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www.ildialogo.org Il giustizialismo dei "garantisti2 a corrente alternata,Bruno Gambardella

Il giustizialismo dei "garantisti2 a corrente alternata

Bruno Gambardella

Siamo sempre stati convinti del fatto che il garantismo non sia un’opzione possibile, ma uno degli elementi che distinguono una democrazia da un regime autoritario, la civiltà dall’oscurantismo, lo stato di diritto dall’assolutismo.

Chi ci legge con una certa regolarità sa che abbiamo sempre espresso massimo rispetto per la magistratura, ma abbiamo sempre considerato imprescindibile il ruolo della difesa: anche il criminale più feroce o più incallito ha diritto ad un avvocato, ad un processo equo, celebrato in tempi rapidi ma non con superficialità.

La Costituzione della Repubblica Italiana è chiara: un imputato è da ritenersi innocente fino al giudizio definitivo. In ogni caso, se condanna deve essere, questa deve essere scontata non certo perché lo Stato deve dare attuazione a un sentimento di vendetta (comprensibile nelle vittime), ma per rieducare e, se possibile, reinserire il colpevole nella società.

Tutto ciò può apparire ovvio anche ad uno studente al primo anno delle scuole superiori, ma siamo in Italia e tra il dire e il fare…

Alcuni esponenti politici di primissimo piano della  forza politica più  votata (il Popolo delle Libertà, altrimenti noto come Partito dell’Amore), sono oggetto di inchieste della magistratura o addirittura hanno subito condanne. Nonostante tutto questo continuano a sedere in Parlamento e ad avere importanti cariche: il garantismo del centrodestra italiano è davvero notevole…

Stranamente l’atteggiamento cambia quando a finire nel mirino della  giustizia o delle  forze dell’ordine ci sono immigrati, studenti che contestano, lavoratori rovinati dalla  crisi in lotta per rendere accettabile il loro futuro. Per questi “criminali” si invoca la severità del giudizio, la certezza della pena, la repressione con mezzi spicci. In occasione della scarcerazione di alcuni fermati durante i disordini di qualche giorno fa a Roma, il sindaco Alemanno, molti parlamentari del Partito dell’Amore e la stampa fiancheggiatrice hanno accusato la magistratura di essere troppo morbida, troppo garantista. Il ministro della Giustizia Alfano ha disposto un’inchiesta urgente e tutto ciò ha creato le “solite” frizioni con l’ordine giudiziario.

Ci aspettavamo un intervento “garantista” dell’ on. Ghedini, valente principe del foro e avvocato di fiducia del presidente del consiglio, sempre pronto a ricordare i sacrosanti diritti degli imputati, soprattutto se sono miliardari o esponenti della cricca partitocratica. Un silenzio assordante…

Hanno plaudito ai metodi “cileni” delle forze dell’ordine i rivoluzionari della Val Brembana organizzati dal ministro Bossi, i campioni de “La vita non è un bene disponibile” dal concepimento fino alla morte (ma  nel frattempo si può essere pestati a sangue dalla  polizia), i laici e i socialisti del PdL che ancora fingono di possedere un  animo spirito libertario. Hanno taciuto i “perseguitati” dalle toghe rosse, i vari Dell’Utri, Cosentino, Verdini, Mattioli che certo non potevano  mettere sullo stesso piano le azioni sconsiderate di qualche ragazzino picchiato e fermato  e il loro curriculum di statisti di altissimo livello…

Non ci piacciono le sentenze a furor di popolo (il caso Tortora ricorda qualcosa a qualcuno?) così  come ci ripugna certo giustizialismo utilizzato per fini politici. E’ però ipocrita continuare a fare i garantisti sulla stampa o in Parlamento e poi varare i vari leggi che nulla hanno a che vedere con uno Stato sedicente democratico e civile. In questo Paese da barzelletta i partiti dell’ordine e della sicurezza diventano fedeli sacerdoti della Costituzione e dei diritti fondamentali quando finisce sotto processo Berlusconi o qualcuno della sua corte mentre la sinistra difende l’indifendibile pur di celebrare la  presunta sacralità della  casta giudiziaria.

Di riforma della magistratura, di efficienza degli uffici giudiziari, di tempi e pene certi, di vivibilità delle carceri, di reinserimento nella società nessuno parla  seriamente: meglio il solito spettacolino recitato a soggetto. Tutto pur di non toccare niente.

 



Venerd́ 17 Dicembre,2010 Ore: 23:55
 
 
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