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www.ildialogo.org La folle corsa verso il baratro,Bruno Gambardella

La folle corsa verso il baratro

Bruno Gambardella

Tutti quanti, anche i più ingenui e i meno appassionati di retroscena giornalistici, hanno compreso che è ormai iniziata la campagna elettorale. Lo scontro si preannuncia duro (e questo può essere un bene per la democrazia), ma molto più sporco del solito (e questo rientra nelle categorie del populismo e della demagogia più beceri).

Silvio Berlusconi è ormai presente quotidianamente in tutte le trasmissioni più nazionalpopolari, pronto ad arringare il suo “popolo”, quello che crede ancora nei “giudici politicamente faziosi” che lo perseguitano, nei “comunisti che indossano il doppiopetto ma non hanno cambiato il loro dna illiberale”, nella prossima riduzione delle tasse, nel rilancio dell’economia e del lavoro, nella costruzione del ponte sullo stretto di Messina e via fantasticando… Il nuovo strumento di comunicazione è il telefono: una bella chiamata a Ballarò o, magari, ad Anno zero, è gradita anche a Floris e Santoro perché fa impennare gli ascolti e crea interesse sulle trasmissioni. Ma il cavaliere sa che non è quella l’arena nella quale combattere: il suo elettorato da rimotivare segue Fede e Studio aperto, guarda Buona domenica o i programmi di intrattenimento Rai o Mediaset della mattinata o del primo pomeriggio. Telefonare e non presenziare fa guadagnare tempo e porta a risultati migliori. L’uomo che ha fatto dell’immagine rassicurante del venditore di sogni il suo punto di forza ha probabilmente dovuto ammettere con se stesso che  un anziano leader che ripete le stesse promesse da quasi un ventennio non ha più quel carisma capace di convincere milioni di italiani.

Si racconta che prima di andare in video Berlusconi trascorreva un paio d’ore in sala trucco. Il tempo impietoso (anche con i ricchi e potenti) evidentemente lo costringe oggi a ripiegare su altri mezzi di comunicazione diretta, ma non per questo egli si arrende e, come dicevamo prima, è pronto ad una guerra che non farà prigionieri. E’ chiaro a tutti che chiunque sia solo sospettato di “tradimento” rischia il linciaggio mediatico. Dopo Fini e Tremonti, a rischiare grosso oggi è persino Vittorio Feltri, colui che con il caso Boffo ha messo in pratica la massima “Colpirne uno per educarne cento”. Il suo passaggio a Libero e l’avvicinamento all’asse Bossi-Tremonti ha fatto gridare allo scandalo le mammolette de Il Giornale: sarà interessante vedere cosa accadrà e quanto letame sarà sparso dai due principali quotidiani del centrodestra l’un contro l’altro armati.

Ma la cosa più ributtante è il sempre più marcato collateralismo delle gerarchie cattoliche. Nonostante tutto (bestemmie, comportamenti privati poco virtuosi, disinteresse per i problemi delle classi sociali più in difficoltà) il Vaticano punta ancora sull’uomo di Arcore e spinge su Casini perché l’UDC non faccia mancare il suo sostegno alla maggioranza. Il governo riporterà in Parlamento il tema del Testamento biologico non per affrontare una volta e per tutte il tema del “fine vita”, ma per ricreare un fronte sanfedista che spacchi l’opposizione e faccia acquisire una nuova credibilità oltre Tevere. A quanto si dice, Berlusconi avrebbe chiesto a qualche importante cardinale i nomi di volti nuovi da inserire al vertice del partito, rafforzando così un legame di potere e di interesse con chi dovrebbe denunciare il berlusconismo come elemento corruttivo della tradizionale moralità cattolica.

Non sappiamo come andrà a finire. Un centrosinistra in profonda crisi di identità sarà capace di offrire ad un Paese economicamente e socialmente devastato una nuova prospettiva? La prossima campagna elettorale metterà al centro i temi veri e importanti per questo Paese che quest’anno celebra mestamente il 150° anniversario della sua fondazione? Temiamo proprio di no. E intanto il baratro si avvicina sempre più.

 



Domenica 09 Gennaio,2011 Ore: 09:26
 
 
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