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www.ildialogo.org Le speranze dei tunisini e l'ipocrisia occidentale,Bruno Gambardella

Le speranze dei tunisini e l'ipocrisia occidentale

Bruno Gambardella

In questi giorni di rivelazioni clamorose sui bunga bunga di Arcore la situazione in Tunisia è passata decisamente in secondo piano e giornali e televisioni non dedicano agli aggiornamenti che poche righe o pochi secondi. Tutto ciò è congeniale agli interessi dell’Occidente: mentre il coraggioso popolo tunisino continua a combattere per i propri diritti, i paesi “democratici” mantengono una posizione ambigua e spesso ipocrita. Tutte le cancellerie del mondo si stanno chiedendo se un regime dittatoriale, ma laico e “moderato” non era preferibile rispetto all’avvio di un processo democratico che potrebbe lasciare spazio ai fondamentalisti musulmani. Nessuno dimentica che nella vicina Algeria la guerra civile iniziò proprio in seguito ad una vittoria elettorale islamista.  

La formula "moderato" è di per se stessa un monumento all’ipocrisia. Per le “laiche” e “sagge” democrazie uno Stato arabo è moderato quando non esiste una deriva islamista. Non importa se vige un regime dittatoriale che tiene in galera gli oppositori, utilizza la tortura e persino l’omicidio: ciò che conta è che le nostre frontiere non siano meta degli sbarchi dei disperati e che il terrorismo internazionale non trovi ospitalità. Gli Stati Uniti, ma soprattutto l'Europa, al di là di qualche dichiarazione pro forma, preferiscono diventare complici fingendo di non accorgersi che così facendo ad essere intaccati sono i loro stessi princìpi democratici.

Nel caso della Tunisia, l'Europa e in primis la Francia hanno veramente mostrato al mondo un volto di cui non si può fare a meno di vergognarsi. In questi giorni, infatti, il ministro degli Affari Esteri francese, Michelle Alliot-Marie, arrampicandosi ignobilmente sugli specchi, sta provando a spiegare ad un’opinione pubblica allibita come mai aveva offerto all'ex dittatore Ben Ali un aiuto da parte della polizia francese per stroncare la rivolta popolare. I media francesi (e noi con loro) si chiedono: come lo avrebbe aiutato? Sparando sulla folla?

Le simpatie della Francia per le dittature africane è storia vecchia. Il presidente Nicolas Sarkozy, subito dopo essere stato eletto, ha visitato i peggiori dittatori africani, i quali però avevano l’indiscutibile merito di riconoscere all’ex potenza coloniale un’indiscussa autorità, una sorta di protettorato politico ed economico. Sarkozy avrebbe offerto a Ben Ali un aereo per fuggire, ricordando forse che il suo predecessore, il gollista Jacques Chirac, nel 2003 aveva lodato il dittatore tunisino per aver migliorato le condizioni materiali dei suoi connazionali e consentito un maggior rispetto dei diritti dell'uomo. Ma, come si sa, tutto è relativo…

Qualcuno potrebbe obiettare che la Francia da molti anni è guidata da partiti di destra e che altri, a partire dagli Stati Uniti, hanno avuto per lungo tempo amministrazioni conservatrici poco attente ai diritti umani. A dire il vero, la “sinistra” mondiale non si è mostrata molto più sensibile verso il popolo tunisino. Fino a qualche giorno fa il partito di Ben Ali, il RCD, era parte dell'Internazionale Socialista già da un decennio. Solo dopo la caduta del regime, Martin Shultz, a capo del gruppo socialista al Parlamento Europeo e vice presidente dell'Internazionale, ha fatto espellere il partito di Ben Ali. Shultz ha detto che il RCD era entrato nell'Internazionale Socialista "quando ancora era di sinistra", asserendo quindi che fino a qualche giorno fa lo era e che tutto d'un colpo non lo è più. I socialisti francesi, coloro che avevano perorato la causa dell’ingresso del RCD nella “grande famiglia della socialdemocrazia”, in questi giorni sono rimasti afoni. Non che i politici italiani abbiamo fatto chissà quali dichiarazioni: dei legami tra il governo italiano e quello tunisino è meglio tacere… Della storia di Bettino Craxi ad Hammamet sappiamo tutto e per ora, vista la situazione nel nostro paese, per molti è meglio non riaprire certi discorsi..

Tutti pensavano che Ben Ali, il loro amico, sarebbe rimasto al potere per tutta la vita, un po’ come il longevo Mubarack o il fedele alleato Gheddafi. Ora la politica europea è stata smascherata nella sua ipocrisia. Qualcuno sta pensando al dittatore libico nel ruolo di “mediatore”: se la cosa non riguardasse milioni di persone, la loro ispirazione alla libertà e ad una vita più dignitosa, ci sarebbe da ridere… Il popolo tunisino continua a combattere, ma molti, invece di sostenerlo e di chiedersi come fare per aiutarlo concretamente, sembrano avere nostalgia della dittatura…

Noi di certo non ci auguriamo che le poche personalità laiche e democratiche soccombano… Non vorremmo però che altri sotto sotto si stiano augurando la conquista del potere dei fondamentalisti per dire: “Avete visto! Questi islamici (soprattutto se africani) non meritano la democrazia”!

 



Mercoledì 19 Gennaio,2011 Ore: 23:23
 
 
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