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www.ildialogo.org A proposito della rinuncia di Benedetto XVI,a cura della Fondazione Guido Piccini

A proposito della rinuncia di Benedetto XVI

a cura della Fondazione Guido Piccini

E' con grande piacere che pubblichiamo questa Newsletter della Fondazione Guido Piccini per i diritti dell'uomo onlus sulle dimissioni di Benedetto XVI. Per conoscere e approfondire ciò che fa la Fondazione Guido Piccini vai al loto sito: http://www.fondazionegpiccini.org/
A proposito della rinuncia di Benedetto XVI

Lasciamo, come è doveroso, agli autori la responsabilità delle loro riflessioni, ma è nostro dovere far conoscere come nella Chiesa vi siano cristiani che, attraverso la ricerca della verità storica e teologica, hanno un’altra visione dell’annuncio evangelico nella sua incarnazione nei tempi… un cristianesimo a servizio dell’uomo e ben lontano dal potere.
Renato Piccini


14 febbraio 2013
Il problema non è il “papa”, il problema è il “papato”
José Mª Castillo1

Tra i numerosi commenti suscitati logicamente dalla notizia delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, manca una riflessione che, dal mio punto di vista, ritengo la più importante, la più urgente, quella che più può (e dovrebbe) incidere sul futuro della Chiesa e della sua possibile influenza per il bene di questo mondo così tormentato in cui viviamo. Mi riferisco alla riflessione che distingue tra ciò che è e rappresenta la persona del “papa”, da un lato, e ciò che è e rappresenta l'istituzione di un “papato” dall'altro.
Naturalmente, nessuno mette in dubbio che è importante analizzare, giudicare e saper valutare i punti di forza e di debolezza che Papa Ratzinger ha espresso nei suoi anni di pontificato. Però, è sicuramente più importante ancora proporre e saper scegliere l'uomo più competente che, in questo momento, dovrebbe occupare la carica di Sommo Pontefice. Tutto questo, nessuno lo mette in dubbio, è di enorme interesse in questi giorni.
Ma, per quanto importante sia valutare le persone, sia per il passato come per il possibile futuro immediato, nessuno – a mio giudizio – metterà in dubbio che è molto più decisivo fermarsi a pensare ciò che rappresenta, e che cosa dovrebbe rappresentare, non un Papa o un altro, ma ciò che realmente è e fa l'istituzione del papato, per come è organizzata, come funziona e come viene gestita, chiunque sia il Papa che l’ha presieduta o che la può presiedere.
È doveroso chiederci: è meglio per la Chiesa che tutto il potere per governare un’istituzione, alla quale appartengono più di 1200 milioni di persone, sia concentrato nelle mani di un solo uomo, senza altra limitazione di quella che impongono le proprie convinzioni a questo uomo, a colui che occupa il papato? Com’è previsto nell’attuale Codice di Diritto Canonico, così è stato progettato, legiferato e così fa il papato (can. 331, 333, 1404, 1372). Perché, tra le altre cose, il papa sposta e nomina le più alte e le più basse cariche della Curia. Rimuove e nomina cardinali, vescovi e le cariche ecclesiastiche di ogni tipo. E fa tutto questo senza dover dare spiegazioni a nessuno e senza che nessuno gliene possa chiedere conto. Inoltre, tutto si conserva così, indipendentemente da chi sia il papa regnante, la sua età, la salute di cui gode, la sua mentalità, le sue preferenze e persino le sue possibili manie.
Inoltre, non dobbiamo ingenuamente pensare alla presenza dello Spirito Santo e alla sua presunta ispirazione costante ad ogni decisione del papa. No. Questo presunto intervento dello Spirito Santo non è dimostrato da nessuna parte. Così come non è dimostrato, né ci sono argomenti per dimostrarlo, che il vescovo di Roma, per quanto successore di Pietro possa essere, debba accumulare tutto il potere che il papa e i suoi teologi fedelissimi assicurano che ha per volontà di Dio. Dove è detto? Su quali argomenti ci si basa? Il miglior conoscitore di questa storia, che la Chiesa ha avuto nel secolo scorso, il cardinale Y. Congar, scrisse nel suo diario personale che tutto ciò è una manipolazione organizzata dagli interessi di Roma, le cui radici risalgono al secondo secolo della storia del cristianesimo. In ogni caso, quello che è assolutamente certo è che in tutto il Nuovo Testamento, in nessuna parte risulta che la Chiesa deve essere organizzata così e che così deve essere gestita. E, per favore!, che nessuno si serva del famoso testo di Matteo 16, 18-19 («Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa»). Tra i migliori studiosi del vangelo di Matteo, ogni giorno aumenta il numero di coloro che sostengono che quelle parole non uscirono dalla bocca di Gesù. Si tratta di un testo “redazionale”, molto posteriore al testo originale, aggiunto dall'ultimo redattore del vangelo che è giunto a noi.
Comunque, per ora, mi fermo. Parleremo di queste cose nei prossimi giorni. Ma penso che sia importante concludere dicendo che la Chiesa è, proprio in questi giorni, in un momento privilegiato per affrontare senza paura queste questioni, che fanno riferimento a problemi di fondo che la Chiesa non ha risolto e che, se non vengono affrontati e presi sul serio, questa chiesa continuerà a rimanere fuori dai veri problemi (e in silenzio), per quanto lucido e di grande coraggio e valore sia il futuro papa. Perché, insisto, il problema della Chiesa non è il papa, è il papato, così come è organizzato e come funziona, chiunque sia l'uomo che occupa il trono pontificio.

