- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (373) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org UN CIELLINO NELLA CITTĄ DI DOSSETTI: RUINI LA SPUNTA ANCORA,da Adista Notizie n. 36 del 13/10/2012

UN CIELLINO NELLA CITTĄ DI DOSSETTI: RUINI LA SPUNTA ANCORA

da Adista Notizie n. 36 del 13/10/2012

36872. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. E sette. Tanti sono diventati oggi i vescovi ciellini in Italia. L’ultimo, in ordine di tempo, è Massimo Camisasca, superiore generale della Fraternità san Carlo Borromeo, “storico” ufficiale di Comunione e Liberazione, designato da Benedetto XVI alla guida della diocesi di Reggio Emilia.

Camisasca, nato nel 1946, come molti ciellini della “prima ora”, fu “folgorato” dalla figura di don Giussani sin da giovanissimo, sui banchi del Liceo Berchet di Milano, dove il futuro fondatore di Cielle insegnò religione cattolica dal 1954 al 1964. Già nel 1965 Camisasca divenne uno dei responsabili di Gioventù Studentesca a Milano. Ordinato prete a Bergamo, nel 1975, tre anni dopo, nel 1978, fu inviato a Roma da Cl, per curare le relazioni del movimento con la Santa Sede, lavoro che lo tenne impegnato per quindici anni. Dal 1993 al 1996 è stato vicepresidente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul Matrimonio e la Famiglia (preside, nel settembre 1995, fu nominato un altro ciellino, Angelo Scola), una “creatura” voluta da Wojtyla, che la fece intitolare a se stesso, e che doveva diventare il centro propulsore degli studi su matrimonio, famiglia, morale sessuale. Temi di cui per la verità si occupavano da anni i religiosi redentoristi, che reggono l’“Alphonsianum”, un Istituto di teologia morale collegato alla Pontificia Università Lateranense. l’“Alphonsianum” era stato sino ad allora il centro di elaborazione più importante di teologia sulla famiglia e la morale sessuale. Ma già negli anni Sessanta-Ottanta era divenuto un importante centro del rinnovamento conciliare. Ci aveva insegnato anche p. Bernhard Häring, uno dei più importanti teologi morali del XX secolo, ma anche strenuo oppositore dell’enciclica Humanae vitae, che vieta l’uso dei contraccettivi. Probabilmente “scontento” dell’“Alphonsianum”, Giovanni Paolo II decise, nel 1982, di fondare il Pontificio Istituto per gli Studi su Matrimonio e Famiglia, riponendolo nelle “fidate” mani cielline. Nel 1984 Camisasca diede poi vita alla Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo, il cui carisma è quello di formare per il movimento preti da inviare in missione.

Tra il 2001 ed il 2006 Camisasca ha anche pubblicato una monumentale storia di Comunione e Liberazione in tre volumi, edita dalla San Paolo. In essa si racconta, tra l’altro, un episodio il cui ricordo, da parte di Camisasca, non deve essere forse piaciuto al protagonista, ma che fa luce sul difficile rapporto tra il fondatore di Cielle e il suo giovane discepolo Angelo Scola, futuro cardinale di Milano. Nel 1975, riferisce Camisasca, Giussani richiamò con fermezza all’ordine gli universitari di Cielle (Clu), guidati da Scola. Pare che Scola gestisse il Clu in maniera troppo autonoma rispetto al resto del movimento. E Giussani intervenne con decisione: «Il Clu è una grande fioritura – scrisse il fondatore di Cl – le cui radici si sono inaridite». Negli anni successivi, Scola restò così un po’ in ombra all’interno del movimento. Poi i rapporti con Giussani migliorarono, anche se la diffidenza del fondatore nei confronti del suo ambizioso discepolo non fu mai del tutto superata.

