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www.ildialogo.org Giustizia per Stefano Cucchi?,Bruno Gambardella

Giustizia per Stefano Cucchi?

Bruno Gambardella

Parlare di “buona notizia” quando si tratta di fatti che hanno a che vedere con reati, violenza, malagiustizia è sicuramente un abominio. Possiamo dire però che l’aver appreso che la magistratura inquirente ha mosso un primo, fondamentale passo verso una verità giudiziaria sul “caso Cucchi” ci rassicura e ci ridà qualche speranza sulla possibilità di ripristinare lo stato di diritto nel nostro Paese. Il Gup di Roma, Rosalba Liso, ha infatti rinviato a giudizio dodici persone e ha chiesto una condanna con rito abbreviato per coloro che ritiene coinvolti nella morte violenta  del 31enne, deceduto in carcere nell'ottobre del 2009. Alla determinazione del Gup si è arrivati dopo una lunga battaglia della famiglia di Stefano che, dopo due anni di dubbi e “mistero”, è riuscita ad ottenere una risposta dalle nostre istituzioni.

Ilaria Cucchi, sorella del ragazzo, alla fine dell’udienza ha dichiarato :“Ci continuavamo a domandare perché ci è stata data una verità diversa. E' evidente che noi, attraverso i nostri consulenti medico-legali, non abbiamo mai detto assurdità". Ilaria ha poi aggiunto: “ci fa piacere che il giudice l’abbia pensata come noi e cioè che Stefano è morto per le botte. Mi auguro che i pm abbiamo il coraggio di portare avanti la verità e abbiamo l’umiltà di tornare sui propri passi".

Il processo comincerà il 24 marzo prossimo davanti alla terza Corte d'Assise di Roma. A giudizio vi saranno tre guardie carcerarie (il capo di accusa è lesioni personali) e sei dottori dell'ospedale Pertini (accusate di abbandono di persona incapace).

Un dirigente medico è stato rinviato a giudizio con le accuse di abuso d'ufficio e falso. Infine, è già arrivata la condanna con rito abbreviato a due anni di reclusione per il funzionario del Dap, Claudio Marchiandi, direttore dell'ufficio detenuti e del trattamento del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria.

Se anche giustizia sarà fatta, nulla potrà restituire Stefano Cucchi alla famiglia, ma forse una sentenza esemplare darà ad essa la serenità di chi ha compiuto un’azione giusta. Il giovane, accusato di detenzione ai fini di spaccio di una piccola quantità di stupefacenti, è morto per le botte ricevute in un carcere, quello che, in una nazione davvero civile e democratica, dovrebbe essere il luogo più sicuro e controllato. In ospedale poi tanti hanno fatto finta di non vedere e hanno trattato Stefano come se fosse immondizia sociale, da buttare e non certo da assistere. La lotta coraggiosa della famiglia Cucchi permetterà, forse, che non vi siano altri “casi Cucchi” e che i detenuti che non hanno la fortuna di avere qualcuno che si occupi dei loro fondamentali diritti non si sentano soli, in balia di un sistema carcerario che è sempre di più lo specchio di un’Italia che non è più Stato di diritto.

 



Mercoledì 26 Gennaio,2011 Ore: 18:05
 
 
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