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20 febbraio 2013
La rinuncia del Papa
José Arregi2

La Chiesa è ancora una volta spettacolo, non buona notizia. E così continueremo nei prossimi mesi. Che pena, in un mondo che ha così tanto bisogno di conforto e di speranza! Che un papa, all'età di 85 anni e ammalato, si spogli della tiara e scenda dal trono, rinunciando al potere religioso più arbitrario e assoluto che si possa immaginare, cosa c'è di così strano nei tempi che corrono? Ha di strano che si limiti a questo: ad una rinuncia personale. E tuttavia, è stato celebrato da chierici e laici ben intenzionati come un gesto di libertà, coraggio, dignità e persino di umiltà.
Non nego che lo sia. È dignitoso e umano dire: «Non ho forze, non ne posso più», o anche dire: «Sono stanco di questo mondo vaticano e vado via». E chi sa se non è stato più determinante il secondo motivo del primo? È stato coraggioso e libero di fronte alle pressioni di molti curiali che vorrebbero continuare ad approfittare della debolezza del pontefice per esercitare il loro potere nell’ombra. Però, la sua rinuncia non costituisce allo stesso tempo un atto di resa di fronte a questo oscuro meccanismo di potere che è il Vaticano? È umano che un Papa anziano e ammalato si ritiri in un convento di clausura per dedicare i suoi ultimi anni a vivere in pace pregando, leggendo, ascoltando musica e suonando il pianoforte. Però, non è anche un sottrarsi alle sue responsabilità essersi ritirato senza prima saldare i pesanti conti del papato di fronte alla Chiesa e alla storia?
Non rimprovero nulla alla sua persona. È un uomo di grande umanità. Basta guardare i suoi occhi limpidi pieni di intelligenza, il suo sorriso trasparente, il suo stile discreto, la sua mancanza di ambizione, il suo atteggiamento gentile e affabile. Però la persona è inseparabile dal ruolo che ricopre all'interno di un sistema e nel caso del papa è inevitabile che la persona, per ammirevole che sia, rimanga schiacciata da un ruolo e da un potere esorbitante, in un sistema perverso: un papa sceglie i cardinali che eleggeranno il prossimo papa, il quale imporrà a tutti come volontà divina ciò che in realtà sono i propri criteri personali. Così è come Benedetto XVI, prima per mano di Giovanni Paolo II e dopo per sua propria mano, ha sepolto le cose migliori del Vaticano II e ha approfondito l’abisso tra la Chiesa e il mondo di oggi. Tutto per volontà divina.
Ora se ne va dal Vaticano lasciando intatto un sistema essenzialmente corrotto. La tiara e il trono, la terribile infallibilità, il terribile potere assoluto, rimangono ancora intatti, in attesa del prossimo candidato. E non mancheranno i candidati. Già si tramano oscure strategie, già si architettano alleanze e si fanno scommesse. Si intriga e si cospira. È pura farsa mediatica, pura pornografia religiosa. E quando uscirà la fumata bianca diranno: «Lo Spirito Santo ha scelto». Ancor più osceno!
Che ne è delle parole di Gesù, il profeta di Galilea libero, itinerante e misericordioso, amico degli ultimi? «Non chiamate nessuno santo, non chiamate nessuno padre, non chiamate nessuno signore. Tutti voi siete fratelli. Cercate ognuno l’ultimo posto».
Io avrei desiderato che Benedetto XVI, prima di rinunciare, avesse fatto uso dei suoi poteri assoluti per porre fine a questo sistema, promulgando un laconico decreto che più o meno dicesse così: «In virtù dei poteri divini che sono stati attribuiti al vescovo di Roma solo a partire dall’XI secolo e che il Concilio Vaticano I nel XIX secolo elevò a dogma, io, Benedetto XVI, un uomo come tutti gli altri ma ancora il Papa, dichiaro solennemente che il potere universale e l'infallibilità attribuiti al papa sono dottrina umana e erronea. Con questo decreto dichiaro abolito il modello monarchico del papato come contrario allo spirito che animava Gesù di Nazareth e che continua ad ispirare uomini e donne di tutti i tempi e culture, oltre ogni confessione e religione, per respiro e salute della vita».
Tutto questo può sembrare un delirio. Però la rinuncia di un papa servirà ben poco finché rimane in piedi il modello medievale del papato.

