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www.ildialogo.org Ad Avetrana vince il Grande Fratello,Bruno Gambardella

Ad Avetrana vince il Grande Fratello

Bruno Gambardella

Avevamo promesso solennemente a noi stessi e ai nostri lettori che non avremmo ulteriormente commentato quello che rischia di diventare il romanzo criminale del decennio.  Per una fortuita coincidenza avevamo seguito in diretta tv a Chi l’ha visto il drammatico epilogo del caso della scomparsa di Sarah Scazzi e  avevamo criticato la spettacolarizzazione del dolore, il guardonismo macabro di milioni di italiani, la speculazione dei media che, decisi a raccogliere in zona Cesarini il giallo dell’estate che era clamorosamente mancato, si trasferiscono armi e bagagli ad Avetrana.

Dopo l’arresto di Zi’ Michele, quel contadino dagli occhi azzurri che piangeva (in diretta tv, ovviamente…) pensavamo che la parabola mediatica sarebbe presto calata a picco. Trovato l’orco, pian piano tutto sarebbe tornato nella “normalità”: i processi, il dolore della famiglia finalmente tornato del privato, un  lutto che l’intera comunità avrebbe cominciato ad elaborare lontano dai riflettori. Ci stavamo rassegnando a dover subire ancora per qualche giorno paginate di giornali, dirette-fiume dalla cittadina pugliese, le interviste ai protagonisti e ai comprimari della tragedia e proprio per questo non volevamo più parlarne. Gli avvoltoi stavano per lasciare il cielo di Avetrana…

Ma ecco i colpi scena, il susseguirsi di notizie ed eventi che hanno fatto nuovamente scatenare l’opinionismo necrofiliaco italiano. Hanno ripreso vita i peggiori ricordi del nostro passato televisivo: i plastici di Vespa, gli speciali di Matrix, i lunghi pomeriggi televisivi animati da psicologi falliti pagati a gettone e da inviati messi a presidiare la procura di Taranto,  la casa del “mostro”, le piazze del paese. Protagonisti assoluti i legali delle due famiglie coinvolte, gli amici della vittima e soprattutto lei, Sabrina, la cugina del cuore autoelettasi pasionaria della missione di salvataggio e poi instancabile commentatrice di un omicidio che avrebbero dovuto sconvolgerla.

Con uno stranissimo funerale cattolico, celebrato in un campo sportivo a suffragio di una bambina non battezzata perché figlia di Testimoni di Geova, lo spettacolo si pensava finalmente concluso. Avetrana aveva sancito con lacrime collettive la fine di questa brutta storia, che invece non era finita affatto. La ricostruzione di Misseri è lacunosa, ci si chiede come in famiglia nessuno si sia reso conto di un’aggressione consumata tra le mura di casa, atto finale di una serie di molestie di cui qualcun altro era forse a conoscenza. Ed ecco l’ennesimo coupe de theatre: Sabrina Misseri viene arrestata con l’accusa di sequestro di persona e concorso in omicidio. La conclusione di una indagine condotta “all’antica” – così spiegano in conferenza stampa gli investigatori – parla di movente intrafamiliare di natura sessuale. Sabrina avrebbe ucciso con il padre la cuginetta che minacciava di rendere pubbliche le molestie subite.

Sabrina dal carcere nega e pur sapendo di essere sulle prime pagine di ogni media nazionale chiede ai legali e ai parenti di prendere nota, con tanto di nomi e cognomi delle malelingue, di tutto quello che viene detto in paese. Il mondo per lei comincia e finisce ad Avetrana, anche se ha conservato tutti gli articoli che la citavano e collezionato i video delle interviste televisive. Lo spettacolo deve andare avanti, anche se si sta in galera…

Con la macabra soddisfazione di molti italiani il giallo si complica. Con l’arresto della loquace Sabrina si passa dall’antro dell’orco al gineceo stregonesco, da un caso di assurda violenza a un horror della tradizione rurale e del matriarcato nero. Michele, che ha ritrattato la violenza sessuale, sarebbe stata solo l’umile pedina tra le mani della figlia e della moglie, per l’intera vicenda alleate in armi, capaci di reggere le telecamere, intente a scambiarsi pizzini come navigati latitanti, autrici di una nuova sceneggiatura del crimine.

Non sappiamo come andrà a finire e che conclusioni trarranno inquirenti e magistrati. Abbiamo scritto queste righe perché siamo rimasti basiti nell’apprendere che il sindaco di Avetrana è stato costretto a chiudere al traffico le strade che conducono al pozzo maledetto e alla casa degli arrestati. Per il fine settimana era previsto l’arrivo di molti pullman noleggiati da “turisti” pronti ad invadere, macchine fotografiche e cineprese alla mano, i luoghi del delitto.

In passato casi giudiziari avevano appassionato e diviso l’Italia, ma mai si era giunti ad un tale livello di abbrutimento. Con la vicenda di Vermicino, seguita in diretta televisiva da milioni di persone, ci fu la prima, drammatica scivolata verso la spettacolarizzazione del dolore: da lì la tv dei casi umani, delle lacrime facili, del reality show. Il delitto di Cogne è stato il secondo, fondamentale tassello. Oggi possiamo concludere che l’ideologia del Grande Fratello ha vinto, inesorabile e terribile, e che questa Italia ci fa davvero paura.

 



Domenica 24 Ottobre,2010 Ore: 23:33
 
 
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