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www.ildialogo.org LE DUE CRISI,di <b>Raniero la Valle</b>

LE DUE CRISI

di Raniero la Valle

(Fb del 28.2.2013)

Con grande forza simbolica, nel febbraio di quest’anno di grazia 2013, hanno contemporaneamente fatto irruzione sulla scena le due crisi epocali che il cattolicesimo critico aveva identificato e denunciato negli anni Quaranta del Novecento, alla fine della seconda guerra mondiale: la catastroficità della situazione politica e la criticità della situazione ecclesiale..., due crisi speculari e alimento l’una dell’altra.

La prima si manifestava nel fatto che nel nazismo, nella guerra e in Hiroshima era venuto a concludersi tragicamente l’intero ciclo culturale e politico dell’Occidente; la seconda era espressa dal drammatico interrogativo dell’arcivescovo di Parigi, cardinale Suhard, tradotto in Italia dalla Corsia dei servi e da “Cronache sociali” col titolo: “Agonia della Chiesa?” Fu soprattutto Giuseppe Dossetti che su questa doppia diagnosi di situazione critica della società e della Chiesa, parlò con spirito di profezia e impostò tutte le sue scelte e la sua vita, dalla Costituente al Concilio, alla scelta monastica, alla Palestina, ai Comitati per la Costituzione.

A queste due crisi catastrofiche furono opposti nel Novecento due potenti antidoti: il primo fu il costituzionalismo, i diritti dell’uomo e il ripudio della guerra; il secondo fu il Concilio. Antidoti, non soluzioni. Sarebbe stato necessario, per uscire dalla crisi, che il nuovo pensiero politico e giuridico e la novità del Concilio fossero stati proseguiti, non rovesciati, non interrotti, ma davvero realizzati. Così non è stato. Le speranze politiche sono state travolte dal delirio di potenza del capitalismo finanziario vincitore globale dopo la “caduta” del Muro dell’89, quelle ecclesiali dall’interdizione che sotto varie forme – ermeneutiche e di governo – il Concilio ha subito nella sua attuazione, per il ricatto dei tradizionalisti giunto fino alla scisma e per le contraddizioni e le paure di vertici ecclesiastici provenienti quasi sempre da quella che era stata la minoranza conciliare.

Così le due crisi si sono ricongiunte e sono esplose nello sbigottimento dell’Europa per l’esito delle elezioni italiane, e nel ritiro del Papa dal suo ufficio, casualmente coincidenti ma risuonati insieme come grido potente, quasi da ultimo avviso, e invito a cambiare strada prima che sia troppo tardi.

Non tutto, infatti, è perduto. La crisi di un sistema istituzionale, politico e finanziario, non è infatti la fine della civiltà, non è il venir meno delle risorse umane, non è la perdita della inventiva e della forza di cambiamento di elettorati, popoli, classi impoverite e giovani espropriati di futuro.

La crisi del papato non è la crisi della Chiesa che pur finora si è adagiata sulla sua supplenza per tutte le cose, in una sussidiarietà rovesciata; né la crisi della Chiesa “governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui”, è la crisi dell’unica Chiesa di Cristo che, come dice la Lumen Gentium del Concilio, in essa “sussiste” senza esaurirvisi; la polvere che Benedetto XVI (non ancora diventato “emerito”) aveva visto addensata sul suo volto, o addirittura la sua “sporcizia” – termine brusco che in italiano ha un sapore moralistico e impietoso che forse in tedesco non ha – nonché le divisioni del corpo ecclesiale, e il servirsi di Dio per fini di denaro e di potere, sono piaghe di una Chiesa “in questo mondo costituita e organizzata come società”, non sono confutazioni dell’ “una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa” professata nel Credo.