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20 febbraio 2013
Ratzinger e la chiesa popolare in America Latina
Marc Vandepitte3

Joseph Ratzinger è conosciuto essenzialmente come papa ma i suoi principali atteggiamenti e prese di posizione vanno ricercate nel periodo durante il quale fu Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. In questa veste fu di fatto l’architetto di una delle più vaste campagne ideologiche e politiche del dopoguerra, ciò che fu chiamata la “Restaurazione”.
Neoconservatorismo
Nel 1978, Karol Wojtyla (Giovanni Paolo II) è chiamato a dirigere la più grande comunità religiosa del mondo. Si trova davanti una chiesa post-conciliare in stato di profonda crisi: assistenza alla messa e vocazioni in caduta libera, elevato numero di divorzi tra i cattolici, rifiuto dell’autorità papale in materia di controllo delle nascite; un mondo sommerso nell’eresia.
Egli vuole una svolta radicale. Non più rischi, né esperienze, è finito il tempo di pensare e di agire nella libertà voluta dal Vaticano II. Del Concilio probabilmente se ne conservano i testi, ma se ne seppellisce lo spirito. Il papa si prepara ad una politica ecclesiastica centralizzata e ortodossa, accompagnata da un riarmo morale e spirituale.
Per farlo gioca abilmente con il clima dell’epoca, che presenta del resto molte somiglianze con il nostro. A metà degli anni ‘70 inizia una profonda crisi economica. L’atmosfera ottimista degli anni ‘60 vacilla e si afferma l’esigenza di sicurezza e protezione, il ricorso a un’autorità - preferibilmente carismatica -, un risveglio etico, la fuga nell’ambito privato e nell’irrazionale, ecc…
È su questo sfondo che si sviluppa il “neoconservatorismo”. Questo nuovo conservatorismo non si limita più sulla difensiva ma lancia un’offensiva politica e ideologica. Questa corrente è sostenuta da personalità “forti”, come Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Servendosi abilmente dei mass media, si fanno portavoce di una tendenza mondiale alla ricerca di un salvatore, la sviluppano ricorrendo a immagini semplicistiche del mondo, irradiando sicurezza e ottimismo, ecc…
Il rottweiler di dio
Un rompicapo ancora più importante per il papa, è la crescita di una chiesa popolare progressista in America Latina. Wojtyla è polacco e anticomunista fino al midollo: combattere il marxismo e il comunismo nel mondo è uno degli scopi della sua vita. Dato che è innegabile l’influenza dell’analisi sociale del marxismo nella chiesa di base e nella teologia della liberazione, metterà tutto il suo impegno per riportare il continente sulla retta via.
Per fare ciò, conta su Ratzinger, nominato nel 1981 Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, una sorta di Ministero dell’ideologia e dell’informazione del Vaticano. Eserciterà queste funzioni per un quarto di secolo e ne farà il migliore uso per imprimere il suo marchio sugli avvenimenti.
Ratzinger diventa l’architetto di un’offensiva pastorale ed ecclesiale di grande portata alla quale dà egli stesso il nome di “Restaurazione”. L’obiettivo è il rafforzamento dell’apparato di direzione centrale e la disarticolazione di ogni forma di dissidenza all’interno della chiesa. Ratzinger si rivela presto un vero grande-inquisitore, cosa che gli varrà il nome di “rottweiler di dio”.
