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Il brutto spettacolo della politica italiana

Bruno Gambardella

 I bene informati sostengono che elezioni politiche non saranno anticipate di troppo. La campagna acquisti procede infatti con un certo successo: a disposizione dei vecchi e  nuovi “Responsabili” vi sono poltrone ministeriali, poltroncine da sottosegretario, sgabelli parlamentari con il contorno di incarichi nelle aziende di Stato, nomine  nei consigli di amministrazione, consulenze varie che fanno gola a chi ha deciso (per spirito di responsabilità, si intende) di mettersi sul mercato.

Ci scandalizziamo oggi perché ci siamo indignati in passato, quando i governi avevano un diverso colore politico. Dovrebbero avere il pudore di non farlo quelli che anni fa hanno applaudito e trattato da statisti (responsabili, ovviamente) i vari Dini, Cossiga, Mastella e oggi scagliano la prima pietra contro personaggi da opera buffa che si chiamano Calearo, Scilipoti, Romano, Cesario, politici di rango che essi stessi hanno candidato e fatto eleggere.

In Italia nel XIX secolo fu inventato il trasformismo, un fenomeno di malcostume politico praticamente sconosciuto nelle democrazie più mature: da Deprretis a Berlusconi non vi è stato nulla di più coerentemente bipartizan.

Nessuno sa per quanto tempo ancora la maggioranza di destra riuscirà a blindare il  premier salvandolo dai processi: in ogni caso, per non farsi trovare impreparati i partiti stanno cominciando a guardarsi attorno alla ricerca di candidati illustri da nominare nel prossimo Parlamento. A nessuno, ovviamente, è venuto in mente di svolgere primarie in modo serio e regolamentato: è meglio criticare il famigerato Porcellum  per poi riempire le liste con burocrati di partito che, senza liste bloccate, non sarebbero eletti nemmeno in un consiglio circoscrizionale. A questi dirigenti senza base e senza popolo saranno affiancati attori, cantanti, veline, ex miss, intellettuali da rotocalco.

Chi vedremo nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama accanto ai vari Luca Barbareschi, Gabriella Carlucci, Mara Carfagna? Qualche nome inizia a circolare e, se fosse confermato, ci sarebbe davvero da chiedersi se ci si è definitivamente arresi alla società dell'immagine e della notorietà televisiva o se è in atto il tentativo di dare la spallata definitiva alla credibilità delle istituzioni per poi giustificare una svolta autoritaria.

Che Emilio Fede aspiri a diventare senatore è cosa nota e già preoccupante, ma il sospetto che anche Fabrizio Corona e Lele Mora coltivino ambizioni parlamentari ci fa piombare in un incubo. Non contestiamo ad un personaggio dello star system il diritto di candidarsi ed essere eletto, anche se in passato i vari Gino Paoli (PCI), Gerry Scotti (PSI), Massimo Mauro e Enrico Montesano (PDS), Iva Zanicchi (PDL) in Italia o in Europa non hanno dato un contributo significativo allo sviluppo delle arti, dello sport e dello spettacolo in Italia. Qualcuno ha lasciato il segno: Mimmo Modugno e Enzo Tortora (Partito Radicale), Eduardo De Filippo (senatore a vita iscritto al gruppo della Sinistra Indipendente), ma parliamo di personaggi di tutt'altro spessore... Ad essere sinceri non molti parlamentari hanno lasciato un segno nella storia, ma il punto è un altro: Fabrizio Corona ha molti processi a carico e ha già cumulato dieci anni per una serie di condanne non ancora definitive; Lele Mora, indagato per aver svolto la non proprio onorevole professionale di procacciatore di giovani donne per un anziano signore ricco e potente, ha grossi problemi con il fisco italiano e ha portato più volte le sue aziende al crac finanziario. Qualcuno potrebbe obiettare che in Parlamento non sono mai mancati pregiudicati o imprenditori falliti. E' vero, ma prima dell'introduzione del Porcellum costoro erano eletti con le preferenze o nei collegi uninominali: i cittadini avranno scelto male, ma hanno potuto scegliere. Con l'attuale legge elettorale chi vuole optare per il PDL perché ne condivide la politica o per mancanza di fiducia nelle attuali opposizioni (i “comunisti”), dovrà per forza sostenere l'elezione di Fede, Corona, Mora e magari di qualche altra star televisiva o pallonara.

Forse ha ragione chi afferma che etica e politica non sono destinate ad una facile coesistenza, ma a sostegno della nostra contrarietà noi chiamiamo solo la ragionevolezza. Che contributo di programmi e di idee possono dare in aula, in commissione o in un ministero attempati giornalisti tv, fotografi di pornogossip, agenti di attricette disposte a tutto in cambio di un siparietto televisivo? Sappiamo bene che il lavoro parlamentare è oscuro, noioso, spesso affidata alla competenza e alla passione di persone che non siedono mai nei salotti televisivi e che non conquistano mai le luci della ribalta. Cosa mai possono offrire al Paese personaggi in cerca d'autore o di immunità?

Molti personaggi famosi hanno abbandonato il parlamento dopo una sola legislatura perché si sono resi conto di essere inutili o, nel migliore dei casi, preziosi monili nelle vetrine della partitocrazia e con dignità hanno rinunciato a tanti privilegi per tornare alle loro attività. Mora e Corona posseggono questa sensibilità, sentono l'orgoglio e il peso della responsabilità di rappresentare gli italiani?

Qualche decennio fa suscitò scandalo l'elezione di Ilona Staller, la pornostar Cicciolina, candidata nelle liste radicali. I benpensanti, i sostenitori del “più cattolico dei governi”, i difensori della moralità di stampo vaticano appartenenti ad ogni schieramento troverebbero meno imbarazzanti tali “contributi” alla credibilità dell'Italia? 



Marted́ 08 Marzo,2011 Ore: 22:27
 
 
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