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La miccia iraniana

Bruno Gambardella

Mentre le rivoluzioni pacifiche in nord Africa fanno sperare in una progressiva espansione della democrazia nel mondo arabo, dall’Iran continuano ad arrivare segnali contrastanti. Le rivolte in Egitto e Tunisia, i sommovimenti popolari in altre realtà del medio oriente, i primi scricchiolii di regimi che apparivano granitici non hanno lasciato indifferenti i giovani persiani, da sempre insofferenti verso le restrizioni alle libertà imposte dalla teocrazia di Teheran.  

Se i giovani rivendicano cambiamenti e aperture, il regime, timoroso e arrogante, sembra chiudersi sempre più. Nessuno tocchi Caino News, l’agenzia d’informazione dell’associazione che si batte per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo, informa che il 7 febbraio dieci persone sono state impiccate in carcere a Mashhad, nel nordest dell’Iran, dopo essere state riconosciute colpevoli di traffico di droga. Le esecuzioni dei dieci uomini, cinque di nazionalità iraniana e cinque afghani, sono avvenute in segreto nel carcere di Vakilabad, senza che i loro familiari e avvocati difensori fossero preavvisati.

Diverse organizzazioni hanno in passato pubblicato rapporti relativi ad esecuzioni di massa effettuate in segreto nel carcere Vakilabad di Mashhad. In base a queste denunce sarebbero diverse centinaia le persone messe a morte in questo carcere negli ultimi due anni. Nessuna di queste impiccagioni è stata riportata da organi di stampa ufficiali.

Il 5 febbraio un giovane è stato condannato all’impiccagione per un omicidio che avrebbe commesso a 14 anni. Lo riporta l’agenzia di stampa Harana, precisando che la condanna a morte nei confronti del giovane – identificato come Ashkan Miri – è stata emessa da un tribunale della provincia di Fars. Miri avrebbe ucciso accidentalmente un coetaneo nel corso di una rissa.

Il 6 febbraio un sito filo-governativo ha reso noto che sono stati giustiziati due agenti carcerari accusati di aver torturato e ucciso tre manifestanti anti-governativi, nel 2009. In base al sito Khabarnameh Daneshjooyan, la notizia delle due esecuzioni è stata data da Abdolhossein Rouhalamini, padre di una delle vittime e importante esponente conservatore. I due agenti carcerari erano stati riconosciuti colpevoli lo scorso giugno.

Da sempre il clero sciita iraniano ha benedetto il pugno di ferro della polizia e della magistratura contro il narcotraffico e queste esecuzioni non sono una novità, ma le modalità lasciano intravedere un ulteriore restringimento nei diritti di difesa e nel rispetto dei diritti umani. Un brutto clima, che non lascia ben sperare. La miccia iraniana, forse, è stata già accesa…

 



Domenica 13 Febbraio,2011 Ore: 18:51
 
 
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