Tutta la chiesa cattolica è nel mirino, ma i colpi sono diretti soprattutto contro l’America Latina, laddove l’impatto politico è di gran lunga più importante. Per questo motivo ci limiteremo a questo continente.
L’annientamento della chiesa popolare e della teologia della liberazione
Il primo passo è la costituzione di una banca dati delle conferenze episcopali, dei teologi della liberazione, dei religiosi progressisti, dei progetti pastorali sospetti, ecc. In quasi tutte le diocesi sono nominati vescovi e cardinali ultra-conservatori e apertamente di destra. Solo in Brasile ne sono nominati una cinquantina; alla fine degli anni ‘80, cinque su 51 vescovi peruviani sono membri dell’Opus Dei; il Cile e la Colombia seguono la stessa strada. I vescovi dissidenti sono oggetto di forti pressioni, alcuni ricevono lettere di avvertimento, ad altri è vietato viaggiare o sono chiamati a render conto delle loro azioni.
Questa politica delle nomine è tanto più grave in quanto l’episcopato ricopre un ruolo importante in questo continente. In molti casi è la sola opposizione possibile alla repressione militare, alla tortura, ecc… Se i vescovi del Brasile e del Cile fossero rimasti in silenzio, come quelli dell’Argentina, il numero di vittime della repressione sarebbe stato ben più elevato.
Anche ai livelli inferiori si fa pulizia. Si interviene sulla formazione dei sacerdoti mettendo sotto pressione seminari e istituti di teologia, riorientandoli o chiudendoli. Si tenta di controllare meglio i religiosi che sono spesso protagonisti della chiesa della liberazione. Particolare attenzione è riservata ai teologi. Sono tenuti sotto controllo e da questo momento viene loro fatto prestare un nuovo giuramento di fedeltà.
Nel 1984 Ratzinger redige la Istruzione della Santa Congregazione per la Dottrina della fede su alcuni aspetti della teologia della liberazione. Attacca frontalmente i teologi della liberazione, soprattutto quelli dell’America Latina. L’anno dopo si proibisce a Leonardo Boff, una delle figure di punta di questo movimento, di parlare. Il dominio sui giornali cattolici viene rafforzato, si ricorre pure alla censura e alla pressione finanziaria.
I progetti pastorali progressisti vengono messi sotto controllo o eliminati totalmente. Nel 1989 il Vaticano non riconosce più l’Associazione internazionale della gioventù cattolica, considerata troppo progressista, che deve cedere il posto al CIJOC (Coordinamento internazionale della gioventù operaia cristiana), confessionale e opposta alla sinistra.
Accanto alla distruzione di tutto ciò che è progressista, vengono avviati giganteschi progetti per riportare i credenti sulla retta via. Evangelizzazione 2000 e Lumen 2000 sono progetti su grande scala destinati all’America Latina che hanno come minimo tre satelliti a loro disposizione. I progetti sono preparati da persone e gruppi della destra ultra-conservatrice: Comunione e Liberazione, Azione Maria, Rinnovamento Carismatico Cattolico, ecc… I collaboratori di questi giganti della comunicazione paragonano le loro attività a una specie di nuovo “potere della luce”.
Coloro che sanno leggere sono sommersi da libri religiosi pubblicati a buon mercato. Sono organizzate pensioni per sacerdoti e religiosi. Per questi enormi progetti spettacolari i vertici della gerarchia cattolica possono contare sull’appoggio finanziario del mondo degli affari.

