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www.ildialogo.org Bergoglio, non facciamone un santo  ,di Alessandro Esposito

Bergoglio, non facciamone un santo  

di Alessandro Esposito

Dal sito: Micromega.it

aespositoLa rassegna stampa dei principali quotidiani di oggi pullula di articoli improntati all’ottimismo a commento della recente proclamazione del cardinal José Mario Bergoglio a pontefice della chiesa cattolica romana. Sebbene non manchino elementi in virtù dei quali è lecito sentirsi confortati da questa scelta, il senso critico che dovrebbe caratterizzare gli organi di informazione tende talvolta a latitare: basti pensare, prima che anche questo ricordo oggi ancora vivo cada nell’oblio, al tono ossequioso che ha caratterizzato la quasi totalità delle trasmissioni radiofoniche e televisive che si sono occupate di seguire l’evento in oggetto.

Sebbene il novello pontefice abbia suscitato nei più un’istintiva e motivata simpatia per la modalità semplice con cui ha deciso di presentarsi alla sua prima uscita in pubblico, dalla stampa c’è comunque da attendersi una lettura in filigrana dell’evento che, per essere adeguatamente interpretato, richiede la ricostruzione, sia pure per sommi capi, dell’iter ecclesiale di Franceso I, non certo scevro di nodi critici e persino di aspetti controversi. Entrato a far parte della Compagnia di Gesù nel 1957, all’età di ventun anni, frequentò il seminario bonarense di Villa Devoto, dall’impronta teologica fortemente tomista, completando poi i propri studi presso il seminario gesuita di Santiago del Cile.

Ordinato sacerdote nel 1969, fu eletto provinciale della Compagnia di Gesù, carica che occupò dal 1973 al 1979. Questo, come è noto, fu il periodo in cui, a seguito del golpe militare del 24 marzo del 1976, si instaurò in Argentina una delle più sanguinose dittature militari dell’America Latina: e proprio per ciò che attiene ai rapporti con il generale Videla e la sua junta militar emergono gli aspetti controversi del pastorato di Bergoglio.

Due testi pubblicati in Argentina chiamano in causa l’attuale pontefice in ordine al suo silenzio relativo ai crimini della dittatura circa i quali egli era al corrente [1] e lo scrittore e giornalista Horacio Verbitsky, editorialista del quotidiano argentino Pagina 12, ha intervistato cinque testimoni che considerano l’allora provinciale dei Gesuiti non estraneo alla vicenda del sequestro e della tortura di due sacerdoti appartenenti al suo ordine, Orlando Yorio e Francisco Jalics, esponenti della teologia della liberazione, impegnati in un lavoro di educazione popolare nella villa miseria di Bajo Flores, nella periferia sud della città di Buenos Aires [2].

Quel che è certo è che i sospetti su un suo coinvolgimento in questi fatti incresciosi non impedirono la sua nomina a vescovo ausiliario prima (1997) e poi ad arcivescovo (1998) della diocesi di Buenos Aires, né la sua investitura cardinalizia da parte di Karol Wojtyla, notoriamente ossessionato dallo spettro del comunismo e della teologia della liberazione latinoamericana, nel 2001.

Con Wojtyla, difatti, Bergoglio ha condiviso la recisa opposizione alla teologia della liberazione, schierandosi contro questa rilettura del Concilio Vaticano II operata da una parte dei vescovi riunitisi a Puebla, nel 1979, in occasione dell’incontro del CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano).

In effetti il nuovo pontefice, sotto il profilo etico e dogmatico, non lascia intravedere alcuna possibilità per il rinnovamento in seno al cattolicesimo romano e può essere considerato in tutto e per tutto un fedele prosecutore del conservatorismo osservato in merito nell’arco dei due ultimi pontificati (sotto i quali, non va dimenticato, è avvenuta la quasi totalità delle nomine cardinalizie che compongono l’attuale conclave): basti, a tale proposito, dare una rapida scorsa ai commenti di Bergoglio relativi a tematiche quali l’aborto e l’eutanasia, che riprendono, radicalizzandole, le tesi elencate nel documento approvato dai vescovi latinoamericani e ratificato da papa Benedetto XVI nel corso della «V Conferenza Generale dell’episcopato dell’America Latina e dei Caraibi» tenutasi ad Aparecida, Brasile, dal 13 al 31 maggio del 2007 [3]. Ancora più eloquenti le dichiarazioni rilasciate dal primo papa gesuita della storia in seguito alla decisione presa dal governo argentino il 9 luglio del 2010 di riconoscere il matrimonio di persone dello stesso sesso, da lui definito, senza mezzi termini, una «mossa del diavolo» contro cui mobilitare una a suo avviso ineccepibile e improcrastinabile «guerra di Dio» [4].

Ecco perché, forse, prima di fare del cardinal Bergoglio una sorta di novello Francesco d’Assisi, sarebbe opportuno ricostruirne un profilo che cerchi, senza accuse né mistificazioni, di attenersi ai fatti che connotano la sua biografia.

Alessandro Esposito – pastore valdese

NOTE

(14 marzo 2013)

NOTE

[1] Emilio Mignone, Iglesia y Dictadura. El papel de la iglesia a la luz de sus relaciones con el régimen militar, Ediciones del Pensamiento Nacional, 4° edizione, settembre 1987; Horacio Verbitsky El silencio: de Pablo VI a Bergoglio: las relaciones secretas de la Iglesia con la ESMA, Sudamericana, Buenos Aires, 2005 (traduzione italiana: L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina. Fandango Libri, Roma, 2006).

[2] Horacio Verbitsky, Cinco nuevos testigos contra Bergoglio, articolo comparso sulle colonne del quotidiano argentino Pagina 12 del 18 aprile 2010, scaricabile dal sito www.pagina12.com.ar. Ottimo, per quel che riguarda il materiale consultabile in lingua italiana, l’editoriale della rivista on-line Il Dialogo a firma di Gennaro Carotenuto, intitolato: Il papa argentino. Francesco I, il conservatore popolare nei torbidi della dittatura, pubblicato in data giovedì 14 marzo 2013 e consultabile sul sito internet: www.ildialogo.org.

[3] Esternazioni riportate in un articolo dal titolo: Cardinal Archbishop of Buenos Aires Rages Against Abortion “Death Sentence” (Cardinale arcivescovo di Buenos Aires reagisce contro l’aborto: “Sentenza di morte”) pubblicato in data 5 ottobre 2007 sul sito: www.lifesitenews.com.

[4] A tale proposito si possono consultare gli articoli: Boda gay: para Bergoglio es una “movida del Diablo” y Kirchner lo acusó de presión (Nozze gay: per Bergoglio si tratta di una “mossa del diavolo” e Kirchner lo ha accusato di pressioni), pubblicato sulle colonne del quotidiano El Cronista del 9 luglio 2010; Bergoglio convocó a una “guerra de Dios” contra el matrimonio gay (Bergoglio ha proclamato una “guerra di Dio” contro il matrimonio gay), pubblicato sulla rivista on-line www.LaVoz901.com.ar in data 9 luglio 2010.




Giovedì 14 Marzo,2013 Ore: 22:23
 
 
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