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www.ildialogo.org Se vince il berlusconismo senza Berlusconi...,Bruno Gambardella

Se vince il berlusconismo senza Berlusconi...

Bruno Gambardella

 Non sono un esperto di comunicazione e, come sanno i nostri lettori più attenti, qui a Sparta e Atene di televisione se ne guarda poca. Venerdì sera, catturato dall’effetto-annuncio, ho deciso di seguire le “interviste” ad alcuni tg promesse dal Presidente del Consiglio per rompere un assordante silenzio post elettorale.

Ero un po’ preoccupato: all’uomo in questione non manca il coraggio e il fatto di trovarsi nella condizione di belva azzoppata poteva portarlo a fare davvero male. La rabbia per lo smacco personale di Milano doveva essere davvero tanta. Berlusconi ha da sempre un’altissima considerazione di sé e, diciamolo francamente, gode ancora di grande seguito: una sua partenza all’attacco poteva mettere in seria difficoltà al ballottaggio Pisapia e gli altri competitor della destra. Considerata la storia del nostro Paese, ero percorso da un’inquietudine nemmeno troppo sottile.

I videomessaggi del premier mi hanno turbato. In passato ascoltando le sue smargiassate da cummenda brianzolo, le battute volgari e i richiami da piazzista di cianfrusaglie in una fiera padana mi sono arrabbiato, avvilito, indignato. Venerdì sera in tv c’era un anziano imborsito, truccato più pesantemente del solito, con i capelli disegnati alla Big Jim e gli occhietti sempre più tirati dal lifting. Niente fuoco e fiamme, ma una sicumera forse solo apparente.

Dopo aver seguito il primo, stanco proclama farcito dai soliti argomenti ormai ammuffiti ho deciso di togliere l’audio e di osservare durante gli altri tg la sola mimica. Non ho provato più i sentimenti forti degli ultimi lustri, ma solo un profondo disagio. Quell’omino un po’ buffo ha avuto e ha ancora in mano l’Italia, decide carriere, rappresenta il nostro Paese nei summit internazionali.

Mi è tornato in mente un anziano che fino a qualche anno fa viveva nella cittadina dove sono cresciuto, un ex sindaco che negli anni ’60 è stato un potente ascoltato e accontentato anche a Napoli e a Roma. Molti da lui hanno ricevuto posti di lavoro, pensioni da falso invalido, raccomandazioni e favori vari. Questo politico, pur raccogliendo sempre molti consensi, non è mai riuscito però a coronare il sogno di diventare senatore della Repubblica, bruciato quasi sempre sul filo di lana da candidati di altri collegi. Fino alla sua scomparsa fa ha continuato a frequentare la piazza del paese e il palazzo comunale, dove teneva conciliaboli sempre meno frequentati e spesso le sue analisi erano ascoltate solo da altri anziani che, fingendo di appassionarsi ai suoi ragionamenti, pensavano di pagare così il debito di riconoscenza.

Fatte le debite differenze, ho l’impressione che davvero Silvio Berlusconi abbia imboccato lo stesso viale del tramonto politico, un viale che certo non porta all’agognato Quirinale. Non affascina, non conquista, non convince più. I dati dell’Auditel sono stati impietosi. Gli ascolti sono calati quando è apparso in video e risaliti immediatamente dopo: una Caporetto per l’ex Grande Comunicatore, ormai criticato e deriso (in segreto) anche all’interno del Partito dell’Amore e difeso a spada tratta solo dal commovente Sallustri.

Sia chiaro che il premier, da vero guitto del teatrino della politica, è capace ancora di tuttto e un centrosinistra che ancora non sa cosa proporre all’Italia è un osso abbastanza friabile per i denti del Caimano, ma davvero una stagione sembra finita.

Il futuro ci dirà se al governo sarà chiamato il polo conservatore o quello progressista, ma non sarà questa la partita fondamentale per l’Italia. Si dovrà prima pensare a come ricostruire una democrazia che, a partire dal linguaggio, è stata permeata di berlusconismo, modificata nella sua essenza, privata di ogni regola.

Affidare la nazione a personaggi che non sapranno o vorranno rimuovere tante macerie e che, volenti o nolenti, percorreranno il solco tracciato dall’attuale premier (magari limando certi atteggiamenti) significherebbe che Berlusconi ha vinto la sua battaglia più grande: quella di aver cambiato a sua immagine e somiglianza la testa e il cuore degli italiani.



Luned́ 23 Maggio,2011 Ore: 00:14
 
 
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Sparta e Atene

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