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Da Pomigliano d'Arco parte la traversata nel deserto

Bruno Gambardella

Per almeno un paio di buone ragioni sono molto legato a Pomigliano d’Arco: in una scuola media di quella cittadina-operaia ho avuto la mia prima esperienza di insegnante precario; all’ombra dell’Alfa Sud sono nati i Zezi, “gruppo operaio” che ha rilanciato la musica popolare e tradizionale (oggi si dice “etnica”) napoletana e campana.

Buio a Mezzogiorno”: così ha titolato un quotidiano della sinistra, Il Manifesto, riferendosi al risultato elettorale di Pomigliano D'Arco. Luce per quel 55% di elettori che hanno premiato Raffaele Russo, detto Lello, e con lui eletto il centrodestra a guidare il comune, facendo crollare un altro mito della sinistra, la Stalingrado del Sud. Un'altra Mantova è caduta.  Per certi aspetti è ancor peggio perché la città della Alfa-Fiat, la stessa protagonista delle lotte operaie degli anni '70 e '80, si "imberlusconisce". La fabbrica non sostiene più una classe politica incapace di rappresentarli, anche se tra le linee nessuno (o quasi) dice di aver votato a destra.

Qui anche negli anni della Dc, il Partito comunista faceva faville oscillando, a seconda delle tornate, dal 40 a quasi il 70% dei consensi. Ora con un Pd fragilissimo, una sinistra a pezzi, nei confronti della destra dilagante in Campania, le cifre sono ben altre. All'Alfa, tra gli operai più sindacalizzati,  si respira un'aria pesante, di rassegnazione, di sospetto, verso una politica in cui pochi vogliono ancora fare affidamento. Tra qualche mese il nuovo piano Fiat porterà a cinquecento operai in meno, tra mobilità e prepensionamenti, ma soprattutto imporrà una radicale riorganizzazione interna, con  l'applicazione del nuovo modello di lavoro Ergouas, l’aumento dei ritmi produttivi, la riduzione delle pause da quaranta a trenta minuti, lo spostamento dell'orario mensa a fine turno, che potrebbe portare alla chiusura e ad altri cento esuberi.

Anche il sindacato, tanto per cambiare,  si divide mentre la neoeletta amministrazione si dice pronta a far rinascere la cittadina dell'automobile. “Ridiamo anima a Pomigliano”: è  stato questo il motto di Lello Russo, ex-socialista ed ex-sindaco di inizio anni '90, per molti anni lontano dalla politica attiva in quanto coinvolto in complicate vicende giudiziarie (tra cui un concorso esterno in associazione camorristica) dalle quali è poi stato completamente scagionato.  Pomigliano sceglie il vecchio, qualcosa che vagamente ha ancora un sapore democristiano, anche perché la sinistra giunge all’appuntamento elettorale divisa da anni di polemiche.

Come ai bei tempi del consociativismo, Pomigliano sotto la guida del centrosinistra è stata ben lungi dal vivere una stagione riformista. Poche sedute di consiglio, operazioni che non hanno mai  fatto insorgere nessun consigliere né di maggioranza, né tantomeno dell'allora minoranza pidiellina. Ma questo è solo uno degli elementi di contrasto all'interno del centrosinistra che stava quasi per consegnare a Russo la vittoria al primo turno, fermato per un soffio al 49%. Ma delle mille su 5mila tute blu (più famiglie) che risiedono nel comune, quanti hanno scelto Russo? In molti non sarebbero proprio andati a votare, stanchi del malgoverno e di questi tre lustri di bassolinismo.

Chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno fa notare che, dato il contesto, il risultato di Pomigliano può rappresentare un bel punto di ripartenza. In tutta la regione è stata una debacle, a prescindere dalla presidenza volata nelle mani di Stefano Caldoro e Nicola Cosentino: a consacrare le perdite ci si sono messi anche i comuni, Caivano, Mugnano, Sant'Anastasia, Bacoli. Ma fa male soprattutto Castellammare, altra ex-roccaforte della sinistra, che ha pagato le infiltrazioni camorristiche nei circoli e l'assassinio, lo scorso anno, del consigliere Luigi Tommasino:  l'ex magistrato Luigi Bobbio ha stravinto senza nemmeno andare al ballottaggio. La destra ha spadroneggiato perfino a Terzigno, dove non ha pesato nemmeno la lotta della cittadinanza contro la discarica, voluta nel parco del Vesuvio da Guido Bertolaso e Silvio Berlusconi. Ora i democratici cercano di ricostruirsi, pezzo pezzo, con Vincenzo De Luca a capo dell'opposizione in consiglio regionale. Le batoste sono state prese, ora si "spera" almeno di non perdere il comune di Napoli, dove Rosa Russo Iervolino assediata cerca di ricompattare almeno i suoi consiglieri. E si pensa già alle primarie: magari questa volta si farà in tempo per preparare la campagna elettorale e, soprattutto, per elaborare un progetto politico che sappia, quanto meno, riaccendere speranze nel cuore di un elettorato avvilito. Anche in Campania è cominciata la lunga traversata nel deserto…

 



Luned́ 19 Aprile,2010 Ore: 22:38
 
 
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