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La difficile sfida dell'integrazione

Bruno Gambardella

Sono certamente condivisibili le dichiarazioni del  presidente della Commissione Europea dinanzi al Parlamento di Strasburgo. Barroso, nonostante tutte le difficoltà di questi anni, si augura un'Europa dove non c'è spazio per razzismo e xenofobia. Visti gli atti del governo francese e gli intendimenti di quello italiano, l’auspicio sembra essere un sogno…

Sarebbe stupido negare che la gestione delle comunità nomadi (e dei rom in particolare) sia operazione complessa e piena di difficoltà, ma il timore che i fantasmi del passato si possano riaffacciare è più che fondato.  Barroso sa che i singoli stati e l’Europa intera devono trovare una soluzione che preveda il rispetto dei diritti dei migranti e la tutela delle popolazioni che sono chiamate ad accoglierli, pena l’avanzata politica ed elettorale di partiti e movimenti dichiaratamente razzisti e xenofobi.

E mentre l'Italia continua a perseguire la politica dei respingimenti e fa dell'accordo con la Libia il simbolo di una nuova politica di sicurezza nazionale, la Francia utilizza i rimpatri, più o meno forzati, dei rom. La recente visita a Parigi del ministro Maroni lascia presagire la nascita di un'asse  “del pugno di ferro” con i cugini d'oltralpe che potrebbe ispirare altri governi, soprattutto se conservatori o costituiti da partiti timorosi di essere travolti dagli estremisti di destra .

Di certo si sta pensando di schedare i rom, di obbligare gli stati di provenienza a fornire i precedenti penali per creare una sorta di casellario europeo, di espellere chi non rispetta le leggi e vietarne il rientro. Chi fa largo uso di demagogia finge però di dimenticare che gli zingari sono disprezzati e odiati di più proprio nei loro Paesi di origine e che quelli che la Francia caccia (dopo aver riconosciuto loro una piccola “mancia”) potrebbero  riversarsi in massa in altri Paesi europei, in primis Spagna e Italia.

L’Europa sta vivendo anni molto difficili. La crisi economica non fa altro che diffondere la paura dell'altro e la tentazione di alzare alti steccati per difendersi socialmente e commercialmente è molto più che un rischio. Tutto ciò, considerate le ovvie differenze storiche, è stato già vissuto e il finale è stato tragico. Ben vengano le buone intenzioni di Barroso, ma i governi del vecchio continente avranno la forza di resistere alla via breve dell’autoritarismo per poi programmare una giusta e solidale politica dell’integrazione?

 



Marted́ 07 Settembre,2010 Ore: 15:31
 
 
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