Il contemporaneo esplodere di queste due crisi è salutare se, al di là delle manifestazioni esteriori (le piazze piene di Grillo e il balcone vuoto di San Pietro) si va alle realtà di cui esse sono simbolo: l’afasia della politica istituzionale, da tempo incapace di parole e gesti di vita, e il silenzio di una Chiesa che dopo il Concilio ha mancato il suo appuntamento col mondo. Queste due estraneità, della politica e della Chiesa, hanno messo la gente in una condizione di esilio, senza una terra in cui stare: sono venuti a mancare punti di riferimento, obiettivi politici, legami sociali, etiche condivise, speranze teologali e preghiera, e c’è bisogno che questo retroterra si ricostituisca. Se ora, scompaginando il sistema politico, i risultati elettorali produrranno un cambiamento reale nella pratica della democrazia, nei rapporti parlamentari e nel servizio dello Stato, essi potranno dirsi eccellenti. Se, ritirandosi dalla modernità, come Jacques Le Goff interpreta le sue dimissioni, Benedetto XVI farà venir meno la rinnovata contraddizione accesa nel suo pontificato tra la Chiesa e una modernità bollata come relativismo, questo ritirarsi sarà stato positivo; e se riprenderà la costruzione di una comunità democratica delle nazioni, e se il Concilio riprenderà il cammino della sua ricezione nella Chiesa si potrà ricostruire un tracciato di speranza.

Questo è oggi possibile, perché la crisi si abbatte non su aborti, ma su uomini viventi che Dio “ha messo in mano al loro consiglio” e ha reso capaci di agire con sapienza in un momento in cui “è in pericolo il futuro del mondo” (che è la Gaudium et Spes). Con la politica, con il diritto e con la fede.




Venerdì 01 Marzo,2013 Ore: 22:17
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 01/3/2013 22.45
Titolo:COSTITUZIONE, EVANGELO, e NOTTE DELLA REPUBBLICA E DELLA CHIESA
COSTITUZIONE, EVANGELO, e NOTTE DELLA REPUBBLICA E DELLA CHIESA: PERDERE LA COSCIENZA DELLA LINGUA (DEL "LOGOS") COSTITUZIONALE ED EVANGELICA GENERA MOSTRI ATEI E DEVOTI ...

LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI.

Una nota del 2006 ....


25 Giugno: salviamo la Costituzione e la Repubblica che è in noi

di Federico La Sala (Libertà - quotidiano di Piacenza, 08.06.2006, p. 35)


Il 60° anniversario della nascita della Repubblica italiana e dell’Assemblea Costituente, l’Avvenire (il giornale dei vescovi della Chiesa cattolico-romana) lo ha commentato con un “editoriale” di Giuseppe Anzani, titolato (molto pertinentemente) “Primato della persona. La repubblica in noi” (02 giugno 2006), in cui si ragiona in particolar modo degli articoli 2 e 3 del Patto dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti.

Salvo qualche ’battuta’ ambigua, come quando si scrive e si sostiene che “il baricentro dell’equilibrio resta il primato della persona umana di cui è matrice la cultura cattolica” - dove non si comprende se si parla della cultura universale, di tutto il genere umano o della cultura che si richiama alla particolare istituzione che si chiama Chiesa ’cattolica’ (un po’ come se si parlasse in nome dell’Italia e qualcuno chiedesse: scusa, ma parli come italiano o come esponente di un partito che si chiama “forza...Italia”!?), - il discorso è tuttavia, per lo più, accettabile...

Premesso questo, si può certamente condividere quanto viene sostenuto, alla fine dell’editoriale, relativamente al “diritto alla vita” (“esso sta in cima al catalogo ’aperto’ dell’articolo 2, sta in cima alla promessa irretrattabile dell’art. 3”) e alla necessità di una responsabile attenzione verso di essa (“Non declini mai la difesa della vita; senza di essa è la Repubblica che declina”).

Ma, detto questo, l’ambiguità immediatamente ritorna e sollecita a riporsi forti interrogativi su che cosa stia sostenendo chi ha scritto quanto ha scritto, e da dove e in nome di Chi parla?!

Parla un uomo che parla, con se stesso e con un altro cittadino o con un’altra cittadina, come un italiano comune (- universale, cattolico) o come un esponente del partito ’comune’ (’universale’, ’cattolico’)?

O, ancora, come un cittadino di un partito che dialoga col cittadino o con la cittadina di un altro partito per discutere e decidere su quali decisioni prendere per meglio seguire l’indicazione della Costituzione, della Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ che ci ha fatti - e invita a volerci! - uomini liberi e donne libere, cittadini-sovrani e cittadine-sovrane?!

