principi di libertà di autonomia e di decisione degli individui non sarebbe giusto chiedere che gli stessi criteri fossero poi applicati al testamento biologico, alla ricerca scientifica e alla legislazione sulle cosiddette famiglie di fatto? Se posso scegliere di lasciare una fetta di eredità più consistente al figlio che mi ha accudito perché non posso decidere quando e come morire, se sottopormi o meno a cure sperimentali che possono quanto meno regalarmi una speranza, se vivere con un compagno dell’altro o del mio stesso sesso godendo di qualche garanzia nel diritto di famiglia?

Noi da tempo non speriamo più nella “sinistra” aventiniana e clericale. Sarebbe triste, molto triste augursi che Berlusconi in futuro si trovi nella necessità di ricorrere a particolari trattamenti sanitari o che diventi omosessuale perché il nostro Paese possa godere di libertà riconosciute nelle nazioni civili…



Domenica 30 Ottobre,2011 Ore: 09:56
 
 
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