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www.ildialogo.org CINA: ALL’ORDINAZIONE DELL’ULTIMO VESCOVO, SGRADITI GLI IMBUCATI “PATRIOTTICI”,da Adista Notizie n. 18 del 12/05/2012

CINA: ALL’ORDINAZIONE DELL’ULTIMO VESCOVO, SGRADITI GLI IMBUCATI “PATRIOTTICI”

da Adista Notizie n. 18 del 12/05/2012

36677. ROMA-ADISTA. Era la cerimonia di ordinazione episcopale di p. Methodius Qu Ailin, destinato alla diocesi di Changsha (nell’Hunan), il 25 aprile, ma l’Associazione patriottica – l’associazione della Chiesa cattolica cinese che risponde al governo, e non alla Santa Sede – gli ha rovinato la festa, inviandogli un vescovo “illecito” (cioè ordinato non dal papa, ma dal governo cinese), mons. Liu Xinhong, di Vuhu, ed un altro in non chiara posizione con Roma, l’arcivescovo di Pechino mons. Giuseppe Li Shan, che è stato l’ordinante principale. La presenza dei due ha creato molto malumore negli ambienti ecclesiastici fedeli al papato, in Vaticano come nella stessa Cina.

La nomina di Qu Ailin – come altre nel corso degli ultimi anni, ma non tutte, cosa che ha prodotto notevole attrito (v. Adista nn. 95 e 97/10; 30, 35, 44, 48, 55 e 93/11) – era stata riconosciuta sia dalla Santa Sede che dal governo di Pechino. Alla cerimonia di ordinazione avrebbero dovuto partecipare solo i vescovi di nomina concordata. Un’impostazione per nulla condivisa dall’Associazione patriottica, che peraltro obbliga con la forza a presenziare alla consacrazione dei vescovi di sola nomina governativa i vescovi in comunione con la Santa Sede, per la qual cosa costoro incappano nelle maglie strette del Codice di Diritto Canonico che al n. 1013 legifera: «A nessun vescovo è lecito consacrare un altro vescovo se prima non consta del mandato apostolico», ovvero papale, pena la scomunica, pur se comminata a seconda del livello di costrizione subita.

Alla cerimonia per Qu Ailin erano presenti, come riferisce Asia News (25/4), Liu Yuanlong, vicepresidente dell’Associazione patriottica, che ha portato il messaggio dell’Amministrazione statale per gli Affari religiosi, ed altre personalità provinciali e cittadine. Questo spiegherebbe, rileva l’agenzia, la bassa partecipazione dei cattolici (circa 80mila in diocesi e almeno 20mila nella città): «Il fatto che alla cerimonia ne fossero presenti solo 200 è segno del malessere diffuso fra i fedeli nel sopportare l’ingerenza del governo e dell’Associazione patriottica in cerimonie strettamente religiose, esempio di violenza contro la libertà religiosa». Non è trascurabile però il fatto che mons. Qu Ailin, sacerdote dal 1995, sia vicedirettore dell’Associazione patriottica della provincia dell’Hunan e componente della Conferenza consultiva politica del popolo nella città di Henyang, dove è nato nel ‘61.

Sulla situazione della Chiesa cattolica in Cina è durissimo (sempre su Asia News, ancora il 25/4) il commento di p. Bernardo Cervellera, secondo il quale l’imperante «nuovo maoismo» è «evidente anche nelle ordinazioni episcopali»: «Ogni nuovo vescovo deve essere anzitutto strumento del Partito» e l’«immischiarsi del Partito su riti e ordinazioni» è «segno di piccolezza di cervello». «Le ordinazioni episcopali “inquinate” dalla presenza di vescovi illegittimi – sostiene – rendono più difficile il lavoro della Chiesa e scombussolano i fedeli, minando l’unità fra le comunità. Ma producono anche risentimento verso uno Stato-padrone e totalitario, accrescendo le resistenze e le possibilità di rivolte. Nei mesi scorsi, in occasione di sequestri di vescovi per farli partecipare a ordinazioni illecite vi sono state comunità che si sono ribellate schierandosi contro la polizia (Shenyang) e manifestando nelle città (Wanzhou)».

Rimbrotti vaticani: ce n’è un po’ per tutti

Negli stessi giorni, tra il 23 e il 25 aprile, si è svolta in Vaticano la riunione della Commissione sulla vita della Chiesa in Cina, istituita nel 2007 da Benedetto XVI. Dedicata a sollecitare la formazione integrale dei laici cattolici, non ha potuto non volgere lo sguardo «ai pastori e, in particolare, ai vescovi e ai sacerdoti che sono detenuti o soffrono ingiuste limitazioni nel compimento della loro missione». «Persiste la pretesa» degli organismi statali competenti per la cattolicità, si legge nel comunicato finale, «di porsi al di sopra dei vescovi e di guidare la vita della comunità ecclesiale. Al riguardo, restano attuali e di orientamento le indicazioni, offerte nella succitata Lettera del Papa Benedetto XVI (cfr n.7), e ad esse è importante attenersi, perché il volto della Chiesa risplenda con chiarezza in mezzo al nobile Popolo cinese. Tale chiarezza – prosegue – è stata offuscata dagli ecclesiastici che hanno ricevuto illegittimamente l’ordinazione episcopale e dai vescovi illegittimi che hanno posto atti di giurisdizione o sacramentali, usurpando un potere che la Chiesa non ha loro conferito. Nei giorni scorsi, alcuni di loro hanno partecipato a consacrazioni episcopali autorizzate dalla Chiesa. I comportamenti di questi vescovi, oltre ad aggravare la loro posizione canonica, hanno turbato i fedeli e spesso hanno forzato la coscienza dei sacerdoti e dei fedeli che vi sono stati coinvolti». Non solo: «Detta chiarezza è stata offuscata dai vescovi legittimi, che hanno partecipato a ordinazioni episcopali illegittime. Molti di loro hanno chiarito la propria posizione e hanno chiesto scusa, e il Santo Padre li ha benevolmente perdonati; altri invece [fra i quali l’arcivescovo di Pechino], che pure vi hanno preso parte, non hanno ancora fatto tale chiarificazione e sono quindi incoraggiati ad agire quanto prima in tal senso». (eletta cucuzza)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedě 08 Maggio,2012 Ore: 18:32
 
 
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Dottrina della fede secondo Ratzinger

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