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www.ildialogo.org I veri amici si vedono nel momento del bisogno,Bruno Gambardella

I veri amici si vedono nel momento del bisogno

Bruno Gambardella

 Qui, nel territorio di mezzo che sta tra Sparta e Atene, non tolleriamo il servo encomio e disprezziamo il codardo oltraggio. Abbiamo atteso qualche giorno prima di commentare la sconfitta elettorale del Caro Leader perché, tenendo sempre a mente la bruciante affermazione di Ennio Flaiano (“Lo sport più praticato dagli italiani è il salto sul carro dei vincitori”), non ci piaceva confonderci con chi fino a qualche giorno  fa indicava in Silvio Berlusconi uno statista di livello mondiale (servo encomio) e oggi si distingue per la severa presa di distanze dallo sconfitto (codardo oltraggio), in attesa magari di capire chi può essere il nuovo padrone da servire.

Negli ultimi tempi abbiamo insistito molto sul fatto che ci piacerebbe un’Italia dove si confrontano (con toni anche duri, ci mancherebbe altro…) due schieramenti che però riconoscono un terreno comune nella democrazia, nel rispetto delle leggi e della Costituzione, nel  desiderio di dotare il Paese di possibilità di crescita civile e di miglioramento delle condizioni materiali. Proprio perché sentiamo forte questo desiderio, nonostante ci convincano poco l’attuale centrosinistra e ancor meno grillismi e terzopolismi, abbiamo scritto senza troppi giri di parole che ci auguravamo la sonora sconfitta di una destra italiana che, escludendo qualche lodevole e isolata eccezione, non possiede le caratteristiche di cui sopra.

Oggi qualche riflessione sul “vento che è  cambiato” vorremmo farla, senza alcuna pretesa e senza timore di offendere gli illustri politologi che non ne hanno azzeccata una prima delle elezioni e che dopo il voto hanno avuto la faccia tosta di sostenere il classico: “Io l’avevo detto” a proposito di Berlusconi sul viale del tramonto. Al di là delle considerazioni prima esposte e che i nostri lettori più attenti ben conoscono, ci limitiamo ad osservare alcuni comportamenti della fauna politica e giornalistica del Belpaese.

Non vorremmo essere nei panni dei tanti giornalisti italici, soprattutto RAI, in attesa di “riposizionamento”: considerato lo spirito di Tafazi (il personaggio comico che era solito darsi martellate nelle parti basse) che anima l’attuale opposizione, può essere pericoloso tradire chi oggi viene considerato finito per poi rischiare di ritrovarselo di nuovo in sella, più cattivo e vendicativo che mai. Comprendiamo l’angoscia che regna nelle redazioni di alcuni grandi giornali italiani, ma ci sentiamo ancor di più umanamente vicini a quei parlamentari che hanno saltato il fosso credendo di aver raggiunto lidi ricchi e sicuri e che ora cominciano a sentirsi in un baratro. Oltre la misericordiosa pietà però non riusciamo a spingerci…

Diciamolo senza troppi giri di parole: preferiamo  mille volte i Fede, i Sallustri, i Sechi ai vari pennivendoli della zona grigia  (quelli stile Bruno Vespa e PG Battista, tanto per intenderci…). Per quanto riguarda i politici molto più gradevole un incontro a cena con la Daniela Garnero divorziata Santanchè (anche se non riscontriamo ancora in noi palesi tendenze sadomaso), una serata danzante con Letizia Brichetto Arnaboldi petrolconiugata Moratti (magari ballando Viva la mamma di Bennato) o una seratina al cinema con Nicola Cosentino (a vedere la versione restaurata de Il padrino o l’eterno Scarface) che del tempo trascorso a confrontarsi con i vari Buttiglione, De Mita, Rutelli, terzopolisti  e attendisti di  ogni genere…

Se fosse per loro, i criptoberlusconiani, una volta eliminato politicamente il Cavaliere le cose  continuerebbero allo stesso modo, magari con qualche Bunga Bunga in meno. L’Italia non è il Paese de Il gattopardo? Perché stupirsi se qualcuno lavora affinché tutto cambi perché nulla cambi? Non sappiamo quanti sostenitori del Caro Leader stiano per abbandonare la nave che, forse, affonda, ma c’è da giurare che presto assisteremo a dei voltafaccia mirabolanti degni dei sopravvissuti del pre-Tangentopoli.