Nonostante tante sollecitazioni a sciogliere i nodi e chiarirsi le idee da ogni parte - dentro e fuori le istituzioni cattoliche, c’è ancora molta confusione nel cielo del partito ’cattolico’ italiano: non hanno affatto ben capito né la unità-distinzione tra la “Bibbia civile” e la “Bibbia religiosa”, né tantomeno la radicale differenza che corre tra “Dio” [Amore - Charitas] e “Mammona” [Caro-Prezzo - Caritas] o, che è lo stesso, tra la Legge del Faraone o del Vitello d’oro e la Legge di Mosè!!! E non hanno ancora ben-capito che Repubblica dentro di noi ... non significa affatto Monarchia o Repubblica ’cattolica’ né dentro né fuori di noi, e nemmeno Repubblica delle banane in noi o fuori di noi!!!

Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemblea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e del “grande fratello” ... che si spaccia per eterno Padre nostro e Sposo della Madre nostra: quale cecità e quanta zoppìa nella testa e nel cuore, e quale offesa nei confronti della nostra Legge dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’- di tutti e tutte noi, e anche dei nostri cari italiani cattolici e delle nostre care italiane cattoliche!!!

Nel 60° Anniversario della nascita della Repubblica italiana, e della Assemblea dei nostri ’Padri e delle nostre ’Madri’ Costituenti, tutti i cittadini e tutte le cittadine di Italia non possono che essere memori, riconoscenti, e orgogliosi e orgogliose di essere cittadine italiane e cittadini italiani, e festeggiare con milioni di voci e con milioni di colori la Repubblica e la Costituzione di Italia, e cercare con tutto il loro cuore, con tutto il loro corpo, e con tutto il loro spirito, di agire in modo che sia per loro stessi e stesse sia per i loro figli e le loro figlie ... l’ “avvenire” sia più bello, degno di esseri umani liberi, giusti, e pacifici! Che l’Amore Charitas dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ illumini sempre il cammino di tutti gli italiani e di tutte le italiane...

Viva la Costituzione, Viva l’Italia!!!

Federico La Sala

DA RICORDARE:

- Alla Costituente, su 556 eletti, 21 erano donne:

- 9 NEL GRUPPO DC, SU 207 MEMBRI - LAURA BIANCHINI, ELISABETTA CONCI, FILOMENA DELLI CASTELLI, MARIA IERVOLINO, MARIA FEDERICI, ANGELA GOTELLI, ANGELA GUIDI CINGOLANI, MARIA NICOTRA, VITTORIA TITOMANLIO;
- 9 NEL GRUPPO PCI, SU 104 MEMBRI - ADELE BEI, NADIA GALLICO SPANO, NILDE IOTTI, TERESA MATTEI, ANGIOLA MINELLA, RITA MONTAGNANA TOGLIATTI, TERESA NOCE LONGO, ELETTRA POLLASTRINI, MARIA MADDALENA ROSSI;
- 2 NEL GRUPPO PSI, SU 115 MEMBRI - BIANCA BIANCHI, ANGELINA MERLIN;
- 1 NEL GRUPPO DELL’UOMO QUALUNQUE: OTTAVIA PENNA BUSCEMI.

Federico La Sala


http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=3211
Autore Città Giorno Ora
Augusta De Piero Udine 02/3/2013 13.42
Titolo:Mentes tuorum visita
Caro Raniero,
ti ringrazio per questa bella sintesi che induce al ragionamento.
Da giorni mi si è presentato alla memoria, sollecitata dagli avvenimenti, l'antico canto che mi sembra accomapgni l'ingresso dei cardinali nella Sistina.
VENI, Creator Spiritus,
mentes tuorum visita,
Visita le menti ... menti, si spera impegnate a capire qual è, in quel momento la scelta migliore.
Ed è molto importante sollecitare tutti alla fatica della riflessione (perché molte sono le scelte che ci si prospettano).
Purtroppo vedo emergere (nella preziosa rassegna stampa che 'il dialogo' propone) argomenti di tipo esoterico - o almeno che facilmente si prestano a questa deriva. Penso in particolare all'uso del terzo segreto di Fatima e insieme alla mancata trasparenza dell'indagine condotta sulle vicende vaticane.
Che ne farà il nuovo papa cui Benedetto XVI ha promesso obbedienza?
Abbiamo bisogno di chiarezza e trasparenza, di un'aria respirabile che già don Mazzolari invocava.
Apporfitto di questo sfogo per un saluto
augusta
Udine

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