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www.ildialogo.org IRLANDA: SALGONO A CINQUE I PRETI CENSURATI DAL VATICANO. E LA CHIESA SI DIVIDE,da Adista Notizie n. 18 del 12/05/2012

IRLANDA: SALGONO A CINQUE I PRETI CENSURATI DAL VATICANO. E LA CHIESA SI DIVIDE

da Adista Notizie n. 18 del 12/05/2012

36675. DUBLINO-ADISTA. Ancora censure sui preti irlandesi da parte del Vaticano. Dopo l’imposizione del silenzio ai religiosi redentoristi p. Tony Flannery, uno dei fondatori dell’Association of Catholic Priests (Acp), e p. Gerard Moloney, direttore della rivista della congregazione Reality, colpevoli di aver trattato temi controversi come contraccezione, ruolo delle donne nella Chiesa, sacerdozio femminile e celibato obbligatorio per i preti (v. Adista Notizie n. 15/12), la scure vaticana è calata per motivi analoghi sul prete marista p. Sean Fagan, sul cappuccino p. Owen O’Sullivan e sul passionista p. Brian D’Arcy, 67 anni, notissimo in Irlanda per i suoi interventi sui più importanti media nazionali, tra cui l’emittente radiofonica BBC Radio Two.

Il caso di quest’ultimo, emerso solo ora, risalirebbe in realtà al 2010, quando sul Sunday World – tabloid nazionale del quale D’Arcy è columnist da decenni­ – uscirono quattro suoi articoli non graditi: sul trattamento, da parte del Vaticano, del sacerdozio femminile, sull’abbandono della Chiesa da parte dei cattolici statunitensi, sulle responsabilità della Chiesa nello scandalo degli abusi sessuali e sull’omosessualità. D’ora in poi, si legge sull’Irish Times (27/4), dovrà sottoporre preventivamente all’autorità ecclesiastica i suoi scritti. «L’anno passato», ha spiegato il superiore provinciale dei passionisti p. Pat Duffy (26/4), «la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva espresso le proprie preoccupazioni riguardo ad alcuni scritti di D’Arcy al superiore generale p. Ottaviano D’Egidio». Dato, questo, emerso dal settimanale cattolico inglese The Tablet, secondo il quale p. Ottaviano D’Egidio sarebbe stato convocato in Vaticano 14 mesi fa, in seguito ad una denuncia anonima.

«Siamo testimoni della crudele umiliazione di una generazione di preti che merita di meglio», ha commentato il columnist Fintan O’Toole sul quotidiano Irish Times (1/5). «Non trovo né rabbia né speranza. Ciò che resta è una doppia dose di tristezza, per una generazione di idealisti e per una società bisognosa di leadership morale cui viene data solo un’altra dose, ormai troppo familiare, del cinismo più abietto». La società irlandese, continua, non ha certo bisogno di altra ipocrisia: «La Chiesa istituzionale si è comportata in modo vergognoso coprendo sistematicamente gli abusi sui minori». Mentre gli abusi sessuali si consumavano, scrive O’Toole, «la gerarchia istituzionale era angustiata e chiedeva “Cosa possiamo fare?”. Il Vaticano era molto occupato e molto distante». Però, quando «un prete suggerisce che le donne hanno diritto all’uguaglianza la Chiesa diventa improvvisamente un efficiente stato di polizia che rimette in riga quel prete»; «un’istituzione così stupida da pensare che il fedele irlandese sia più scandalizzato da Brian D’Arcy che da Brendan Smyth (prete irlandese macchiatosi di più di 100 abusi sessuali, ndr) non è degna della rabbia di nessuno».

E dalla Bbc, dove il sacerdote tiene una rubrica il cui contenuto, si è scoperto, negli ultimi quattordici mesi sarebbe stato sottoposto alla censura previa ecclesiastica, si affrettano a precisare – in un comunicato inviato all’Independent on Sunday – che «il controllo editoriale del programma “Pause for Thoughts” su Radio 2» è loro «responsabilità esclusiva».

Insiste sull’aspetto della libertà di espressione la sezione irlandese del movimento Noi siamo Chiesa che ha organizzato, lo scorso 29 aprile, una veglia silenziosa in appoggio ai preti “silenziati” (quelli noti «e altri, che preferiscono rimanere anonimi») davanti alla sede della Nunziatura apostolica a Dublino, durante la quale è stata consegnata al nunzio, mons. Charles John Brown, una lettera. «Vogliamo testimoniare la nostra solidarietà a questi preti che esprimono la posizione della maggioranza dei cattolici irlandesi», vi si legge. «Chiediamo la revoca di queste censure da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede che ha punito questi uomini senza un debito processo e attraverso procedure segrete, senza alcun diritto d’appello». Il Sinodo mondiale dei vescovi del 1971, dedicato alla “Giustizia nel mondo”, prosegue la lettera, raccomandava che la Chiesa riconoscesse «il diritto di ciascuno alla libertà di espressione e di pensiero. Ciò comprende il diritto di ciascuno ad essere ascoltato in uno spirito di dialogo che conserva una legittima diversità all’interno della Chiesa». Ed è proprio in questo spirito che Noi siamo Chiesa chiede al nunzio un incontro per affrontare questo tema. Alla veglia silenziosa sono intervenuti più di 200 cattolici tra laici e religiosi, molti dei quali indossavano un bavaglio con i colori vaticani; tra di essi, anche un gruppo di suore domenicane. «Sono tutti bravi teologi – ha commentato una di esse, Siobhán Ní Mhaoilmhichil, che hanno lavorato per la Chiesa per molti anni e noi siamo qui, ora, a esprimere solidarietà nei loro confronti». «Questi teologi – le ha fatto eco una consorella, suor Marie Redmond – stanno esprimendo ciò che tutti noi riteniamo essere vero, non dovrebbe essere impedito loro di parlare».

«Il modo in cui questi preti sono stati trattati – ha affermato Brendan Butler, portavoce di Noi siamo Chiesa Irlanda e organizzatore del sit-in presso la residenza del Nunzio – va contro gli insegnamenti di Gesù Cristo e della Chiesa fondata da Gesù. Si tratta di preti straordinari e la gente è indignata dalla mancanza di rispetto dimostrata nei loro confronti». Butler ha anche segnalato l’esistenza di altri quattro preti censurati che desiderano conservare l’anonimato, e ha criticato il fatto che i vescovi irlandesi non abbiano reagito al provvedimento con un commento. Un silenzio che, però, non lo sorprende più di tanto: la maggior parte della gerarchia ecclesiastica, ha detto, ha sempre dimostrato una «obbedienza totale» al Vaticano.

In un’intervista alla radio RTÉ del 28 aprile, p. D’Arcy ha detto di non poter tacere riguardo alla protezione dei minori. «Ogni sistema dipende dall’integrità della persona che lo gestisce. Se tale  persona ha paura di parlarne o pone dei problemi, il velo del segreto cala nuovamente e i bambini non sono protetti». (ludovica eugenio)

Articolo tratto da
ADISTA
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Marted́ 08 Maggio,2012 Ore: 18:24
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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