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www.ildialogo.org Quando in tv vendono la fontana di Trevi,Bruno Gambardella

Quando in tv vendono la fontana di Trevi

Bruno Gambardella

Dimentichiamo per un attimo la penosa satira bipartizan andata in scena al Festival di Sanremo: dobbiamo dare atto a Le Iene di essere uno dei pochi programmi intelligenti e graffianti nel desolante panorama della televisione generalista italiana. Spesso sono stati affrontati argomenti scottanti, trascurati se non censurati dai tg e dai talk show di maggior ascolto,  Anno Zero compreso.

Certo, è inquietante sapere che solo i programmi di satira o, nella migliore delle ipotesi, le inchieste di Rai3 e di La7 svelano alcune magagne della società italiana, ma tant'è: il regime televisivo italiano è pietra angolare degli equilibri partitocratici italiani e dobbiamo accontentarci di qualche occasione Radio Londra che apre squarci nel muro di gomma.

E' di pochi giorni fa la notizia dell'arresto di Luisa Pollaro, 36 anni, accusata di truffa aggravata, falso ideologico e falso materiale. Indagati anche il marito della donna e un amico della coppia: i tre avrebbero commosso l'Italia presentando il caso di Adelaide, una bambina che, per una gravissima malattia, doveva recarsi urgentemente a Houston per sottoporsi ad un delicato e costosissimo intervento. Proprio Le Iene scoprirono che era tutto falso, che questi adulti senza scrupoli avevano manipolato  le cartelle cliniche della piccola riuscendo a raccogliere centinaia di migliaia di euro sfruttando il sentimento di umanità e solidarietà di tante persone,

Gli investigatori, partendo proprio da quanto svelato dalla trasmissione di Italia1, hanno accertato che i costi delle cure di cui comunque Adelaide ha bisogno sono interamente coperti dal servizio sanitario nazionale e che non esistevano i presupposti per il riconoscimento dell'invalidità del 100%. La procura ha sequestrato anche le copie in giacenza di un libro, “Voglia di vita”, in cui la bambina, sotto forma di diario, raccontava il  suo inesistente calvario e l'angosciosa attesa dell'intervento chirurgico risolutore. La madre aveva  presentato il libro in molte trasmissioni televisive, riuscendo nel duplice scopo di far aumentare notevolmente le vendite e di mettere in moto una catena di solidarietà destinata alla raccolta di fondi per sostenere la bimba e la sua famiglia.

Che l'Italia sia il paese dei falsi invalidi, dei ciechi che guidano moto di grossa cilindrata e delle truffe più ingegnose è cosa nota a tutti e quindi anche ai curatori dei programmi televisivi tutti basati sul racconto dei “casi umani”, sulla lacrima a buon mercato, quella che ci lava la coscienza praticamente gratis.

Più volte abbiamo criticato questo modo morboso e scandalistico di fare televisione, una tv che crea e distrugge mostri, vittime, personaggi fasulli e talvolta inventa storie che faranno parlare tutta Italia e che permetteranno di vendere gli spot pubblicitari ad un prezzo più alto. Sappiamo bene che non basteranno i codici di autoregolamentazione e i solenni impegni a tutelare i minori per rendere meno incivile la “tv del dolore” perché gli affari sono affari e pubblicitari e pubblico  non sono disposti a rinunciare ai casi umani. Ci permettiamo però di rivolgere una semplice domandina agli autori ai giornalisti del piccolo schermo: non è dovere di ogni giornalista controllare la notizia verificando soprattutto l'attendibilità delle fonti? In poche parole: il lavoro fatto da Le Iene non dovrebbe essere pratica quotidiana nelle redazioni dei giornali e, visto l'impatto con il grande pubblico, soprattutto in quelle delle trasmissioni televisive? La tecnologia odierna consente rapidi e accurati controlli che, forse,  avrebbero reso più facile smascherare la madre di Adelaide evitando così che tanti, soprattutto tra disabili e i povera gente, fossero truffati e, cosa ancor più grave, perdessero definitivamente la fiducia negli altri. Quante persone, considerati anche gli scandali degli anni passati, continueranno a contribuire per buone cause? Nel caso in questione non vi era Totò che imbrogliava uno sprovveduto italoamericano, ma un gruppo di truffatori che sapeva di poter sfruttare l'andazzo televisivo per portare a termine un redditizio “pacco” ai danni di persone di buon cuore. Gli operatori della comunicazione hanno delle responsabilità ed è gravissime la superficialità, l'improvvisazione e, spesso, la malafede con le quali si affrontano questioni che lasciano un segno nella coscienza della gente, molto più della vendita della fontana di Trevi al povero Deciocavallo.



Domenica 06 Marzo,2011 Ore: 22:10
 
 
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