Non può inoltre sfuggire che la sede scelta per Camisasca rivesta un significato particolare: Reggio Emilia è infatti la diocesi di cui è originario il card. Camillo Ruini, storico alleato di Cielle, che di quella città fu anche vescovo ausiliare, prima di iniziare la sua folgorante carriera ai vertici della Curia e della Conferenza Episcopale Italiana in seguito al ruolo chiave giocato all’assemblea della Chiesa italiana svoltasi a Loreto nel 1985. Regista della nomina di Camisasca è proprio il card. Ruini, che sarebbe riuscito a spuntarla ottenendo già prima di marzo 2012 il placet del papa sul suo candidato. Forte del sostegno pontificio, la nomina avrebbe dovuto avere un iter molto rapido presso la Congregazione per i Vescovi. Lì però ci sono state diverse resistenze. Non certo per l’arrivo di un ciellino nella terra di Dossetti, che pure fa oggi storcere il naso a tanti cattolici democratici; quanto per la corsia privilegiata riservata a Camisasca, che bypassava quasi totalmente il parere della Chiesa locale. In Vaticano hanno quindi cercato di vanificare l’operazione: il nome del dirigente ciellino non sarebbe stato nemmeno inserito nella terna di candidati preparata dal nunzio apostolico dopo aver svolto le consultazioni di rito (segno di una resistenza locale al diktat ruiniano), ma sarebbe stato oggetto di un’indagine supplementare da parte del dicastero vaticano, vista anche l’origine della candidatura. Dei tre nomi in terna, Luigi Negri (San Marino), Enrico Solmi (Parma) e Piero Coccia (Pesaro), a metà settembre sarebbe stato Coccia, seppure di pochissimo, ad aver ottenuto il maggiore consenso da parte della plenaria della Congregazione per i Vescovi. Dell’incerto orientamento espresso dal dicastero vaticano, specchio delle spaccature che caratterizzano oggi la Curia vaticana, Ruini ha indubbiamente tratto vantaggio. Quando infatti il prefetto della Congregazione, il card. Marc Ouellet, ha presentato l’esito della votazione al papa, Benedetto XVI, forte anche dell’incerto esito della votazione in Congregazione, avrebbe proceduto di testa sua, nominando Camisasca, nonostante qualcuno avesse anche tentato di bruciarne la candidatura dando già in estate il suo nome in pasto a diversi organi di stampa. Ma gli oppositori di Camisasca alla fine sono solo riusciti a ritardarne di qualche mese la nomina: l’esponente ciellino, con il sostegno di Ruini e del papa, ma anche di Scola e del card. Carlo Caffarra (che, oltre ad essere l’arcivescovo di Bologna è anche il presidente dei vescovi emiliani), non ha mai corso il serio rischio di non farcela.

Camisasca non è l’unico ciellino divenuto vescovo sotto il pontificato di Ratzinger. C’è infatti anche mons. Filippo Santoro (già responsabile del movimento di Giussani per la Puglia e, successivamente, per tutto il Brasile e l’America Latina), nominato a novembre del 2011 alla guida dell’arcidiocesi di Taranto al posto di mons. Benigno Luigi Papa, già vice-presidente della Cei. Bisogna inoltre considerare il caso del card. Angelo Scola, che pure è stato consacrato vescovo nel 1991 sotto il pontificato di Karol Wojtyla (che lo volle nel 2002 patriarca di Venezia), ma che Ratzinger impose, tra lo scontento di molti ed alla fine di un serrato confronto tra la diplomazia vaticana, vescovi lombardi e Curia vaticana, sulla prestigiosissima cattedra di Milano, facendo di quella nomina una sorta di investitura in vista del futuro Conclave.

Anche mons. Luigi Negri, uno dei primi allievi di don Luigi Giussani al Liceo Berchet di Milano e oggi tra i prelati più “interventisti” sui temi etico-politici, è stato designato vescovo della diocesi di San Marino-Montefeltro da Giovanni Paolo II, il 17 marzo 2005, appena pochi giorni prima che Wojtyla morisse. E al papa appena scomparso, già il 18 luglio 2005, il neovescovo dedicava la “Fondazione internazionale «Giovanni Paolo II» per il Magistero Sociale della Chiesa”, con lo scopo di favorirne lo studio sistematico dell’opera e del pensiero. Anche mons. Giancarlo Vecerrica, una vita spesa per Comunione e Liberazione, per la quale già nel 1975 divenne responsabile regionale per le Marche, è stato ordinato vescovo di Fabriano-Matelica sotto il pontificato di Wojtyla, nel 2003, e fino al 2007 ha ricoperto l’ufficio di amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche. A completare il quadro della presenza ciellina nelle diocesi italiane mons. Vincenzo Orofino (dal 2004 vescovo di Tricarico) e mons. Michele Pennisi (vescovo dal 2002 di Piazza Armerina).

Se a questa lista di nomi si aggiunge il fatto che dei sette vescovi italiani nominati direttamente da Ratzinger come delegati al Sinodo dei Vescovi ben tre (Negri, Scola, Santoro) sono di Cl, si comprende come il peso dei discepoli di don Giussani all’interno dell’establishment ecclesiastico stia crescendo, di pari passo (ma in modo progressivamente sempre più conflittuale) con quello degli altri movimenti. E dell’Opus Dei. (valerio gigante)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Sabato 13 Ottobre,2012 Ore: 15:02
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Dottrina della fede secondo Ratzinger

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info