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www.ildialogo.org L'amore grande umiliato da una legge stupida,Bruno Gambardella

L'amore grande umiliato da una legge stupida

Bruno Gambardella

Tra i nostri tanti difetti confessiamo quello di essere telespettatori molto, molto distratti. Cerchiamo di seguire qualche telegiornale, ma spesso il senso di nausea, di noia e di angosciato stupore che provocano i bollettini di regime riescono a fiaccare anche la resistenza più strenua. Potremmo sbagliare quindi se affermiamo che di un caso che ha interessato la stampa internazionale ed alcuni quotidiani e siti italiani i nostri tg non hanno parlato, preoccupati di sconvolgere il buon telespettatore cattolico, piccolo borghese, nemico di ogni cambiamento di mentalità e di status quo. Anche se fossimo stati distratti la cosa non cambierebbe di tanto la sostanza. In Italia di certe cose non si può parlare e se proprio la notizia non può essere censurata allora bisogna ridicolizzarla, farne un caso spettacolare o, meglio ancora, un caso umano per il quale sorridere o commuoversi: nulla che ci riguardi da vicino: sono proprio matti questi stranieri…

E invece certe “brutte cose”, certi “scandali” stanno avvenendo anche in Italia, nonostante la legge 140 sia una delle normative più becere, punitive e in fondo stupide mai approvate da un Parlamento genuflesso dinanzi ai voleri del Vaticano. Nove mesi dopo l'inseminazione artificiale avvenuta in una banca del seme in Danimarca, è nato il primo bimbo con due mamme. Sara e Margherita, entrambe senesi e coppia fissa da diversi anni, sono finalmente riuscite a coronare il sogno di un figlio loro, impossibile in un'Italia che non ammette né le unioni omosessuali né tantomeno la possibilità che gay e lesbiche possano far crescere un bambino.

"Appena sarà in grado di comprendere, diremo a nostro figlio la verità" ha dichiarato La Nazione  Sara, la madre non biologica del piccolo Giulio. "Gli diremo che lo abbiamo voluto tanto e che non gli faremo mai mancare il nostro amore, così che possa sentirsi bene e a suo agio anche con gli altri".  

Nessuna preoccupazione per le opinioni della gente, anzi. "Credo che frequenterà anche la contrada - ha dichiarato Sara - dove spero e credo non verrà discriminato. Anzi potrà essere motivo di crescita anche per il mondo contradaiolo". La madre biologica che ha dato alla luce Giulio con il parto naturale è Margherita, che è stata molto sostenuta dalla compagna sin dalla inseminazione artificiale. Le famiglie delle due donne hanno accolto favorevolmente la notizia: "Quando l'ho detto ai miei genitori non hanno fatto una grinza Dopo 15 giorni erano già per i negozi a scegliere i regali. La famiglia di Margherita - conclude Sara - è stata più restia per motivi culturali, ma gli è bastato vedere l'amore immenso che ci unisce per superare ogni barriera".

A preoccupare un po' Sara, la madre non biologica, è l'impossibilità di avere un ruolo giuridico riconosciuto nella formazione della nuova famiglia: “Essere estranea a questa famiglia è una discriminazione enorme ed è anche colpa dei preconcetti del Vaticano. Credo che non esista il diritto naturale della famiglia: le leonesse crescono da sole i propri figli. È assurdo che se per qualsiasi motivo un uomo dichiarasse di essere il padre verrebbe accettato mentre io legalmente non conto nulla". "Se Margherita dovesse venire a mancare, - ha concluso - tutti i diritti sul bimbo sarebbero di competenza dei suoi genitori e non miei che l'ho cresciuto. Come tutti i genitori omosessuali abbiamo fatto delle scritture private, ma hanno poco valore. Le persone riescono sempre ad accettarci e capire il nostro amore, la gente è nettamente più avanti dei legislatori".

Qualche anno fa, durante la campagna elettorale per i referendum che volevano cancellare la legge 40, ebbi modo di conoscere una coppia, due donne lesbiche che, sposate in Francia, avevano scelto di tornare a vivere nella loro terra d’origine: l’Irpinia. Fui colpito dal loro coraggio, ma soprattutto dall’amore che le legava e che assicuravano alla figlia che una di loro aveva avuto, per conto di entrambe, unendosi ad un amico che aveva fatto da “donatore naturale”. Mi raccontarono della loro lotta contro la burocrazia in un piccolo paese: l’ufficio anagrafe non poteva registrare la loro unione (perfettamente legale in Francia) anche se la norma comunitaria lo imporrebbe… Ricordo di aver detto loro, sinceramente, che io non avrei avuto il loro coraggio. Mi dissero che la gente, dopo un iniziale momento di smarrimento, le aveva accolte con simpatia. Certo, il prete del paese e qualche bigotta al loro passaggio si facevano ancora il segno della croce per esorcizzare il loro amore, ma la cosa le divertiva…

Le ragazze di Siena e quelle irpine condurranno (temiamo ancora a lungo) una battaglia  per il riconoscimento dei propri diritti di coppia e, soprattutto, per quelli delle loro figlie. I “progressisti” italiani non possono lasciarle sole convinti di lucrare qualche voticino cattolico integralista per il loro silenzio. Coraggio ragazze! Nel nostro piccolo saremo vicini di trincea, al vostro fianco, per rendere questo paese più moderno e più civile.

 

 

 



Domenica 13 Giugno,2010 Ore: 12:19
 
 
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