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Radio Vaticana e il diritto alla salute

Bruno Gambardella

Per carità, ognuno deve essere sempre libero di leggere i giornali, guardare le televisioni e ascoltare le radio che vuole: in questi tempi così difficili per la libertà di espressione non vorremmo che le nostre parole fossero fraintese… A noi certi quotidiani provocano la nausea per il loro asservimento ai più forti e per le azioni di killeraggio politico che li caratterizzano, ma probabilmente la loro assenza dalle edicole ci preoccuperebbe non poco. Emilio Fede, soprattutto quando cinguetta con gli esponenti berlusconiani più ortodossi, ci fa venire l’orticaria, ma riusciamo ancora a pensare che, se in Italia esistesse davvero il pluralismo televisivo, anche il direttore del TG4 potrebbe svolgere un ruolo utile al dibattito politico. Confessiamo di non riuscire a resistere più di due o tre minuti nell’ascolto di Radio Maria, soprattutto da quando il mattatore padre Livio, conversando con una madre disperata per un figlio ridotto alla quasi completa paralisi da un  incidente automobilistico, invitava la stessa ad essere felice perché le sofferenze avvicinavano sempre più il giovane al Paradiso…  Anche in questo caso i gusti sono gusti: noi preferiamo il modello informativo offerto da Radio Radicale, ma se qualcuno vuole recitare il rosario o dedicare preghiere in  diretta radiofonica sono affari suoi e la cosa non ci turba più di altre bizzarrie italiane…

Molto diverso, purtroppo, il caso di Radio Vaticana.  Gli abitanti  di Cesano e La Storta, zona Roma nord, da anni sostengono che l’elettrosmog provocato dalle antenne dell’emittente papalina abbia come conseguenza un numero di leucemie e linfomi significativamente più alto della media regionale e nazionale.  Nei giorni scorsi il caso è stato riaperto grazie alla presentazione di una perizia di parte che, con argomentazioni piuttosto convincenti, conferma i timori e i sospetti di tanti cittadini che non solo convivono con una presenza invasiva (dai telefonini e persino dai citofoni spesso si ascolta solo Radio Vaticana), ma sono costretti a subire un inquinamento paragonabile a quello delle discariche abusive di rifiuti tossici.

In passato, su sollecitazione di tanti comitati e di pochissimi politici locali,  qualche magistrato ha provato a fare chiarezza, guadagnando subito la patente di anticlericale e scontrandosi contro un muro di gomma… “Scherza con i fanti ma lascia stare i santi” recita la saggezza popolare e si sa che in Italia, specie a Roma,  è molto pericoloso andare a urtare interessi e suscettibilità  oltre Tevere.  Un processo intentato anni fa si è concluso “all’italiana”: una bella prescrizione e si salvi chi può!

Noi non abbiamo la competenze scientifiche per esprimere un parere oggettivo e, ribadiamo, pur preferendo essere sottoposti a tortura piuttosto che all’ascolto di Radio Vaticana (basta il Tg1!), non ci sogniamo nemmeno di mettere in discussione il diritto a trasmettere per quella emittente che però, rinunciando ai privilegi della extraterritorialità  e alle protezioni in alto loco, deve contribuire a fare chiarezza.  Coloro che chiedono una temporanea sospensione delle trasmissioni e una verifica seria sull’inquinamento da elettrosmog non sono dei lanzichenecchi nemici della fede e assetati di sangue cattolico, ma persone giustamente preoccupate per la propria salute e per quella dei loro figli, i più esposti ai rischi. Se siamo stati bene informati il sistema feudale è finito molti secoli fa e chi vive nei pressi di territori posseduti dai potenti non dovrebbe essere considerato un vassallo o, peggio ancora, un servo della gleba.

Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, si dice sconcertato per il fatto che le trecento pagine della perizia di parte siano state rese note prima del deposito in Tribunale (qualche crepa nel muro di gomma?) e preannuncia, piuttosto  freddamente, una serie di controdeduzioni affidate addirittura ai professori Umberto Veronesi e Susanna Lagorio. A quanto pare l’ex ministro, attualmente parlamentare del PD, non è più un nemico della chiesa cattolica per le sue posizioni “laiciste” sull’eutanasia e sull’utilizzo delle cellule staminali embrionali, ma un utile alleato per difendere le prerogative di chi minimizza seri rischi per garantire i suoi privilegi. Al di là di questa “gesuitica” o machiavellica contraddizione, non sarebbe stato più  giusto e opportuno trovare altre soluzioni, magari temporanee,  per dare il tempo necessario a giudici ed esperti per arrivare ad una conclusione certa? Le nuove tecnologie (internet, digitale terrestre, satellite) permettono di raggiungere gli ascoltatori (che nel caso di Radio Vaticana sono davvero pochini) anche rinunciando ai mezzi tradizionali. Perché ci si ostina a non prendere in considerazione tali possibilità?

La chiesa romana è impegnata a spada tratta in una moderna crociata contro la ricerca scientifica e in difesa dell’embrione in nome del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale. La salute di tante persone non è altrettanto importante?

 



Giovedì 15 Luglio,2010 Ore: 09:08
 
 
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