- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (248) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Il compagno Fini e i mondiali di calcio,Bruno Gambardella

Il compagno Fini e i mondiali di calcio

Bruno Gambardella

Siamo tra quelli che, non senza cautele e ricevendo non poche critiche, hanno dato atto a Gianfranco Fini di aver compiuto una grande maturazione politica e (soprattutto) culturale che può far nascere anche in Italia una destra “normale”, liberalconservatrice, identitaria ma democratica, legalitaria, antifascista, europea. Il modello non è certo quello del Popolo della Libertà, partito costruito su base leaderistica e carismatica su misura degli interessi personali e politici di Silvio Berlusconi, ma piuttosto quello dei conservatori inglesi, dei gollisti francesi e dei democristiani tedeschi. Non casuale, dunque, che il premier e il presidente della Camera si trovino spesso su posizioni molto diverse su temi molto importanti quali il rispetto delle istituzioni, la giustizia, le libertà civili.

Berlusconi da anni ha sposato apparentemente la causa leghista. Bossi il ribaltonista, quello che inveiva contro il “mafioso di Arcore” è oggi l’alleato più fedele e prezioso. A dire il vero, complice anche la crisi finanziaria ed economica, non ha ottenuto molto sul federalismo, cavallo di battaglia della Lega post secessionista, ma ha imposto al Paese leggi xenofobe che calpestano i più elementari diritti umani e civili dei migranti, politiche regressiste sui temi eticamente sensibili e, soprattutto, ha spostato decisamente verso il Nord ingenti flussi di spesa. I due leader hanno l’indubbia capacità di continuare a vendere sogni irrealizzabili al proprio elettorato nonostante le incapacità e i fallimenti di questa maggioranza e di questo governo. Berlusconi continua a raccogliere copiosi consensi al centrosud (vedi elezioni regionali in Campania, nel Lazio, in Calabria) anche grazie al sistema clientelare ereditato dalla Prima Repubblica e ad un centrosinistra autolesionista e sprecone; Bossi riesce ancora a giocare la sua partita nel doppio ruolo di uomo di lotta e di governo fornendo spesso risposte, a nostro parere ingiuste e sbagliate, ai timori e alle speranze delle popolazioni settentrionali. Lì la sinistra è ormai ridotta a pura testimonianza, arroccata nei fortini sempre più assediati delle tradizionali regioni “rosse”.

Il paradosso è che, in questa situazione, agli occhi degli italiani il vero capo dell’opposizione nel nostro Paese si chiama Gianfranco Fini. Un esempio su tutti: i giornali e i portali che fanno riferimento al presidente della Camera e alle fondazioni a lui vicine sul tema dell’integrazione, dell’accoglienza e dei diritti degli stranieri da tempo si distinguono dagli organi di informazione schierati con il resto del centrodestra. Il centrosinistra da tempo non riesce ad elaborare su questi temi un’idea che riesca a coniugare sicurezza e convivenza civile: nel PD c’è chi insegue la Lega sperando di accreditarsi presso l’elettorato sazio e spaventato del Nord e presso quello disperato e pronto alla guerra tra poveri nel Sud; altri giocano a fare i buonisti, non comprendendo che tutti i Paesi più sviluppati hanno dovuto attrezzarsi per affrontare razionalmente i problemi.

Molto interessante l’editoriale di Domenico Naso pubblicato su Ffwebmagazine, periodico online della Fondazione Farefuturo. Il giornalista “finiano” afferma che     l’Italia - triste, desolante, grigio topo - dovrebbe imparare qualcosa dalla Germania giovane e multietnica e "colorata" che è trionfalmente entrata nei quarti di finale del Mondiale. Si spera in "un nuovo modo di intendere il calcio e, più in generale, la vita" e "la Germania, se ancora non eravate convinti, ha ribadito il concetto con quattro gol contro l`Inghilterra di Fabio Capello. È la Germania di Ozil (turco), Cacau (brasiliano), Bouateng (ghanese), Klose e Podolski (polacchi). È la Germania della nuova società multietnica, e tanti saluti al vecchiume imperante". "Qualche lezioncina dagli amici teutonici, che ci hanno sfottuto per giorni già prima della nostra eliminazione (e dategli torto, se ci riuscite), dovremmo saperla prendere" scrive Naso. "E non ci fermiamo alla banalità circense del campo di calcio. Parliamo di qualcosa di ben più grande, di onnicomprensivo, dalla vita quotidiana ai rapporti con il diverso, con l`altro da sé". Insomma "la rappresentativa tedesca, giovane, colorata e affamata di futuro, ci pare esattamente lo specchio di quello che la Germania sta diventando. E lo stesso, al contrario, vale per l`Italia, che da azzurra e tricolore si sta trasformando in un triste, desolante e intorpidito grigio topo". "La Germania non è un paradiso" prosegue: razzismo e zenofobia sono anche lì, ma "a differenza dell`Italia a quelle latitudini c`è una classe dirigente che se ne impipa, che non cede alle derive populiste e demagogiche, che non cavalca la paura, che preferisce perdere qualche voto pur di far progredire la società e il sistema».

Cosa aggiungere? Solo un commento: vorremmo tanto leggere ragionamenti del genere anche sui giornali “progressisti” e sentire argomenti del genere uscire dalla bocca dei parlamentari e degli amministratori di centrosinistra. Chiediamo troppo?

 



Luned́ 28 Giugno,2010 Ore: 16:15
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Sparta e Atene

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info