Crociata anticomunista
Niente è lasciato al caso. Uno ad uno tutti i pilastri della chiesa popolare dell’America Latina sono fatti cadere. Alcuni osservatori parlano di smantellamento di una chiesa. Abbiamo a che fare con una delle campagne ideologiche e politiche più importanti del dopoguerra.
Questa campagna è in linea con la crociata anticomunista della Guerra Fredda. Ci si può anche vedere una rivincita degli USA dopo la perdita di potere degli anni precedenti.
Durante gli anni ‘60 e ‘70 i paesi del Terzo Mondo avevano infatti rafforzato la loro posizione nel mercato mondiale. Strappando prezzi più elevati per le materie prime avevano così migliorato il loro potere d’acquisto sul mercato mondiale. Il punto culminante è la crisi petrolifera del 1973. Nel 1975 il Vietnam infligge una schiacciante disfatta agli Stati Uniti. Poco dopo la Casa Bianca è umiliata due volte prima dalla rivoluzione dei sandinisti nel loro cortile di casa (1979), poi dal dramma degli ostaggi in Iran (1980). Fin dal suo arrivo al potere, Reagan si sente inoltre minacciato dall’atteggiamento di indipendenza economica di due Stati tanto importanti quali il Messico e il Brasile.
La Casa Bianca non si arrende e scatena una controffensiva su diversi fronti. La teologia della liberazione diventa uno dei bersagli più importanti. Sin dalla fine degli anni ‘60, la teologia della liberazione, ancora ad un stadio embrionale, era considerata come una minaccia per gli interessi geostrategici degli USA, come testimonia il Rapporto Rockefeller.
Negli anni ‘70 furono creati centri teologici con il compito di iniziare la lotta contro la teologia della liberazione. Ma è soprattutto a partire dagli anni ‘80 che questa controffensiva raggiunge il suo punto più alto. Gli Stati Uniti misero a disposizione miliardi di dollari per sostenere la controrivoluzione in America Latina. Questa guerra sporca ha fatto decine di migliaia di vittime. Squadroni della morte, paramilitari, ma anche l’esercito regolare portarono avanti questo sporco compito. Tra le file dei movimenti cristiani di liberazione si contano molti martiri. I più conosciuti sono Monsignor Romero e i sei gesuiti di El Salvador.
Per combattere la teologia della liberazione sul suo stesso terreno vennero diffuse le sette protestanti che ricevettero un massiccio sostegno finanziario dagli USA. Attraverso slogan propagandistici e messaggi basati sull’emotività dovevano tentare di attirare i credenti. Per strapparli all’influenza perniciosa della teologia della liberazione, si utilizzarono costosi mezzi elettronici. La religione si rivela qui come oppio dei popoli nella sua forma più pura. Anche l’esercito viene mobilitato in questa guerra religiosa. Gli alti ufficiali degli eserciti latinoamericani stesero un documento per dare consistenza al “braccio teologico” delle forze armate.

Missione compiuta
Gli sforzi combinati di Ratzinger e della Casa Bianca hanno dato i loro frutti. Negli anni ‘90 un colpo molto duro fu portato alla chiesa di base in America Latina. I gruppi di base cessano di esistere o funzionano a fatica per mancanza di sostegno pastorale, per timore della repressione, perché non si crede più alla svolta tanto attesa o semplicemente perché liquidati fisicamente. L’ottimismo e l’attivismo degli anni ‘70 e ‘80 lasciano il posto al dubbio e alla riflessione. L’analisi della realtà perde il suo peso a vantaggio della cultura, dell’etica e della spiritualità, a tutto beneficio dei piani di Ratzinger.
Globalmente il centro di gravità passa dalla liberazione alla devozione, dall’opposizione alla consolazione, dall’analisi all’utopia, dalla sovversione alla sopravvivenza. Il racconto dell’Esodo cede il passo all’Apocalisse e agli Atti degli Apostoli.
Alla fine del secolo la chiesa di base non rappresenta più una minaccia per l’establishment. Tanto il Vaticano e il Pentagono che le élites locali dell’America Latina hanno per il momento una preoccupazione in meno. Questa tregua termina ben presto con l’elezione di Chávez alla presidenza del Venezuela, ma questa è un’altra storia.
Nel 2005, Ratzinger è ricompensato per il successo nella sua opera di restaurazione e viene eletto a capo della chiesa cattolica. Ma è assai meno brillante come manager che come inquisitore. È in definitiva un papa debole. Lascia un’istituzione indebolita, minacciata dalla scarsità di sacerdoti e segnata in Occidente dalla perdita di fedeli e da ripetuti scandali. Il non riuscire a mettere ordine negli affari del Vaticano è forse una delle ragioni per cui abdica.
Ratzinger entrerà nella storia innanzitutto come colui che ha compiuto la restaurazione della chiesa cattolica e per aver messo la chiesa del popolo dell’America Latina in condizioni di non nuocere. E questi non sono… “meriti” trascurabili.

