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Finlandia rosa

Bruno Gambardella

Mentre in Italia la presenza delle donne nella vita delle istituzioni, nelle professioni e ai vertici delle aziende è da considerarsi occasionale, in Europa le cose procedono in modo molto diverso. Caso emblematico quello della Finlandia. Qualche giorno fa  Mari Kiviniemi, 41 anni, del Partito di Centro, è stata eletta primo ministro. Non è l’unica donna al potere: da dieci anni infatti Tarja Kaarina, 67 anni, è Presidente della Repubblica, mentre su venti ministri dell'attuale governo undici sono donne.

Il nuovo primo ministro è mamma di due bambini e figlia di agricoltori. Nel 2005 ha ricoperto la carica di Ministro per il commercio estero e lo sviluppo, mentre tre anni fa è stata ministro per la pubblica amministrazione. Kiviniemi, secondo quanto riportano diverse testate finlandesi e non, avrebbe sempre svolto bene il suo lavoro e sarebbe questo il motivo per cui è stata eletta.

La nuova premier non è solo una donna capace e dotata di carisma politico, ma anche persona spiritosa e capace di sdrammatizzare. Alcuni quotidiani hanno raccontato un episodio significativo di qualche mese fa: nel bel mezzo di una tempestosa riunione del suo partito, cercando di restar seria, Kiviniemi avrebbe proposto una mozione per far riscaldare l’acqua troppo fredda nella piscina interna del Parlamento. La tensione (che stava per diventare rissa) fra gli uomini del partito si sarebbe immediatamente sciolta in una risata.

In Finlandia non hanno assolutamente idea di cosa siano quelle “quote rosa” che molto più a sud riempiono i programmi e i discorsi di tanti politici. La presenza femminile nella politica in questo Paese, come anche in tutti gli altri settori, ha radici antiche e solide: le donne possono infatti votare ed essere elette già dal 1906, quando ancora la Finlandia era un granducato sotto l’ala dello zar di Russia e ben prima che ciò avvenisse in tanti altri angoli del mondo.

Nel Parlamento italiano le donne sono pochissime, nel governo ancor meno e con deleghe non certo di primo piano. Le uniche eccezioni vengono da due grandi città, Milano e Napoli, guidate rispettivamente da Letizia Brighetto Moratti e Rosa Russo Jervolino, ma questo non basta certo a rendere meno grave e antistorica la situazione.

Il governo italiano recentemente ha dovuto recepire la direttiva europea che, per equiparare i diritti e i doveri di tutti i lavoratori, ha innalzato l’età che le donne devono raggiungere per andare in pensione. Quando ci adegueremo non dico ai Paesi scandinavi, ma almeno alla media europea, per ciò che riguarda la presenza femminile nelle decisioni che contano? E’ così difficile diventare più civili?

 

 



Mercoledì 23 Giugno,2010 Ore: 00:05
 
 
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