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www.ildialogo.org La beatificazione televisiva di Pio XII,Bruno Gambardella

La beatificazione televisiva di Pio XII

Bruno Gambardella

Domenica e lunedì  sera RaiUno ha trasmesso lo sceneggiato Sotto il cielo di Roma, incentrato sulla  vicenda umana, politica e religiosa di Pio XII. Si raccontano i mesi dell’occupazione nazista nella capitale, concentrandosi sul periodo tra il luglio del 1943 e il giugno del 1944, un momento molto difficile e tragico per la comunità ebraica romana, vittima delle angherie e delle deportazioni decise dagli ufficiali nazisti. All’epoca il Vaticano mantenne una posizione ambigua, cercando di aiutare per quanto possibile gli ebrei in città senza però assumere particolari posizioni ufficiali contro l’occupante nazista. Sin dal 1939, alla vigilia di quel grande massacro che fu la seconda guerra mondiale, il papa avrebbe potuto esprimere parole chiare, ma si limitò a generici e “diplomatici” inviti alla concordia tra gli uomini.

Anche tra gli storici il dibattito è sempre stato acceso. Alcuni criticano il “silenzio colpevole” del pontefice che non assunse posizioni chiare contro i nazisti e l’opera di sterminio degli ebrei; altri riconoscono a Pio XII di essersi adoperato in segreto per aiutare la comunità ebraica con direttive riservate, come quella successiva al rastrellamento del ghetto di Roma diffusa il 25 ottobre 1943 nella quale il papa invitava tutti i membri del clero a «ospitare gli ebrei perseguitati dai nazisti» negli istituti religiosi e se necessario anche nelle catacombe.

Gli autori dello sceneggiato hanno seguito maggiormente questa seconda interpretazione del pontificato di Pio XII, scelta che è stata molto criticata da Di Segni in un’intervista sull’ultimo numero in uscita di Shalom, la rivista della comunità ebraica di Roma, e ripresa in questi giorni da numerosi quotidiani.

«Su questa storia c’è una drammatica discussione da moltissimo tempo, con opinioni contrapposte. Questa fiction appoggia in pieno, senza mediazione, una delle due opinioni. Mi meraviglio anche come la Rai abbia potuto consentire una realizzazione così parziale, venendo meno all’obbligo di informazione obiettiva di un servizio pubblico.»

Sempre secondo il rabbino di Roma, l’intero sceneggiato sarebbe stato realizzato con la chiara intenzione di dimostrare «l’assoluta bontà di quel pontefice» e dare una giustificazione politica e morale alle scelte che adottò negli anni della guerra e dell’occupazione nazista. Oltre a essere parziale, la ricostruzione storica degli eventi conterrebbe anche alcune vistose imprecisioni. Nello sceneggiato l’intervento vaticano contribuisce ad arrestare anzitempo la razzia nel ghetto di Roma da parte dei nazisti, ma secondo numerose fonti storiche e lo stesso Di Segni: «I tedeschi andarono avanti indisturbati, nessuno non solo li fermò, ma neppure tentò di farlo».

Il 16 ottobre del 1943 era un sabato e all’alba circa cento soldati tedeschi circondarono il quartiere ebraico, catturando successivamente 1022 ebrei, di cui almeno 200 bambini e adolescenti. Due giorni dopo, i prigionieri partirono su un convoglio composto da 18 carri bestiame e soffrirono un massacrante viaggio verso il campo di concentramento di Auschwitz, dove arrivarono il 22 ottobre. Degli oltre mille deportati, solamente 17 riuscirono a sopravvivere: 16 uomini, una donna e nessun bambino.

Ettore Bernabei, il presidente della casa di produzione Lux Vide dice di non voler fare polemica con il rabbino, ma rivendica la validità della ricostruzione storica dello sceneggiato:

«Non è un’opera a senso unico, apologetica e nemmeno agiografica, ma il racconto di uno dei momenti storici più tragici di Roma e degli ebrei romani, tanti dei quali furono salvati nei conventi e nelle chiese su decisione del Vaticano. Non abbiamo raccontato il pontificato di Pio XII, ma solo i mesi dell’occupazione nazista di Roma dal luglio del ‘43 al giugno del ‘44, occupandoci quindi di tutti i problemi della città e della comunità ebraica durante quel periodo, senza fare apologie, ma basandoci su documentazioni storiche. Siamo stati attentissimi a rispettare la sensibilità degli ebrei, ma anche a raccontare gli aiuti che nei conventi e nelle chiese furono organizzati per salvare gli ebrei dai rastrellamenti».

Nella Rai di regime non c’è spazio per la critica ad un’autorità politica collaterale al centrodestra rappresentata dal Vaticano. Nelle trasmissioni del chiacchiericcio abbondano i sacerdoti-opinionisti e persino molte fiction sono incentrate su ecclesiastici più o meno illustri, mentre nella televisione del nostro Paese non c’è spazio per gli “eroi” laici o acattolici. 

Il crollo politico e morale del berlusconismo lascerà spazio quanto meno al dubbio e alla critica? Se conosciamo bene l’Italia e la sua classe dirigente supina nei confronti della più potente lobby del mondo occidentale, il Vaticano, c’è poco da sperare…

 



Mercoledì 03 Novembre,2010 Ore: 09:17
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Augusta De Piero Udine 03/11/2010 13.37
Titolo:Pio XII allo Yad Vashem
Alcuni anni fa, durante una visita allo Yad Vashem, ho voluto ricopiare (e poi ho tradotto) la scheda riguardante Pio XII. Si trova –o almeno si trovava – accanto alla fotografia del papa
Quel testo che ho conservalo mi ha aiutato a capire meglio l’inconsistenza della protesta mossa dal Vaticano con la piena condivisione del Nunzio Apostolico in Israele quando avevano dichiarato che non era rispettosa della figura del pontefice.
Eccone il testo:

La reazione di Pio XII sullo sterminio degli ebrei durante l’olocausto é soggetta a dibattito. Nel 1933, quando era Segretario di stato vaticano, fu attivo nell’ottenere un concordato con il regime tedesco che preservasse i diritti della chiesa in Germania, anche se ciò significava il riconoscimento del regime nazista.
Quando fu eletto papa (1939) nascose un’enciclica contro il razzismo e l’antisemitismo preparata dal suo predecessore.
Anche se i rapporti sullo sterminio degli ebrei avevano raggiunto il Vaticano, il papa non protestò né verbalmente né con scritti.
Nel dicembre 1942 evitò di firmare una dichiarazione degli Alleati che condannava lo sterminio degli ebrei.
Quando gli ebrei furono deportati da Roma ad Auschwitz il papa non intervenne.
Il papa mantenne la sua posizione neutrale durante la guerra, con l’eccezione degli appelli ai governi di Ungheria e Slovacchia ormai alla fine.
Il suo silenzio e la mancanza di indirizzi obbligarono gli uomini di chiesa in Europa a decidere autonomamente la propria reazione.

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