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www.ildialogo.org Dalla Germania un nuovo attacco al multiculturalismo,Bruno Gambardella

Dalla Germania un nuovo attacco al multiculturalismo

Bruno Gambardella

Abbiamo sempre pensato alla Germania e alla Gran Bretagna come Paesi dove la convivenza pacifica tra persone di diversa estrazione culturale e religiosa, nonostante i problemi degli ultimi anni, era da considerarsi una conquista definitiva.

Il nuovo governo conservatore inglese, pur rafforzando le misure di sicurezza per isolare le tendenze fondamentaliste presenti in alcune comunità islamiche e in certe moschee, non sembra voler fare marcia indietro.  Angela Merkel, cancelliere tedesco, sembra avere una posizione diversa: nei giorni scorsi ha lapidariamente dichiarato: “Il tentativo di costruire una società multiculturale in Germania è totalmente fallito”. “Il cosiddetto concetto multiculturale, dove le persone vivono felicemente fianco a fianco, non funziona. Gli immigranti devono fare di più per integrarsi, incluso imparare il tedesco”.

L’intervento assume un particolare significato in quanto è stato pronunciato di fronte alla platea di giovani membri del suo partito, il CDU, e alla vigilia delle prossime elezioni – previste per il 2011 nei principali laender.  La leader democristiana, figlia di un pastore luterano, ha abbandonato quindi il tanto amato, ma in questo momento impopolare, “politicaly correct” e si è  fatta interprete del malessere che serpeggia tra i suoi elettori.

Studi recenti sulla  percezione che i tedeschi hanno del fenomeno immigrazione avrebbero infatti evidenziato come il 30% della popolazione pensi che il Paese sia “invaso” dagli stranieri. Senza tralasciare anche che, stando a quanto reso noto dallo stesso sondaggio, un 50% dei tedeschi non gradisce i musulmani ed uno sconcertante 5% agognerebbe il ritorno di un nuovo “Furher”.

La Merkel è entrata nel vivo di un dibattito che appassiona da mesi la società teutonica e ha sottolineato che, pur restando un Paese aperto al mondo, la Germania non ha “bisogno di un'immigrazione che pesi sul nostro bilancio sociale”. Come a dire che la forza lavoro è sì bene accetta, purché accompagnata dalla volontà di integrarsi e di fare proprie cultura e tradizioni tedesche.

“Noi ci sentiamo legati ai valori cristiani. Chi non lo accetta, non è nel suo posto qui” ha dichiarato in ultima battuta il Cancelliere, affrettandosi a precisare che “l'Islam fa parte della Germania”, parafrasando quanto detto in precedenza dal Presidente Christian Wulff.

Secondo la stampa tedesca, l'intento non dichiarato di Merkel, vittima di un drastico calo di popolarità è quello di tenere unito il partito e rafforzare la coalizione liberal- conservatrice di cui è a capo, strizzando l'occhio anche alle posizioni più a destra. E sembrerebbe esservi riuscita visto l'immediato il sostegno di Horst Seehofer, leader del CSU, partito bavarese gemellato con il CDU, che per primo aveva dato il multiculturalismo come spacciato.

Comprendiamo la necessità di affrontare una questione così complessa: ignorarla vorrebbe dire lasciare spazio a organizzazioni di estrema destra, xenofobe se non addirittura neonaziste, pronte a sfruttare l'ondata anti-immigrazione che in questi tempi sembra pronta a sommergere tutta l'Europa. Non nascondiamo però qualche preoccupazione: dopo la Francia, l’Italia, l’Olanda altri governi (generalmente di centrodestra, ma non solo) potrebbero scegliere politiche che, per depotenziale i razzisti, rischiano di giustificare e rafforzare le posizioni di questi.  Fare i lepeniani senza Le Pen è soddisfazione di poco valore: i democratici di tutte le tendenze politiche non devono cedere al ricatto e rinunciare al sogno di un’Europa libera, tollerante  e solidale.

 

 



Luned́ 18 Ottobre,2010 Ore: 20:36
 
 
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