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www.ildialogo.org Pechino ha paura di Radio Londra,Bruno Gambardella

Pechino ha paura di Radio Londra

Bruno Gambardella

Da tempo coltiviamo il sospetto che in Cina non vi sia solo una “classica” dittatura marxista-leninista che si è sposata con il capitalismo selvaggio (unione che dovrebbe essere una contraddizione in termini): quell’oligarchia gerontocratica somiglia ogni giorno di più ad una tradizionale regime di destra, autarchico e xenofobo.

Un’agenzia giornalistica internazionale ripresa in Italia solo da pochi giornali ci informa che, nel nome della purezza linguistica arriva da Pechino il divieto di utilizzare l’inglese nei media cinesi. Lo ha annunciato l'amministrazione generale per la stampa e le pubblicazioni (Gapp), l' ente governativo preposto al controllo del settore, mediante una direttiva emanata qualche giorno fa e subito pubblicata dai giornali. In particolare, il governo di Pechino bandisce le parole straniere in pubblicazioni scritte in cinese e tutti quei neologismi “dal significato poco chiaro” e prevede “sanzioni amministrative”, dall’ammontare pecuniario peraltro non specificato, per quanti contravverranno allo stesso. Il provvedimento avrebbe lo scopo di preservare la lingua dei mandarini, contrastando il dilagante utilizzo di termini e sigle mutuati dall’inglese, che – sempre secondo l’ente “distrugge uno sviluppo linguistico e culturale sano e armonioso, ed esercita un influsso negativo sulla società”.

L'uso degli inglesismi è in effetti una vera e propria realtà nel contesto mediatico cinese che utilizza quotidianamente acronimi inglesi come Nba per indicare la Lega americana di basket, o il Pil per il prodotto interno lordo. La risultante ibrida, data dalla commistione linguistica tra inglese e cinese – “chinglish” lo chiamano – è attualmente sulla “bocca” di tutti e, utilizzato regolarmente nei “microblog” – surrogati cinesi di Twitter, attualmente vietato in Cina - ha finito per influenzare non solo l’espressione orale ma anche quella scritta. Le parole straniere, chiarisce l’Amministrazione generale della stampa e le pubblicazioni, potranno essere utilizzate in casi eccezionali, quindi solo “se necessario”, salvo fornirne un’adeguata traduzione o spiegazione in cinese. Di fatto, considerata l’ampia diffusione dell’inglese nelle scuole come nei luoghi pubblici e infine nei media e stando al sondaggio pubblicato dal quotidiano China Youth Daily risulta che la maggioranza della popolazione è più impegnata a studiare l'inglese che il cinese.

Il regime di Pechino è capital-leninista, fondato su di un partito unico, nemico della libertà di parola e di pensiero, sostenitore della necessità della “rieducazione” in carcere per ogni dissidente, fautore della pena di morte anche per reati d’opinione o per crimini non efferati. L’economia segue però le “regole” del liberismo più selvaggio, fondato sulla mancanza delle più elementari regole di sicurezza e dei diritti dei lavoratori, aggressivo sul mercato mondiale con prodotti di scarsa qualità a bassissimo costo. Un sistema del genere può comportare scelte autarchiche che farebbero ripiegare ancor di più su se stessa la società cinese? La crociata per la purezza della lingua non nasconde forse il timore che, conoscendo idiomi stranieri, i cittadini possano apprendere qualche notizia sul resto del mondo e pretendere condizioni di vita migliori?

La censura è tipica di ogni regime autoritario, di destra o di sinistra. Benito Mussolini fece ribattezzare i bar con il nome di “caffè” e italianizzò moltissimi altri termini esteri tentando anche così di difendere il regime fascista dalle contaminazioni pluto-massonico-giudaiche. Ai tempi del duce però non c’erano internet, la TV satellitare e le altre innovazioni del mondo dell’informazione contemporaneo e la radio e le adunate oceaniche servirono allo scopo. Oggi le insidie per il regime cinese e per le altre dittature viene dalla globalizzazione della comunicazione e chi detiene il potere cerca di correre ai ripari. Non credo che ce la possano fare: anche contando sul silenzio colpevole delle “democrazie” occidentali preoccupate per i loro lucrosi affari, la sfida al cambiamento non può reggere a lungo. Internet oggi può essere la nuova Radio Londra: lo speriamo di tutto cuore!

 



Domenica 26 Dicembre,2010 Ore: 23:30
 
 
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