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Riportiamo alcune affermazioni che possono far conoscere il contesto dell’elezione papale.
Con la rinuncia dell’attuale Papa, ha fine il lungo pontificato Giovanni Paolo II-Bededetto XVI? Pontificato non conservatore e restauratore di teologie e prassi precedenti al Concilio Vaticano II. Héctor Alfonso Torres Rojas, teologo e sociologo - Colombia
La mia domanda è non di quale Sommo Pontefice ha bisogno il mondo, ma perché il mondo ha bisogno di un Sommo Pontefice? Eduardo Gadea, medico, teologo e cineasta - Venezuela
Oggi il Papato non è una soluzione ma un problema. La Chiesa ha realmente bisogno di un Papa? Eduarto Hoornaert, teologo - Brasile
L’unico cambiamento in Vaticano sarà il nome del Papa. Frei Betto - Brasile
Mai ho pensato di dover dir qualcosa su questa rinuncia: non ha influenza nella mia vita quotidiana. […] Continuo ad essere fermamente convinta che dentro QUESTA Chiesa non c’è salvezza. L’unica possibilità di seguire il Vangelo è al di fuori dei suoi confini. Carmina Navia Velsco, biblista, scrittrice e docente universitaria, Cali - Colombia
È molto probabile che il prossimo Papa sia un conservatore. Però anche se per un miracolo fosse eletto uno dei pochi cardinali liberali, finché esisterà la Curia romana, sarà essa che tiene il timone della “barca di Pietro” sotto il suo controllo. Catolicas por el Derecho a Decidir - Spagna

…•…•…



Lascia la curia, Pietro
Pedro Casaldáliga4

Lascia la curia, Pietro,
smantella il Sinedrio e la muraglia,
ordina di cambiare tutti i filatteri impeccabili
con parole di vita, trepidanti.
Andiamo al giardino dei banani,
rivestìti di notte, ad ogni rischio,
perché lì il Maestro suda il sangue dei Poveri.
La tunica inconsutile è questa umile carne fatta a pezzi,
il pianto dei bimbi che non ha risposta,
la memoria ricamata di morti anonimi.
Legioni di mercenari minacciano la frontiera dell’aurora nascente
e Cesare li benedice dall’alto della sua arroganza.
Nell’elegante bacile Pilato si lava le mani, legalista e codardo.
Il Popolo è solo un “resto”,
un resto di Speranza.
Non lasciamolo solo tra guardie e prìncipi.
È ora di sudare con la Sua agonia,
è ora di bere il calice dei Poveri
e di sollevare la Croce, spoglia di certezze,
e spezzare la pietra – legge e sigillo – del sepolcro romano,
e l’alba
di Pasqua.
Di’ loro, dicci a tutti,
che continuano ad essere sempre irrinunciabilmente vere
la grotta di Betlemme,
le Beatitudini
e il Giudizio dell’amore dato in cibo.
Non ci confondere più!
Come Lo ami,
amaci,
semplicemente,
da uguale a uguale, fratello.
Dacci, con i tuoi sorrisi, con le tue lacrime nuove,
il pesce dell’Allegria,
il pane della Parola,
le rose della brace...
la chiarezza dell’orizzonte libero,
il Mar di Galilea ecumenicamente aperto al Mondo.

Deja la Curia, Pedro
El Tiempo y la Espera - 1986
1 Gesuita spagnolo
2 Teologo basco
3 Filosofo ed economista belga
4 Vescovo emerito brasiliano


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Lunedì 11 Marzo,2013 Ore: 12:16
 
 
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