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La Shoah nelle carceri italiane

Bruno Gambardella

 Si potrà  pensare ciò  che si vuole di Marco Pannella, ma è innegabile che il leader radicale sia l’unico politico in Italia ad occuparsi con costante attenzione del trattamento disumano riservato a chi è “ospite”  delle patrie galere. Da più di due mesi è in Satyagraha nonviolento a mezzo dello sciopero della fame e per alcuni giorni ha condotto anche dello sciopero della sete, una forma di lotta molto pericolosa per un uomo della sua età e con problemi cardiologici seri. Quest’ultima iniziativa è stata sospesa dopo l’invito pressante venuto da esponenti di maggioranza e opposizione e, soprattutto, dopo l’intervento autorevole e impegnativo di Giorgio Napolitano. A quanto pare, solo ricorrendo a mezzi estremi la politica e  l’informazione sono costrette ad occuparsi di ciò che avviene nelle nostre carceri, vere e proprie discariche sociali di cui è meglio tacere.

Pannella indica come obiettivo indispensabile ed improcrastinabile il ritorno al rispetto delle leggi che tutelano gli esseri, umani e non, in quanto tali, fissati in molti codici fra i quali spicca la nostra Costituzione. La classe dirigente del Paese preferisce glissare sull’unica proposta seria in campo: l’amnistia. Anche il questo caso si può essere più o meno in sintonia con i radicali (e con le associazioni di volontariato, laico o  cattolico, che si occupano dei detenuti), ma non si può continuare a far finta di niente. Sarà impopolare, ma un'amnistia da concedere subito appare l’unico strumento giuridico  che consentirebbe un intervento di qualche efficacia nei tempi necessari ad interrompere la filiera della mattanza (per suicidio e varie) di carcerati, giudicati colpevoli o in attesa di giudizio, delle loro guardie carcerarie e dei direttori delle case di pena. Chi è contrario, magari con argomenti che vadano oltre un giustizialismo a senso unico (cioè contro i poveracci), è  pregato di proporre soluzioni che non si limitano ai soliti slogan…

Siamo  consapevoli (per primo lo è lo  stesso Pannella) che quasi la totalità degli italiani, se consultata, si pronuncerebbe “contro”. La recente consultazione referendaria ha però insegnato una cosa: se informato, coinvolto, reso consapevole il popolo italico è capace di maturare opinioni, di prendere posizione. Basterebbe forse che su internet, nelle trasmissioni televisive tipo Anno zero, Ballarò, Report si dicesse all’opinione pubblica che le leggi europee impongono agli allevatori di suini da ingrasso 6 mq pro capite di “spazio vitale” per i maiali e aggiungere che i detenuti italiani di regola “godono” di poco più di 2 mq a testa.

La nostra Costituzione, all'art.27, afferma che lo Stato con la pena in carcere deve puntare alla rieducazione del condannato e che le pene non possono essere disumane.  L’ignavia dei responsabili politici a tutti i livelli può  essere giustificata con la corrispondenza con una presunta volontà popolare vendicativa oltre il limite dell'umanità? La legge punisce (giustamente) chi rende ancora più violenta la condizione di quei poveri animali destinati a trascorrere la loro breve vita tra illuminazione e ventilazione artificiale continua, alimentazione forzata in una promiscuità fitta e spesso generatrice di fenomeni autolesionisti: è “l'anticamera del macello” e ai maiali viene comunque riconosciuta una dignità individuale. Per i carcerati la macellazione fisica e sociale sembra possa essere anticipata e nell'atto finale autoinflitta attraverso una costante sottrazione di ogni possibile attività extra “cella” anche per 20 o 22 ore al giorno, intubati in gironi infernali dove impera la più sadica forma di promiscuità possibile, tanto che la morte appare spesso la soluzione più compassionevole per il dramma vissuto minuto per minuto dai reclusi.

A nostro parere Pannella non esagera quando evoca la Shoah: i vagoni-bestiame diretti ad Auschwitz non erano poi così diversi da una cella di Poggioreale o dell’Ucciardone! E se poi qualche “legalista” avesse l’ardire di sostenere che gli ebrei erano  innocenti mentre in galera ci stanno i criminali, potremmo ricordare che la Costituzione è la legge fondamentale di uno  Stato e che, come ricordato, l’art. 27 parla chiaro; che la maggioranza dei detenuti è in attesa di un giudizio definitivo che in Italia può  arrivare anche dopo un decennio; che per molti dei reati per i quali si finisce in una vera e propria università del crimine in quasi tutti i Paesi civili sono  previste pene amministrative o comunque alternative al  carcere. Parlare di Shoah è tecnicamente ineccepibile, una Shoah ripetuta e potenziata dalle innovazioni tecnologiche sopraggiunte,  dal sadismo di coloro che sono garantisti con i forti e inflessibili con i deboli e dall’ignavia di chi, sedicente democratico e progressista, come i “bravi cittadini” tedeschi tra le due guerre mondiali, gira la faccia dall’altra parte per non vedere, magari  per un pugno  di  voti…



Sabato 25 Giugno,2011 Ore: 19:15
 
 
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