Ma gli amici si vedono nel  momento del bisogno. Già prima delle elezioni, con il fiuto politico che gli è universalmente riconosciuto, Walter Veltroni chiedeva una bella resa dei conti in un congresso che, secondo l’uomo dell’autosufficienza del PD, avrebbe dovuto celebrare una sconfitta nelle urne e la definitiva messa in stato di accusa dell’attuale gruppo dirigente. L’assist al centrodestra è  stato formidabile, in perfetto stile Tafazi: per i  commentatori sedicenti indipendenti è stato facile sostenere che se Berlusconi era messo male per le sue esuberanze erotiche, per le promesse non mantenute, per il malgoverno negli enti locali il più grande partito di opposizione stava messo peggio, sempre pronto a dilaniarsi in lotte interne che sono assurde per chi non sta al potere.

Straordinario anche il contributo disinteressato di Beppe Grillo, che ci piaceva da comico e da opinion leader, ma che da politico ci sembra perfettamente omologato al sistema che urla di voler abbattere. La sua filosofia del “sono tutti uguali” (tranne il suo movimento, ovviamente) potrebbe garantire al potere costituito altri decenni di tranquilla gestione. La sua speranza non troppo segreta era quella di risultare sempre decisivo, magari per una sconfitta del centrosinistra. I risultati del primo turno sono stati ottimi, però al ballottaggio i candidati dell’opposizione hanno stravinto raccogliendo anche i voti dell’elettorato grillino che, a quanto pare, non hanno ceduto alla politica del “tanto peggio, tanto meglio”. La rabbia di Grillo è esplosa dirompente. Le accuse a Pisapia e a De Magistris (!!!) sono state feroci: un vero e proprio balsamo sulle ferite di un acciaccato centrodestra!  

Ma il  vero, grande amico, del  più celebre anziano di Arcore è quello che ci  fa pensare auna bella canzone del grande Riccardo Cocciante. Scriveva il cantautore: “Non farci caso, tutto passa, hanno tradito anche me, almeno adesso tu sai bene chi è; piccolo grande aiuto, discreto amico muto” e aggiungeva “perché un amico se lo svegli di notte, è capitato già, esce in pigiama e prende anche le botte e poi te le ridà”… Non credete anche voi che Silvio Berlusconi dovrebbe cantare quasi quotidianamente questi versi al Migliore dei nostri tempi? Chi, se non Baffino, ha più volte lanciato un salvagente a un Berlusconi destinato all’affondamento? Massimo D’Alema è stato l’unico a non chiedere elezioni anticipate, ma un bel governissimo per le riforme, un’intesa tra tutti che avrebbe come risultato finale la tutela degli interessi personali del Cavaliere, una manovra economica lacrime e sangue che però difenderebbe i poteri forti, l’avanzata elettorale dell’estrema destra xenofoba e antieuropea e, forse, del  movimento di Grillo. Un bel regalo da un grande leader dell’opposizione, non c’è che dire…

In troppi si stanno affrettando a considerare finito il berlusconismo. Noi crediamo che, fino a quando il Caro Leader potrà godere dell’appoggio consapevole o involontario di tanti amici dell’opposizione, il viale del tramonto sarà illuminato come a mezzogiorno. Se non saranno  cancellati tatticismi, incrostazioni consociative, paure e gelosie nella migliore delle ipotesi vivremo una rivoluzione del Gattopardo che sarà celebrata come il nuovo che avanza dai grandi quotidiani nazionali e dai ciambellani di sempre. Non è questo che hanno chiesto  gli italiani e, tra questi, i tanti che sono tornati alle urne dopo anni di astensionismo e disincanto.

Una volta tanto, noi anticlericali impertinenti, vogliamo cogliere la speranza alla quale ci invita il cardinale Dionigi Tettamanzi. Riferito alla metropoli della quale è pastore (ma crediamo che il concetto possa essere esteso all’intero Paese), egli scrive: “Milano è in una fase di cambiamento e credo che resterà degna della sua storia. La città è chiamata oggi ad essere coraggiosa e a camminare in termini positivi, restando sempre fedele alla sua tradizione, con la presenza di persone sagge e forti che non avvieranno la città verso il viale del tramonto, ma verso il viale della primavera”.  E  ancora: “Non si può non vedere la differenza tra chi guarda al futuro con speranza e chi invece guarda al futuro con paura. Tra chi vuole vederci sperare e costruire un domani migliore e chi vuole restiamo aggrappati all'oggi senza un minimo di lungimiranza”. Parole sante…



Domenica 05 Giugno,2011 Ore: 09:29
 
 
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Sparta e Atene

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