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La "dolce vita" dei preti romani

Bruno Gambardella

Non sarà piaciuto molto in Vaticano e probabilmente creerà qualche dissapore in un rapporto definito “idilliaco” tra chiesa cattolica e centrodestra (Berlusconi è l’editore di Panorama) l’ampio servizio pubblicato questa settimana dal magazine mondadoriano. L’inchiesta ha accertato una realtà da molti risaputa, ma che in Italia è sempre difficile comunicare: tanti sacerdoti amano il loro prossimo, magari andando un po’ oltre il senso letterale della massima evangelica. Preti e sacerdoti dalla doppia vita sono stati sorpresi a frequentare locali gay, filmati in party con gigolò e perfino durante rapporti omosessuali con partner casuali. 

Per tre settimane un giornalista, spalleggiato da un complice gay, si è intrufolato nei posti “giusti” frequentati da alcuni preti che, a Roma, conducono una doppia vita: di giorno sono sacerdoti, di notte frequentatori di festini privati dove la principale attrazione è il sesso. Tre, in particolare, i casi raccontati, con nomi di fantasia: Paul, sacerdote francese di 35 anni, Carlo, sui 45, e Luca, abbordato su internet.

Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma, non ha perso l’occasione per togliersi un sassolino da una scarpa e ha dichiarato che “non è un mistero che ci siano preti e sacerdoti che a Roma frequentano ambienti e locali gay, ma ovviamente si tratta di feste private”. Marrazzo prosegue spiegando che lo scorso 2 luglio, giorno precedente allo svolgimento del Gay Pride nella Capitale, il sacerdote francese di cui si fa riferimento potrebbe essere stato al locale "69", nel quartiere Testaccio, dove spesso si organizzano afterhours per omosessuali, intorno alle 5 del mattino. Questo locale rientrerebbe nel giro di locali dove si organizzano feste per religiosi gay. "Il Gay village, invece – ha concluso Marrazzo – è un posto sicuramente poco frequentato, o quasi per niente, da sacerdoti gay soprattutto della zona, visto che spesso ci sono fotografi ed è un posto al centro dell’attenzione. Per loro ci sarebbe poca discrezione". Nella Capitale pare proprio che sacerdoti e preti gay frequentino circuiti privati chiusi, organizzando serate in locali con molta discrezione e attraverso un giro di sms.

Dal Vaticano nessuna smentita ufficiale, ma inizialmente una replica stizzita: “E’ puro scandalismo”. La notizia sarebbe “priva di prove concrete e circostanziate”. Il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, ha ribattuto subito: “Abbiamo nomi, cognomi e indirizzi dei sacerdoti”. Solo allora i fulmini della Santa Sede sono stati indirizzati ai preti “traditori”.  Il Vicariato di Roma in una nota ha dichiarato che: “la coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto”. Nessuno li costringe a rimanere preti , sfruttandone solo i benefici”.

 Un appello alla coerenza e alla dignità, contro menzogne e ipocrisie. Come non essere d’accordo! Ciò che manca ancora è una seria autocritica, perché l’omofobia, l’ossessione del sesso e la pretesa sacralità del ruolo hanno qualcosa a che fare con  questi “scandali” che mettono sotto i riflettori persone costrette a nascondersi e a mentire a tutti, talvolta persino a se stessi.

 



Venerd́ 23 Luglio,2010 Ore: 20:06
 
 
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