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www.ildialogo.org Genitori virtuali, assassini reali,Bruno Gambardella

Genitori virtuali, assassini reali

Bruno Gambardella

Parlando con la sincerità che spero ci riconosciate, noi che stazioniamo tra Sparta e Atene rischiamo spesso di doverci confrontare con il nostro cinismo. Abituati come siamo a leggere di tutto e di più, spesso diventiamo quasi impermeabili rispetto a certi fatti o a certe notizie che, fortunatamente, riescono ancora a suscitare emozioni forti tra i più.

Questa volta stupore, indignazione, vergogna ci hanno conquistato subito, non appena letta una notizia riportata dall’agenzia di stampa sud-coreana Yonhap e ripresa da molte agenzie europee: arrestati due genitori di Suweon, una cittadina a sud di Seul, dopo cinque mesi di latitanza. Per curare il figlio virtuale fanno morire quello vero. La coppia era talmente assorbita dalla cura di un bambino virtuale adottato su internet che il loro piccolo, tre mesi appena, è stato lasciato morire di inedia.

I due si erano allontanati dalla loro residenza senza lasciare alcun recapito a nessuno subito dopo la morte del loro bambino, avvenuta il 24 settembre 2009. Il caso aveva destato da subito il sospetto dei medici che se ne erano occupati. Quando l’autorità giudiziaria, su sollecitazione dei sanitari, ha disposto l’autopsia, i due hanno ben pensato di darsi alla fuga. L’esame autoptico non lasciava margine ai dubbi: il piccolo era deceduto per malnutrizione.

Nel corso delle indagini è emerso che i due coniugi (a quanto pare piuttosto giovani, anche se le autorità non hanno comunicato i loro dati identificativi), entrambi disoccupati, si erano conosciuti proprio grazie a internet e che il web era una vera e propria mania per entrambi. Online si erano appassionati a fare i genitori virtuali partecipando ad un gioco chiamato “Prius”:  avevano adottato la loro bambina virtuale di nome Anima, trascorrevano ore ed ore al computer e ad essa non lesinavano attenzioni degne dei più virtuosi genitori. Nel frattempo il piccolo, a cui davano da mangiare solo una volta al giorno e la cui igiene lasciava molto a desiderare, si spegneva lentamente…

Uno degli esperti a cui è stata affidata una lettura “scientifica” della vicenda ha dichiarato che i due genitori avevano completamente perso il senso della realtà, considerato che, non uscendo da casa per un lavoro che purtroppo non avevano più, il mondo virtuale aveva preso completamente il posto di quello vero, dove un bambino aveva bisogno delle cure e dell’affetto dei suoi genitori.

Non abbiamo avuto mai simpatia per i millenaristi, per quelli che ci annunciano l’imminente fine del mondo leggendo tra gli astri o osservando le viscere degli animali sacrificati. Se però dovessimo esprimerci sulla permanenza di una razionalità umana in un mondo che ormai sembra completamente impazzito non sapremo che prendere in prestito il titolo di un celebre libro e di un altrettanto celebre film: Io speriamo che me la cavo…

 



Giovedì 11 Marzo,2010 Ore: 14:33
 
 
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