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www.ildialogo.org FEDELTÀ VO’ CERCANDO: IL PAPA PARLA ALL’ACCADEMIA DIPLOMATICA DEL VATICANO,da Adista Notizie n. 24 del 23/06/2012

FEDELTÀ VO’ CERCANDO: IL PAPA PARLA ALL’ACCADEMIA DIPLOMATICA DEL VATICANO

da Adista Notizie n. 24 del 23/06/2012

36746. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Ha ben di che sentirsi tradito Benedetto XVI: certo non hanno lavorato per lui tutte le persone del suo entourage che hanno dato corpo e continuano a dar fiato al “Vatileaks”, trasmettendo alla stampa documentazione che doveva rimanere sotto chiave nelle segrete stanze. Sembra proprio questo il contesto del richiamo alla fedeltà al «Vicario di Cristo» fatto dal papa l’11 giugno scorso, durante l’udienza concessa ai superiori e agli alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica che prepara i sacerdoti destinati al servizio diplomatico della Santa Sede, ovvero i nunzi apostolici.

«Oggi – ha esordito Benedetto XVI ­– vorrei richiamare la vostra attenzione su questa virtù che bene esprime il legame tutto particolare che si stabilisce tra il papa e i suoi diretti collaboratori, tanto nella Curia romana come nelle Rappresentanze pontificie». La fedeltà «è un attributo divino» che «crea nell’uomo la possibilità di essere, a sua volta, fedele»: fedele «anzitutto a Dio, quindi alla sua famiglia, la Chiesa». «In quest’ottica vi incoraggio a vivere il legame personale con il Vicario di Cristo come parte della vostra spiritualità». Soprattutto «per quanti operano presso la Santa Sede – ha sottolineato – esso assume un carattere particolare, dal momento che essi pongono al servizio del Successore di Pietro buona parte delle proprie energie, del proprio tempo e del proprio ministero quotidiano». «Si tratta di una grave responsabilità – ha voluto sottolineare – ma anche di un dono speciale che con il passare del tempo va sviluppando un legame affettivo con il Papa, di interiore confidenza, un naturale idem sentire, che è ben espresso proprio dalla parola “fedeltà”».

Dalla «fedeltà a Pietro» deriva «anche una particolare fedeltà verso coloro ai quali siete inviati: si richiede infatti ai Rappresentanti del Romano Pontefice, e ai collaboratori, di farsi interpreti della sua sollecitudine per tutte le Chiese». «In questo modo incoraggerete e stimolerete anche le Chiese particolari a crescere nella fedeltà» e nello stesso tempo a consentire al papa di «conoscere più da vicino il gregge a lui affidato» così che lo possa raggiungere «più efficacemente con la sua parola, la sua vicinanza, il suo affetto. Penso in questo momento con gratitudine – ha voluto aggiungere per non fare un fascio di ogni malaerba che sta sperimentando intorno a sé – all’aiuto che ricevo quotidianamente dai molti collaboratori della Curia romana e delle Rappresentanze pontificie, come anche al sostegno che mi viene dalla preghiera di innumerevoli fratelli e sorelle di tutto il mondo». (eletta cucuzza)

Articolo tratto da
ADISTA
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Mercoledì 20 Giugno,2012 Ore: 15:41
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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